Comincia a scaldarsi la stratosfera sopra l'Artico, in arrivo il freddo per fine mese?

Dopo un lungo periodo di particolare compattezza il vortice polare stratosferico mostra dei piccoli segnali di indebolimenti. Già a partire dai prossimi giorni, nella parte più alta della stratosfera artica, si registrerà un lento indebolimento dei venti zonali.

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Il calo d’intensità dei venti zonali, nell’alta stratosfera, è quasi certamente indotto da un progressivo riscaldamento stratosferico.

Dopo un lungo periodo di particolare compattezza il vortice polare stratosferico mostra dei piccoli segnali di indebolimenti. Già a partire dai prossimi giorni, nella parte più alta della stratosfera artica, si registrerà un lento indebolimento dei venti zonali.

Questo calo d’intensità dei venti zonali, nell’alta stratosfera, è quasi certamente indotto da un progressivo riscaldamento stratosferico, ossia un evento di “stratwarming”, in sviluppo nell’area della Siberia orientale.

Cos’è lo stratwarming?

Con il termine “stratwarming” ci si riferisce ad un anomalo riscaldamento della stratosfera terrestre sopra la regione artica, indotto da vari fattori, ancora da definire. Fra questi vi potrebbero rientrare l’attività solare e soprattutto l’intensità delle onde planetarie che attraversano l’emisfero boreale, dal Pacifico fino all’Eurasia.

Lo stratwarming si presenta quasi sempre nel periodo invernale, in più sembra interessare in misura maggiore l’emisfero settentrionale, ed in misura minore quello meridionale, dove il fenomeno è ben più raro.

Questo anomalo riscaldamento della bassa stratosfera, una volta attivo, tende gradualmente ad espandersi verso l’alta troposfera, con un importante aumento termico che ha delle conseguenze importanti sull’evoluzione meteorologica al suolo.

Come si origina?

Con molta probabilità questi intensi e repentini riscaldamenti della stratosfera polare sono generati dal trasporto di calore, dal basso verso l’alto, dalle “onde di Rossby”, quando quest’ultime tendono a dissiparsi nell’alta troposfera. In questi casi il trasporto di calore, dalla troposfera alla stratosfera, quando le condizioni ambientali sono favorevoli, oltre a scaldare notevolmente la stratosfera, provoca una instabilizzazione della struttura del vortice polare.

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In genere, non appena gli effetti dello stratwarming iniziano a dissiparsi, il vortice polare può ricomporsi dopo 15 giorni lungo le latitudini artiche.

Lo stratwarming, quando è davvero molto intenso, è in grado di produrre una rottura o separazione (detto “split”) in due o più “lobi” del cosiddetto vortice polare.

Spezzandosi in più “lobi”, che tendono a muoversi verso le latitudini più meridionali (in genere quelli principali si collocano tra l’Artico canadese, la Scandinavia e la Siberia orientale), apportando condizioni di maltempo, nevicate e un consistente calo termico fra Europa, nord-America e Asia centro-settentrionale, sul Polo Nord si forma un’area di alta pressione, con massimi barici che possono superare pure i 1040 hHa.

Le più grandi ondate di gelo che hanno investito il continente europeo nel 1929, 1963 e 1985, sono tutte associate ad un importante evento di “major stratwarming”.

In genere, non appena gli effetti dello stratwarming iniziano a dissiparsi, il vortice polare può ricomporsi dopo 15 giorni lungo le latitudini artiche, riposizionando il proprio minimo depressionario principale sopra il mar Glaciale Artico.

Che tipo di stratwarming ci attende e quali influenze sul vortice polare?

Quello in sviluppo in questi giorni sopra la stratosfera artica non sarà un evento intenso, di tipo “major”, capace di provocare la divisione del vortice polare stratosferico in tanti piccoli vortici. Ma parliamo di un “minor warming”, del tutto normale per il periodo, che riuscirà a malapena a far assumere al vortice polare un assetto di tipo displaced.

Ossia contribuirà a far coricare il vortice polare verso l’Asia e l’Europa orientale, portando il suo centro di massa fuori sede, senza causarne uno “split” vero e proprio. Come invece avviene spesso durante i “major warming”.

In sostanza il “minor warming” di queste settimane potrebbe contribuire a deformare gli strati esterni del vortice polare, favorendone una sua distensione in direzione dell’Asia e di parte dell’Europa, dove si potranno verificare diversi eventi freddi. Il nucleo freddo del vortice polare è ancora piuttosto intatto a questo punto, mantenendo temperature gelide fino a -80°C.