Dal mondo delle grotte un contributo alla comprensione del cambiamento climatico e uno sguardo al futuro

È stato presentato il nuovo progetto UCC, acronimo di Underground Climate Change: uno studio che ha come principale obiettivo misurare e monitorare l'entità e gli effetti del cambio climatico nelle profondità degli ambienti sotterranei.

grotte italia
In Italia sono conosciute attualmente almeno 40.000 grotte. Nella foto, la grotta turistica di Frasassi.

Il 3 novembre scorso, in occasione del Raduno Internazionale di Speleologia, che si è tenuto in Italia presso presso la località di Costacciaro (Perugia), è stato presentato il progetto UCC, acronimo di Underground Climate Change: uno studio che ha come principale obiettivo misurare e monitorare l'entità e gli effetti del cambio climatico nelle profondità degli ambienti sotterranei.

Ha preso il via negli ultimi mesi il progetto UCC (Underground Climate Change) uno studio che ha come principale obiettivo misurare e monitorare l'entità e gli effetti del cambio climatico nelle profondità degli ambienti sotterranei.

Esistono già diversi studi e sono molti i monitoraggi in corso, e l’esigenza di monitorare il clima delle grotte è presente da decenni. Sono però tutti studi singoli. Manca un fattore essenziale: lo sguardo d’insieme, informano i coordinatori del progetto.

Dal mondo sotterraneo un contributo alla comprensione del cambio climatico e uno sguardo al futuro

È invece necessario condividere, rendere omogenei i sistemi di misurazione e i dati, mettere in rete. Il progetto, che durerà 2 anni e si strutturerà su 5 fasi, raccoglierà tutte le temperature sotterranee dell'aria (e dove possibile anche di acqua e roccia) misurate in passato e attualmente nelle grotte italiane. Su questa base, si inizieranno ad avanzare interpretazioni e ipotesi scientifiche sul processo in corso, valutando nel contempo le criticità.

Il progetto darà estrema importanza alla comunicazione: vuole infatti andare oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori, arrivando a sensibilizzare il grande pubblico sia sulle problematiche del cambiamento climatico che sulla fragilità degli ambienti sotterranei carsici.

Il progetto vuole andare oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori, arrivando a sensibilizzare il grande pubblico sia sulle problematiche del cambiamento climatico che sulla fragilità degli ambienti sotterranei carsici.

Le grotte in Italia e l'importanza degli ambienti sotterranei

In Italia sono note oltre 40.000 grotte, alcune delle quali superano i 60 km di estensione e i 1.000 metri di profondità. Un vero e proprio universo sotterraneo che rappresenta non solo un mondo di fragile, straordinaria bellezza, ma anche un inestimabile archivio del tempo: le grotte infatti possono raccontarci nel dettaglio, oltre al clima del passato, anche cosa sta avvenendo oggi. Ma non solo.

    Gli ambienti sotterranei sono fondamentali per la vita poiché da un lato ospitano ecosistemi complessi, con molte specie ancora sconosciute alla scienza, e dall'altro costituiscono riserve d'acqua dolce da cui tra pochi anni - secondo studi della FAO - proverrà circa l'80% delle acque potabili del pianeta.

    grotta
    Dallo studio degli ambienti sotterranei si possono avere informazioni importanti sul clima.

    Una banca dati con le temperature sotterranee dell'aria nelle grotte d'Italia

    Il progetto UCC nasce dalla comunità speleologica italiana sulla scorta delle intuizioni e degli studi del compianto fisico Giovanni Badino, e vede la partecipazione di decine tra ricercatori ed esploratori che frequentano le grotte anche a grandissime profondità.

    Dal punto di vista pratico consiste nel creare una banca dati nazionale che raccolga tutte le temperature sotterranee dell'aria (e dove possibile anche di acqua e roccia) misurate in passato e attualmente, con l'implementazione del monitoraggio futuro in molte più grotte, condiviso in una rete unica. Su questa base, iniziare ad avanzare interpretazioni e ipotesi scientifiche sul processo in corso, valutando nel contempo le criticità.

    Il progetto UCC avrà la durata di 2 anni e si articolerà in 5 fasi con i seguenti obiettivi:

    1. Recupero dei dati storici e moderni delle temperature misurate nelle grotte, dagli inizi del '900 ad ogg;
    2. Organizzazione dei dati a disposizione in un database consultabile; definizione delle linee guida per uno standard tecnico e scientifico da applicare in tutte le misurazioni sotterranee future;
    3. Campagna di verifiche dirette in grotta, con misure delle temperature nelle cavità di cui esistono dati storici, ma non attuali;
    4. Analisi e comparazione dati, con ipotesi sul processo di riscaldamento sotterraneo in funzione dell'inerzia termica delle rocce. Individuazione delle maggiori criticità e proposte di azioni specifiche. Creazione di un sito web dedicato;
    5. Definizione di grotte campione rappresentative per regioni climatiche, altitudine e tipologia di massicci carsici italiani, con installazione e/o implementazione del monitoraggio in continuo (previsto a lungo termine in funzione delle risorse disponibili.

    È auspicabile e prevedibile che il modello di lavoro messo a punto da UCC sia poi esportato in molti altri paesi del mondo, fino ad avere un database globale omogeneo, indicano nel comunicato stampa di presentazione gli organizzatori.

    Un progetto che conta sulla collaborazione del mondo della meteorologia, della speleologia e della montagna

    Il progetto UCC conta sul patrocinio e sulla collaborazione tecnica dell'Agenzia Italia Meteo (Agenzia Nazionale per la meteorologia e climatologia, ente pubblico) e della Società Meteorologica Italiana. Sarà certamente affiancato dalla Società Speleologica Italiana e dal Club Alpino, a cui sono affiliati la quasi totalità degli speleologi che si trovano in Italia.

    Si tratta di un progetto condiviso, che nasce dal basso e non ha etichette o appartenenze particolari ma solo un comune obiettivo: fornire il contributo di chi frequenta, conosce e studia le grotte alla comprensione degli effetti del cambio climatico sotto la superficie, nonché dei possibili adattamenti umani a questo fenomeno ormai irreversibile.

    Il gruppo di lavoro è strutturato sulla base di referenti regionali, con il coordinamento generale curato da Tullio Bernabei e Antonio de Vivo.