Ritorna il fenomeno de La Niña nei prossimi mesi: possibile stagione degli uragani esplosiva nell'Atlantico?

Nei prossimi mesi tornerà il fenomeno climatico globale La Niña, che potrebbe generare una significativa attività ciclonica prima dell'autunno sul versante atlantico.

uragano
Uragani, cicloni e tifoni sono lo stesso fenomeno meteorologico violento, i loro nomi differiscono solo a seconda delle regioni del globo in cui si verificano.

Secondo le ultime previsioni a lungo termine della NOAA, La Niña tornerà in tutto il mondo quest’estate e raggiungerà il picco di intensità in autunno. Una situazione che non fa ben sperare per le zone soggette agli uragani in questo periodo.

Fine di El Niño e ritorno di La Niña

Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati dal fenomeno climatico globale El Niño. Dal giugno 2023 questo fenomeno ha generato, in combinazione con il riscaldamento globale di origine antropica, temperature record sia a livello del mare che a livello dell’oceano.

All’inizio del 2024, la temperatura media degli oceani del mondo sta ancora raggiungendo valori eccezionali, mai osservati da quando sono iniziate le misurazioni. Questo El Niño è stato anche tra i più forti osservati sul pianeta dal 1900, poiché si colloca al quinto posto nella classifica di questi fenomeni climatici, sapendo che da allora ne sono stati registrati circa trenta su scala globale.

All’inizio del 2024, la fase di El Niño si sta gradualmente indebolendo, segnando la fine di questo fenomeno in tutto il mondo. Le ultime previsioni della NOAA prevedono un periodo neutro tra marzo e aprile del prossimo anno, seguito dall’arrivo di La Niña a partire da giugno.

Ricordiamo che El Niño è caratterizzato da temperature dell’acqua anormalmente elevate nella parte orientale dell’Oceano Pacifico meridionale e tende a causare un aumento globale delle temperature medie. Tuttavia, all’inizio del 2024, la fase di El Niño si sta gradualmente indebolendo, segnando la fine di questo fenomeno in tutto il mondo. Le ultime previsioni della NOAA prevedono un periodo neutro tra marzo e aprile del prossimo anno, seguito dall’arrivo di La Niña a partire da giugno.

La Niña è caratterizzata da una temperatura anormalmente bassa delle acque superficiali equatoriali dell'Oceano Pacifico centrale e orientale, favorevole al raffreddamento locale. Le anomalie climatiche globali associate a La Niña sono meno pronunciate di quelle associate a El Niño e, in alcune regioni, tendono ad essere l’opposto.

Verso un'esplosione del numero degli uragani nell'Atlantico?

Una delle conseguenze più notevoli della Niña nel mondo è legata al verificarsi di fenomeni ciclonici sul versante atlantico. Mentre gli anni di El Niño sono più calmi in termini di uragani in questa zona, oggi è noto che La Niña dà origine a uragani più intensi ma anche più numerosi nel Nord Atlantico.

Questo fenomeno climatico genera infatti condizioni più favorevoli alla loro formazione nel bacino del Nord Atlantico, in particolare a causa del gradiente dei venti in quota più debole e della maggiore instabilità atmosferica. Queste condizioni favoriscono uragani più numerosi ma anche più duraturi, comportando quindi un rischio maggiore di impatto sulle terre americane.

Tuttavia, secondo le ultime previsioni, La Niña raggiungerà la massima intensità a livello globale nell’autunno del 2024, coincidendo quindi con il picco della stagione degli uragani nell’Atlantico. Questo, combinato con temperature oceaniche ancora anormalmente elevate (che fungono da combustibile necessario per l’intensificazione degli uragani), potrebbe dar luogo a una situazione esplosiva nel bacino del Nord Atlantico.

Se l’anno 2023 è stato quindi relativamente “calmo” a questo livello, con pochi cicloni importanti, la stagione dei cicloni 2024 potrebbe essere di tipo completamente diverso.

Per il momento solo il Tropical Storm Risk (TSR) ha emesso previsioni per la prossima stagione e prevede una stagione degli uragani superiore alla media con 20 tempeste nominate (in media sono 14), 9 uragani (in media 7) di cui 4 maggiori (in media di 3), ma nelle prossime settimane anche altre organizzazioni specializzate dovrebbero pubblicare le loro previsioni sui cicloni.