Fusione del permafrost: potenziale "fuga di laboratorio" di agenti patogeni potrebbe minacciare gli ecosistemi

Un nuovo studio ha calcolato come il rilascio di agenti patogeni che giacciono dormienti nel permafrost potrebbe avere un impatto significativo sugli ecosistemi.

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Gli agenti patogeni nel permafrost potrebbero rappresentare una minaccia. Immagine: Giovanni Strona e Oksana Dobrovolska 2023 CC-BY-SA

La fusione dei ghiacciai e del permafrost potrebbe “riportare in vita” agenti patogeni che sono rimasti congelati per migliaia di anni. Sebbene molti di loro siano inattivi, esiste la possibilità che questi “viaggiatori del tempo” riemergano e influenzino gli ecosistemi in modi difficili da immaginare. Studiare queste ipotesi non è facile a causa della difficoltà che comporta la raccolta di dati o la progettazione di esperimenti con agenti patogeni reali.

Tuttavia, uno studio recente si è proposto di calcolare con modelli computerizzati i rischi ecologici associati al rilascio di questi microbi. La ricerca, pubblicata su PLOS Computational Biology, è stata guidata da Giovanni Strona del Centro comune di ricerca della Commissione europea e Corey Bradshaw della Flinders University, Australia. Gli scienziati hanno eseguito simulazioni per rappresentare il comportamento e l'evoluzione dei microbi che invadono i loro ospiti. Hanno confrontato gli effetti degli agenti patogeni invasori sulla diversità dei batteri ospiti rispetto a quelle comunità in cui non si sono verificate invasioni.

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Il permafrost è costituito da terreno, rocce e sedimenti amalgamati dal ghiaccio.

Le simulazioni hanno rivelato che i microbi non solo potrebbero sopravvivere, ma anche adattarsi al mondo così com’è oggi. Inoltre, hanno scoperto che circa il 3% è diventato dominante nel nuovo ambiente e che alcuni hanno causato l’estinzione fino a un terzo delle specie ospiti.

"I tassi senza precedenti di fusione dei ghiacciai e del permafrost stanno ora fornendo a molti tipi di microrganismi rimasti dormienti dentro il ghiaccio concrete opportunità di riemergere, sollevando interrogativi sul loro potenziale", afferma lo studio.

Abbiamo scoperto che gli agenti patogeni invasivi erano spesso in grado di sopravvivere, evolversi e in alcuni casi diventare eccezionalmente persistenti e dominanti nella comunità, causando perdite o cambiamenti sostanziali nel numero di specie viventi", ha affermato Strona, uno degli autori dello studio.

“Rischi sostanziali”

I rischi posti da questo numero di agenti patogeni rilasciati possono sembrare piccoli. Tuttavia, dato il gran numero di microbi antichi che vengono regolarmente rilasciati nelle comunità moderne, i ricercatori hanno valutato questi focolai come un pericolo sostanziale.

“I nostri risultati suggeriscono che le minacce imprevedibili, finora limitate a fantascienza e congetture, potrebbero in realtà essere potenti motori del cambiamento ecologico”. dice lo studio.

La fusione del permafrost e la possibile “fuga dal laboratorio” di antichi microrganismi creano rischi di invasioni biologiche per le comunità ecologiche attuali, comprese minacce alla salute umana attraverso l’esposizione ad agenti patogeni emergenti.

“Come società, dobbiamo comprendere il rischio potenziale che questi antichi microbi comportano in modo da poterci preparare ad eventuali conseguenze indesiderate del loro rilascio nel mondo moderno. I risultati ci dicono che il rischio non è più solo una fantasia”, ha detto Bradshaw. Per simulare il rilascio di agenti patogeni digitali nelle comunità biologiche, gli scienziati hanno utilizzato la piattaforma Avida, un software di vita artificiale sviluppato dalla Michigan State University.