Questi sono i Paesi considerati fra i più sicuri al mondo in caso di terza guerra mondiale
Esistono dei Paesi le cui caratteristiche geografiche, morfologiche e demografiche li rendono estremamente improbabili come teatri di scontri diretti in caso di terza guerra mondiale. Ecco di quali Paesi parliamo.

Ormai viviamo in un contesto geopolitico sempre più teso, con conflitti in corso in diverse regioni del mondo, come la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e le crescenti frizioni tra superpotenze come Stati Uniti, Russia e Cina.
La possibilità di una terza guerra mondiale, anche se per fortuna ancora remota, è oggetto di dibattito tra analisti, studiosi e media.
Sebbene nessuno possa prevedere con certezza l’evoluzione di un conflitto globale, studi recenti e simulazioni basate su parametri come isolamento geografico, neutralità politica, autosufficienza e bassa rilevanza strategica, hanno identificato alcuni Paesi come potenziali rifugi sicuri in caso di un’escalation bellica.
Esistono dei Paesi che possono rimanere immuni in un conflitto globale?
E’ vero che non esiste un luogo al mondo che possa essere considerato immune da un conflitto globale, specialmente in uno scenario nucleare, dove il fallout radioattivo e le conseguenze climatiche (come un inverno nucleare) potrebbero colpire anche aree remote.
Si tratta per lo più di Paesi neutrali con alta autosufficienza che hanno una bassa probabilità di coinvolgimento grazie alla loro politica estera e alle risorse naturali.
Alcuni Stati, come la Svizzera o il remoto Bhutan, offrono barriere naturali, come le montagne dell’Himalaya o le Alpi, che scoraggiano attacchi. Poi esistono le isole remote, negli oceani, e continenti isolati, come l’Antartide, troppo vasti e inospitali per essere obiettivi militari.
Quali sarebbero i Paesi più sicuri?
Sulla base di studi recenti, come il Global Peace Index e analisi pubblicate su riviste scientifiche come Nature Communications e Risk Analysis, i Paesi più sicuri in caso di terza guerra mondiale sono quelli caratterizzati da isolamento geografico, neutralità politica e autosufficienza.

Islanda, Nuova Zelanda, Bhutan, Svizzera, Cile, Figi, Groenlandia, Tuvalu, Antartide e Sudafrica emergono come i luoghi con le maggiori probabilità di rimanere fuori da scontri diretti. Tuttavia, in un conflitto globale, la sicurezza assoluta non esiste, e la preparazione personale e logistica rimane fondamentale per affrontare scenari estremi.
Islanda
L’Islanda è costantemente al primo posto nel Global Peace Index come il Paese più pacifico al mondo. La sua posizione remota nell’Atlantico settentrionale, a centinaia di chilometri dalla Norvegia e dalla Scozia, la rende difficilmente raggiungibile per operazioni militari su larga scala. Non possiede un esercito permanente, è protetta dalla NATO solo nominalmente e dispone di abbondanti risorse naturali, come acqua dolce, energia geotermica e risorse marine, che garantiscono autosufficienza.
Inoltre, la bassa densità di popolazione, circa 380.000 abitanti, e l’assenza di infrastrutture militari rilevanti la rendono un bersaglio improbabile. Inoltre in caso di guerra nucleare, la sua posizione lontana dai venti predominanti riduce l’esposizione al fallout radioattivo.
Nuova Zelanda
La Nuova Zelanda è un altro Paese che spicca per la sua neutralità e isolamento geografico, situata a oltre 1.500 chilometri dall’Australia. È al secondo posto nel Global Peace Index e ha una storia di non coinvolgimento in conflitti internazionali. La sua economia sviluppata, i terreni fertili e le risorse idriche abbondanti la rendono autosufficiente.

Le regioni montuose offrono rifugi naturali in caso di necessità. Studi recenti, come quello pubblicato su Nature Food (2022), indicano che la Nuova Zelanda potrebbe resistere a una carestia globale post-nucleare grazie alla sua capacità di produrre cibo anche in condizioni di ridotto irraggiamento solare.
Bhutan
Fra le montagne dell’Himalaya, il Bhutan è un piccolo Stato neutrale dal 1971, con una politica estera di non allineamento. La sua posizione isolata, circondata da catene montuose, lo protegge da invasioni. La bassa popolazione e l’autosufficienza alimentare, grazie a un’agricoltura tradizionale, lo rendono un rifugio ideale. In caso di guerra globale il Bhutan non rappresenta un obiettivo strategico, e il suo terreno montuoso offre protezione naturale.
Svizzera
La Svizzera è un Paese che si è mantenuto neutrale per oltre 200 anni. Protetta dalle Alpi, dispone di una rete di rifugi nucleari in grado di ospitare gran parte della popolazione. La sua economia stabile e l’accesso a risorse naturali, come acqua dolce, la rendono un luogo sicuro.
Sebbene sia in Europa, la sua politica di non coinvolgimento in conflitti la tiene fuori da alleanze militari dirette. La Svizzera potrebbe essere vulnerabile al fallout radioattivo in caso di guerra nucleare in Europa, ma la sua preparazione logistica e i bunker riducono i rischi.
Cile
Il Cile è geograficamente isolato dai principali teatri di conflitto. La sua lunga costa (6.435 km) e la varietà di colture resistenti, come il grano, lo rendono resiliente a una carestia globale. È uno dei Paesi più sviluppati del Sud America, con infrastrutture moderne e relazioni diplomatiche stabili con potenze occidentali. La sua posizione remota e l’assenza di basi militari strategiche lo rendono un rifugio sicuro.
Figi
Questo arcipelago del Pacifico, situato a 2.700 miglia dall’Australia, è estremamente isolato. Con un esercito di soli 6.000 uomini e una politica estera pacifica, le Figi non rappresentano un obiettivo strategico. Le sue foreste, risorse minerarie e zone di pesca abbondanti garantiscono autosufficienza all’intera popolazione.