Meteostoria: i tornado in Emilia del 3 maggio 2013 e 30 aprile 2014

I tornado non sono una novità in assoluto per l’Italia, ma tutti rimasero stupiti dagli episodi avvenuti in questi giorni nel 2013 e 2014. Colpa dei cambiamenti climatici? Ecco la meteo storia di quei giorni.

Una coppia di tornado si staccada un cumulonembo a supercella, con la classica wall cloud, nella Tornado Alley delle pianura americane. La pianura padana non è esente da tornado e l'area dell0'Emilia orientale nel 2013 e 2014 fu colpita da episodi con molte somiglienza con questa foto.

Era il 3 maggio 2013 e una piccola zona dell’Emilia Romagna, al confine fra le province di Modena e Bologna, veniva attraversata con ingenti danni da un violento tornato. Un anno dopo, il 30 aprile 2014, un inaspettato bis con una coppia di tornado che stupirono noi stessi esperti.

Questi eventi causarono ingenti danni proprio nelle stesse zone colpite dal terremoto del 2012 e dall'alluvione del fiume Secchia del 19 gennaio 2014. Ecco la cronaca e l’analisi di quei giorni.

3 maggio 2013: l’Emilia come la Tornado Alley

Era un mite e ventilato pomeriggio di primavera avanzata, i termometri segnavano 23-25°C, quando d’improvviso si innescò un sistema temporalesco a supercella fra Reggio Emilia e Modena. Le immagini da satellite mostravano un primo cumulo alle 13 UTC, ma già alle 14 questo diventò un vasto sistema convettivo a mesoscala, con rovesci anche con grandine di grosse dimensioni ed ingenti danni.

Fra Modena e Castelfranco Emilia si formò il tornado, che toccò il suolo e spazzò la zona fra S.Agata Bolognese, Crevalcore, San Giovanni in Persiceto, Argelato, Sala Bolognese , San Giorgio di Piano e Bentivoglio.

Ingenti furono i danni a case, fienili, capannoni industriali, autoveicoli, e naturalmente agricoltura, perfino con trattori rovesciati.

Numerosa la documentazione video e fotografica condivisa da meteo appassionati e persone coinvolte, così si è potuto classificare il fenomeno come tornado di categoria fra EF2 e EF3 della scala Fujita, con stima del vento fra 180 e 260 km/h. Secondo alcune fonti e in base a alcune immagini il tornado potrebbe, brevemente, aver raggiunto anche cat.4, devastante.

30 aprile 2014, il bis

A un anno di distanza, un episodio simile, appena meno intenso, colpì la stessa zona, interessando maggiormente i comuni appena più a nord dell’episodio 2013. Dall’imponente cumulonembo a supercella si formarono, toccando il suolo, addirittura due tornado.

I danni maggiori colpirono la zona industriale di Nonantola, con danni a numerosi capannoni industriale e anche tre feriti. Danni ingenti si ebbero anche a Castelfranco Emilia e in misura minore fra Carpi, Bastiglia e San Prospero, tutte località del modenese. Prima di dissolversi il tornado causò danni anche nel bolognese, fra Bentivoglio, S.Pietro in Casale e Funo Argelato.

L’evento si stima fu di cat.EF 2 della scala Fujita, “danni considerevoli” con stima del vento fra 181 e 253 km/h.

Le cause meteo

La situazione meteo dei due eventi presenta numero analogie. Nel 2013 in particolare l’evento tornadico fu preceduto da afflussi di aria africana, anche con trasporto di polvere desertica. Il giorno 3 maggio 2013 a interrompere il caldo arrivò un’onda perturbata atlantica, con una piccola goccia fredda in quota a fare da forzante per l’innesco dei temporali. I fenomeni però non furono organizzati, ma piuttosto localizzati, come si nota dalle immagini da satellite.

Fu una classica situazione nota in bibliografia di atmosfera loaded gun col colpo in canna. Questo significa che o non si formano temporali, o se si formano sono intensi.

Nel 2014 la perturbazione si presentò in modo simile come saccatura, ma con la goccia fredda più accentuata e il fronte più organizzato.

In entrambi gli episodi erano presenti i classici segni premonitori del rischio di tornado, ovvero forte rotazione del vento con la quota nei bassi strati (wind shear), aria secca da SW a media quota, intrusione di aria secca dalla stratosfera alla quota della tropopausa, presenza di getto a bassa quota da E-SE, dal mar Adriatico, che ha trasportato umidità. Determinante la convergenza fra quest’ultima e una linea secca (dry line) che si staccò dall’Appennino, interessato da venti da SW.

Colpa dei cambiamenti climatici?

L’argomento è controverso, fino a pochi anni fa le evidenze erano scarse, ora assistiamo a sempre più frequenti fenomeni intensi o estremi. La maggior statistica a disposizione e modelli sempre più raffinati hanno consentito di evidenziare il contributo dei cambiamenti climatici per alcuni episodi tornadici o nelle grandinate.

Secondo lo special Report IPCC Global warming 1.5°C, già con un grado di aumento delle temperature globali il rischio di fenomeni intensi passa da moderato ad alto.

Il singolo evento non potrebbe essere attribuito al climate change, certo trovarsi di fronte a un bis simile, e ai tanti eventi degli ultimi anni, i dubbi sorgono legittimi e dovrebbero convincerci di quanto è urgente agire per i cambiamenti climatici.