Il 5 novembre è la Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami: quali rischi in Italia?
Anche quest’anno la Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami 2025 pone l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della preparazione all’emergenza, anche in Italia: nel Mediterraneo il rischio maremoti è infatti presente.

Ogni 5 novembre la Giornata mondiale della consapevolezza sugli tsunami (World Tsunami Awareness Day: WTAD), organizzata dall’United Nations Office for Disaster Risk Reduction (UNISDR), pone l’attenzione sull’importanza della prevenzione e della preparazione all’emergenza in caso di maremoto.
La data non è casuale: il 5 novembre del 1854 il Giappone fu colpito da un terremoto potentissimo, seguito poco dopo da un maremoto. In molti si salvarono grazie all'allerta lanciata da Goryo Hamaguchi, un abitante del villaggio di Hiro-Mura, nella prefettura di Wakayama.
Il maremoto è un rischio a bassa frequenza e ad alto impatto. Lo #Tsunamiday serve proprio a mantenere viva la memoria del rischio e a ricordare a tutti l'importanza della prevenzione e della pianificazione. pic.twitter.com/oU5SqzmV9a
— Dipartimento Protezione Civile (@DPCgov) November 5, 2025
Goryo ricordava infatti un vecchio detto locale che diceva: "dopo un lungo terremoto, arriva lo tsunami" ed avvisò le persone che, ignare del pericolo, restavano sulla spiaggia. Diede fuoco ai covoni di riso ammucchiati nei suoi terreni e mise in guardia tante persone del pericolo, salvandole. Proprio per celebrare Goryo e la sua particolare allerta tsunami (certo a quel tempo non c'erano né le televisioni, né le radio, né Internet), è stata istituita questa giornata dedicata alla consapevolezza del rischio.
Anche in questo 5 novembre 2025 l’obiettivo della Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami è quello di promuovere una cultura dell’informazione e della prevenzione come focus essenziale per la mitigazione del rischio maremoti.
La Giornata Mondiale sulla Consapevolezza degli Tsunami 2025
In questa occasione, il Sistema Nazionale di Allerta Maremoti (SiAM), costituito dal Dipartimento della Protezione Civile (DPC), dal Centro Allerta Tsunami dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (CAT-INGV) e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), rinnova il suo impegno nella mitigazione del rischio tsunami lungo le coste italiane e nel contribuire alla sicurezza delle comunità costiere in ambito Euro-Mediterraneo (NEAM).
Nel corso del 2025 il SiAM ha portato a termine numerose iniziative che hanno coinvolto l’intera catena del sistema di allerta maremoti, dalla componente tecnologica a quella logistica e di comunicazione. Le attività hanno riguardato il monitoraggio sismico e marino, l’analisi dei segnali del livello del mare e lo sviluppo di nuove metodologie per la rilevazione precoce di possibili tsunami.
Parallelamente, sono state promosse azioni di sensibilizzazione e formazione rivolte alla popolazione, attraverso progetti europei e nazionali, con l’obiettivo di rafforzare la preparazione e la resilienza delle comunità costiere.
Nel 2025 nuove stazioni di monitoraggio e boe di rilevamento
Tra le molte attività svolte, CAT-INGV ha installato nuove boe di rilevamento tsunami, una a largo di Stromboli, di fronte alla Sciara del Fuoco, che consente di rilevare anche maremoti generati da eventi non sismici, e due in profondità nel Mar Ionio nell’ambito del progetto PNRR MEET (Monitoring Earth's Evolution and Tectonics) coordinato dall’INGV, le prime capaci di rilevare in tempo reale onde anomale in alto mare.
L’ISPRA ha completato l’installazione di nuove stazioni di monitoraggio lungo le coste italiane, migliorando i sistemi di acquisizione, di trasmissione e di condivisione dei dati. Con l’avvio del progetto PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration) ha iniziato, inoltre, una campagna di rilevamenti topo-barimetrici ad alta risoluzione lungo la fascia costiera nazionale, fondamentali per la pianificazione costiera e la gestione del rischio.
In ambito internazionale, CAT-INGV, DPC e ISPRA sono coinvolti nel progetto NEAM-Commitment, finanziato dalla Direzione generale per la Protezione civile e le operazioni di aiuto umanitario europee (DG-ECHO) della Commissione Europea, e coordinato dall’Osservatorio Nazionale di Atene (NOA), finalizzato a migliorare la preparazione al rischio tsunami nell’area Nord-Est Atlantico e Mediterraneo. Si punta, inoltre, al perfezionamento della pianificazione costiera nell’area di Stromboli.
Nell’ambito del progetto CoastWAVE 2, promosso dall’UNESCO, nella città di Palmi (Reggio Calabria) INGV e ISPRA stanno realizzando studi di approfondimento per la definizione delle aree di inondazione, fornendo supporto al Comune nel percorso volto al riconoscimento “Tsunami Ready” da parte dell’UNESCO, programma che aiuta le comunità costiere a prepararsi a una gestione più efficace e consapevole del rischio.
Il primo comune in Italia ad aver ottenuto tale titolo è Minturno (Latina), dove ieri i ricercatori dell’INGV hanno svolto un’attività didattica con gli studenti della scuola media “Angelo De Santis” finalizzata ad accrescere la conoscenza dei maremoti e a promuovere comportamenti corretti in caso di emergenza.
Maremoto, i rischi in Italia
In Italia c'è un rischio maremoto? Sì, esiste un rischio tsunami anche nel Mediterraneo. Uno dei modi per conoscere cosa può succedere nel futuro è andare a vedere cos'è accaduto nel passato. Negli ultimi mille anni lungo le coste italiane sono stati documentati numerosi maremoti, alcuni dei quali sono stati distruttivi.
Le aree costiere più colpite, secondo le testimonianze di cui disponiamo, sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Isole Eolie. C'è da dire che i maremoti più distruttivi del pianeta non avvengono nel Mediterraneo, e sono localizzati in altre del mondo, ad esempio nel Pacifico e nell'Oceano Indiano (basti pensare ai devastanti effetti del maremoto dell'11 marzo 2011 in Giappone, o a quello del 26 dicembre 2004 in Indonesia).
Sono necessari terremoti molto potenti per causare un maremoto, e masse d'acqua enormi, e queste condizioni non si trovano nel Mediterraneo, che è quindi meno soggetto a questi fenomeni rispetto al Pacifico o all'Oceano Indiano.
Anche le coste italiane sono a rischio #maremoto: la consapevolezza del rischio e un sistema di allertamento efficace sono essenziali. #5novembre è #TsunamiDay, la Giornata mondiale della consapevolezza sul maremoto. pic.twitter.com/VMvX2zO05r
— Dipartimento Protezione Civile (@DPCgov) November 5, 2021
Maremoti pericolosi sono comunque possibili e, come ci insegna la storia, sono possibili anche tsunami causati da frane sottomarine. Queste hanno un forte potenziale tsunamigenico (cioè, possono causare onde di maremoto).
Riferimenti utili
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) - https://www.ingv.it/
Centro Allerta Tsunami INGV - https://cat.ingv.it/it/