Oceani che parlano: il riscaldamento globale è alle stelle

Un nuovo studio nomina gli oceani come la fonte d’informazione primordiale per quantificare il riscaldamento globale. La Terra si sta riscaldando tanto come sembra? Ecco le conclusioni.

Oceani e riscaldamento globale
Il 90% del calore trattenuto dai gas dell'effetto serra finisce negli oceani

Negli ultimi mesi c'è stato un tentativo di mettere in dubbio il cambiamento climatico, almeno l'aspetto antropico. La risposta negativa del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, a formar parte dell’Accordo di Parigi, una scatenato una corrente di scetticismo. Sfortunatamente, la Terra ha iniziato di nuovo a convogliare il dibattito colpendo con ondate di calore straordinarie e uragani da record, come Irma e il tifone Talim che colpirà il Giappone.

Gli eventi meteorologici occasionali si devono associare al riscaldamento globale con molta cautela. Poichè formano parte di spettri temporali molto diversi. Nonostante ciò, dopo Harvey e Irma l’ambito scientifico si è dimostrato favorevole a sottolineare l’influenza dell’aumento delle temperatura sull’intensificazione dei sistemi tropicali: più calore equivale a una maggiore evaporazione e instabilità potenziale. Il clima del pianeta ha sempre subito oscillazioni, ma a questa velocità? Un nuovo studio pubblicato su EOS manifesta aver trovato il miglior modo di quantificare il riscaldamento globale: monitorizzare il calore degli oceani e l’aumento del livello del mare. Finora, la temperatura media globale della superficie era stata utilizzata come la metrica del cambiamento climatico, ma gli autori di questa ricerca, proveniente dall’Accademia della Scienza Cinese, la NOAA o Mercator Ocean, presentano l’oceano come la maggiore fonte d’informazione.
Praticamente il 90% del calore trattenuto dai gas dell'effetto serra finisce negli oceani.

Per verificare la velocità con cui la Terra si sta riscaldando, gli scienziati si concentrano sullo squilibrio energetico della Terra (EEI): la differenza tra la radiazione solare entrante e quella uscente d’onda lunga, la termica. Gli aumenti della EEI sono direttamente collegati alle attività umane che emettono diossido di carbonio e altri gas con effetto serra sull’atmosfera. La questione è che praticamente il 90% del calore extra trattenuto da questi gas, finisce negli oceani.

Aumento del livello del mare
Variazioni dell'aumento del livello del mare ottenute dall'osservazione via satellite GRACE, 2002-2014. Fonte: NASA.

Questa riflessione dovrebbe bastare per avalare le conclusioni di questo grupo di ricercatori. Nonostante ciò, l’oceano presenta innumerevoli sfide per poter fare un monitoraggio adeguato. Per poter misurare la sua temperatura c è bisogno di moltissimi sensori distribuiti in modo uniforme e a profondità idonee. Questo era un hándicap fino a quando nel 2006 fece la sua comparsa il programma Argo, con l’ amalgama di tutte le sonde galleggianti che hanno fornito una copertura quasi globale dei 2000 metri superiori dell’oceano.

Secondo gli ultimi calcoli, i 10 anni più caldi dell’oceano sono quelli del decennio più recente del 2006, con il 2015 e il 2016 como periodi più caldi degli ultimi 77 anni. Se facciamo un confronto, l’aumento del contenuto del calore ocanico osservato nel 1992, nei 2000 metri superiori, è circa 2000 volte la generazione netta dell’elettricità nelle compagnie elettrice statunitensi nell’ultimo decennio.

Come ha dichiarato di recente in un intervista Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ ONU, oggigiorno il cambiamento climático è innegabile. “Siamo testimoni di ondate di calore, di alluvioni devastatrici e dell’aumento delle zone desertiche”. Il cambiamento climático è una minaccia per tutti”, dice Guterres. E studi come questi mettono in evidenza il problema.