Aurore polari viste ad occhio nudo anche in Italia, non è la prima volta che accade

Mai come ora, dopo che sul nord Italia si sono viste le aurore polari ad occhio nudo, è bene ricordare che oltre 150 anni fa la più potente tempesta geomagnetica di sempre le ha rese visibili anche a Roma.

Aurore
A seguito di una potentissima espulsione di massa coronale fu possibile osservare le aurore polari quasi all'equatore.

Negli ultimi giorni abbiamo sentito spesso parlare di aurore alle medie latitudini, infatti domenica 5 novembre in molti nelle regioni del nord Italia hanno potuto ammirare ad occhio nudo delle magnifiche aurore boreali, un evento estremamente raro in Italia.

Come si generano le aurore

In realtà queste aurore sono state segnalate anche più a sud, fino alla Puglia, ma in questo caso è stato necessario utilizzare delle fotocamere con tempi di esposizione decisamente più lunghi rispetto a quelli dei nostri occhi.

Queste aurore sono state generate da una potente tempesta geomagnetica causata da una espulsione di massa coronale, ovvero una vera e propria espulsione di materiale sotto forma di plasma costituito principalmente da elettroni e protoni, trascinato verso l’esterno dal campo magnetico della corona solare.

Ovviamente più è potente la tempesta solare e più l’ovale aurorale riesce a spingersi a latitudini più basse e quella avvenuta di recente non è certamente la perturbazione geomagnetica più grande mai avvenuta.

L'evento di Carrington, il più energetico mai osservato

Infatti ben 164 anni fa, tra la fine di agosto e l’inizio di settembre del 1859 è avvenuta la tempesta geomagnetica più violenta mai osservata.

Il fortunato osservatore di questo incredibile evento fu il giovane astronomo inglese Richard Carrington che ai tempi stava portando avanti degli studi sulle macchie solari, regioni della superficie del Sole, ovvero della fotosfera, in cui è presente una forte attività magnetica.

Proprio mentre osservava un gruppo di macchie solari vide alcuni lampi di luce molto intensi, i più luminosi che avesse mai osservato. Si trattava di un brillamento solare, chiamato in inglese “flare” seguito da un’emissione di massa coronale. Quando questo enorme flusso di particelle cariche ha raggiunto il nostro pianeta ha dato luogo ad uno spettacolo più unico che raro: per alcune notti fu possibile osservare aurore polari a latitudini equatoriali.

Secondo i giornali dell’epoca queste aurore furono viste a Roma, a Cuba, in Giamaica e addirittura in Colombia.

Con strumenti più recenti si è provato a dare una stima di questo evento giungendo alla conclusione che probabilmente il vento solare, ossia appunto il flusso di particelle cariche emesso dall’alta atmosfera solare, abbia raggiunto e superato l’incredibile velocità di 2.000 km/s, ovvero circa 8.500.000 km/h. A questa velocità gli elettroni e i protoni solari raggiunsero il nostro pianeta in meno di 18 ore.

L'altra faccia della medaglia

Questa tempesta solare però non portò solamente un bello spettacolo da vedere ma anche grandissimi problemi nelle comunicazioni che ai tempi avvenivano esclusivamente tramite il telegrafo. Sia nel Nord America che in Europa ci fu un blackout totale di ben 14 ore.

Ovviamente la perturbazione del campo magnetico nei pressi di un conduttore, come una linea elettrica, genera una corrente indotta nel conduttore stesso. Più lunga è la linea elettrica e maggiore è la probabilità che una intensa perturbazione possa danneggiare gli apparati di trasmissione, quindi un evento simile ai giorni nostri, in cui dipendiamo totalmente dalle linee elettriche, produrrebbe danni incalcolabili.