È già necessaria la categoria 6 per classificare gli uragani più forti? Scienziati sviluppano una nuova scala di gravità
Mentre gli oceani si riscaldano e le tempeste raggiungono intensità senza precedenti, scienziati e meteorologi avvertono che la soglia aperta della Categoria 5 non è più sufficiente per comunicare il rischio reale.

L’attuale sistema di classificazione degli uragani, noto come Saffir–Simpson Hurricane Wind Scale (SSHWS), suddivide i cicloni tropicali in cinque categorie basandosi esclusivamente sulla velocità del vento. Tuttavia, questa scala omette fattori critici come le piogge torrenziali, le inondazioni e le mareggiate cicloniche, responsabili della maggior parte delle vittime.
Questa limitazione porta spesso la popolazione a sottovalutare il rischio reale di una tempesta. In molti casi, sistemi tropicali di categoria inferiore provocano più danni, perché a causarli sono le inondazioni dovute alle piogge o le mareggiate, e non tanto il vento che è invece il parametro usato per la classificazione.
In uno scenario di oceani più caldi, gli uragani più intensi raggiungono potenze storiche. Ricercatori come Michael Wehner e James Kossin hanno suggerito che la categoria 5 sia insufficiente, proponendo una Categoria 6 per tempeste con venti superiori a 310 km/h. Questa estensione non avrebbe solo valore scientifico, ma migliorerebbe anche la comunicazione del rischio verso la popolazione, come indicato da Live Science.
L’insufficienza della scala attuale
La Categoria 5 non ha un limite superiore: un uragano di 250 km/h e uno di 320 km/h vengono classificati allo stesso modo. In un contesto di cambiamento climatico, questa omogeneizzazione risulta fuorviante e può influenzare negativamente le decisioni di preparazione ed evacuazione.
This is what 10 to 15 feet of storm surge looks like
— Zoom Earth (@zoom_earth) August 29, 2023
This was Hurricane Ian last year in Fort Myers, Florida. #Idalia could bring similar inundation levels to the Big Bend coast of Florida tomorrow. pic.twitter.com/PFSrc1ezHj
Uno studio pubblicato su Scientific Reports nel 2025 avverte che il riscaldamento globale sta aumentando la probabilità di tempeste estreme che superano ampiamente il range originario della scala. Questa scoperta ha riacceso il dibattito tra meteorologi e agenzie di gestione delle emergenze sulla necessità di una revisione urgente.
Oltre alla discussione tecnica, la chiave è comunicare in modo più chiaro i pericoli alla popolazione. Se il linguaggio delle scale risulta insufficiente, le persone potrebbero non comprendere appieno la portata del fenomeno, pensando che sarà meno intenso di quanto poi si rivela.
Oltre il vento: inondazioni e mareggiate letali
Le statistiche parlano chiaro: solo l’8% delle vittime degli uragani è dovuto direttamente al vento, mentre il 49% è legato alle mareggiate cicloniche e il 27% alle inondazioni causate dalle piogge, secondo un articolo della Università del Sud della Florida. Qualche giorno fa ti abbiamo raccontato qui su Meteored come Katrina colpì New Orleans 20 anni fa.
Per questo motivo, i ricercatori di questa università hanno promosso la creazione della Tropical Cyclone Severity Scale (TCSS), che combina in un’unica misura l’impatto del vento, della pioggia e delle onde. Questo approccio permetterebbe di classificare una tempesta come di severità estrema anche quando i venti non raggiungono la categoria 5, se gli altri fattori arrivano a livelli critici.
Gli studi sulla percezione sociale hanno mostrato che con la TCSS le persone tendono a evacuare più frequentemente, il che potrebbe tradursi in migliaia di vite salvate. In un mondo in cui gli uragani sono sempre più estremi, adeguare il modo in cui vengono comunicati è urgente quanto migliorare le infrastrutture di difesa.
Riferimento della notizia:
Mol, J.M., Bloemendaal, N., de Moel, H. et al. An experimental test of risk perceptions under a new hurricane classification system. Sci Rep 15, 30320 (2025). https://doi.org/10.1038/s41598-025-14170-1