Svelato il mistero di come il buco nero Sagittarius A* al centro della Via Lattea ostacola la nascita di nuove stelle
L’immenso buco nero Sagittarius A* al centro della Via Lattea non solo divora le stelle che gli stanno intorno ma con il suo intenso campo magnetico ostacola la nascita di nuove.

La nostra galassia, cioè la Via Lattea o Galassia (con la G maiuscola), ospita al suo centro un buco nero da 4 miliardi di masse solari. Il suo nome è Sagittarius A* (abbreviato in Sgr A*). La sua prima immagine è stata ottenuta appena 3 anni fa grazie al telescopio Horizon Event Telescope (ETH).
L’ambiente circostante questo buco nero attivo è il più estremo di tutta la Galassia, un ambiente con la massima densità di gas e polveri e di nubi molecolari, chiamato anche Central Molecular Zone (CMZ). Si tratta di un ambiente non solo estremo ma misteriosamente ostile alla nascita di nuove stelle.
Per anni gli astronomi si sono chiesti come mai con tanta abbondanza e con così elevata densità di gas e polveri - gli ingredienti base per la formazione delle stelle - la natalità stellare fosse qui così bassa.
James Webb svela il mistero
Grazie alle osservazioni recentissime condotte con il telescopio spaziale James Webb sembra che questo mistero possa considerarsi risolto.
A differenza dei telescopi che hanno preceduto il James Webb, questo riesce ad osservare la luce infrarossa emessa dalle regioni più centrali e impenetrabili della Via Lattea, proprio quelle regioni in cui si trova il buco nero. Infatti, la radiazione infrarossa ha la capacità di penetrare le spesse coltri di polvere e arrivare fino al nostro Sistema Solare svelando al telescopio i segreti del centro galattico.

Più nello specifico, James Webb ha ottenuto immagini con una risoluzione senza precedenti di una regione a circa 200 anni luce dal buco nero chiamata Sagittarius C, anch’essa ricca di gas, polveri e nubi molecolari.
Dalle immagini del telescopio è emerso un fitto reticolo di strisce di plasma caldissimo, simili ai “noodles di spaghetti", come riporta l’astronomo John Ball primo autore dell’articolo che riporta i risultati di questa scoperta.
Come mostrato nell’immagine del telescopio spaziale, l’ambiente circostante il buco nero è tutto una trama di plasma (cioè gas ionizzato caldissimo).
La presenza di queste strutture di plasma ha suggerito che tutto l’ambiente intorno al buco nero sia permeato da un’intenso campo magnetico. Questo sarebbe generato ed intensificato dal materiale caldo che spiraleggiando sta cadendo sul buco nero, formando un vero e proprio disco, chiamato “disco di accrescimento”.

A motivo della sua intensità, il campo magnetico contrasta il processo di collasso delle nubi di gas, processo che poi porterebbe alla nascita delle stelle.
Sebbene sia il luogo con maggiore abbondanza di gas e polveri, non ci sono le condizioni ambientali per un'abbondante formazione di stelle.
Tuttavia, gli astronomi ritengono che quella fotografata da James Webb sia una fase transitoria. Si osserva infatti che le stelle già formate stanno soffiando via il gas residuo disperdendo così la nube molecolare e precludendo una futura formazione di nuove stelle.
Riferimenti allo studio
Samuel Crowe et al. The JWST-NIRCam View of Sagittarius C. I. Massive Star Formation and Protostellar Outflows. The Astrophysical Journal (2025)
John Bally et al. The JWST-NIRCam View of Sagittarius C. II. Evidence for Magnetically Dominated HII Regions in the Central Molecular Zone, The Astrophysical Journal (2025)