I canyon degli Etruschi: strade sacre o geniale sistema di drenaggio? Il mistero delle Vie Cave che creano un microclima

Camminando in un bosco della Maremma toscana può capitare che, improvvisamente, la terra si apra sotto i vostri piedi. Non si tratta di una grotta naturale, né di una frattura sismica. È un corridoio perfetto, una ferita verticale nella roccia viva, profonda fino a venticinque metri ma larga poco più di due.

Uno dei tanti canyon scavati nel tufo dagli etruschi
Uno dei tanti canyon scavati nel tufo dagli etruschi

Situate nel "triangolo del tufo" tra Pitigliano, Sovana e Sorano, queste opere ciclopiche rappresentano uno dei lasciti più enigmatici dell'Etruria. Per decenni l'archeologia le ha considerate semplicemente delle "strade". Tuttavia, studi recenti di archeologia del paesaggio e geologia, suggeriscono una realtà più complessa. Le Vie Cave non erano semplici percorsi, ma un gigantesco sistema di ingegneria ambientale necessario alla sopravvivenza stessa delle città etrusche.

Una sfida titanica: scavare a mano nel cuore della terra

La prima cosa che colpisce visitando il "Cavone" di Sovana o la Via Cava di San Sebastiano è l'immane fatica umana che sarà stata necessaria per realizzarle. Infatti questi canyon sono stati scavati interamente a mano, senza l'uso di esplosivi o macchinari, si tratta di un'opera realizzata nel corso dei secoli (dal VI al III sec. a.C.).

Questo è stato possibile soprattutto grazie alla natura geologica del tufo vulcanico. Questa roccia, creatasi dall'accumulo di cenere vulcanica milioni di anni fa, quando diversi vulcani erano attivi nella zona (tra cui quello che ha originato il Lago di Bolsena) ha una "doppia personalità". E' abbastanza tenera da essere facilmente intaccata dalle punte metalliche, ma sufficientemente solida da non crollare una volta scavata.

Nei vicoli di Pitigliano con le case costruite con il tufo
Nei vicoli di Pitigliano con le case costruite con il tufo

Osservando attentamente le pareti, è ancora possibile scorgere i segni obliqui e paralleli lasciati dalle piccozze e dagli scalpelli in ferro usati dagli operai etruschi. Si procedeva per "gradini", asportando blocchi regolari di roccia. Molti archeologi ritengono infatti che le Vie Cave, inizialmente, fossero delle cave lineari.

La roccia rimossa non era materiale di scarto, anzi veniva estratta per costruire le necropoli e le abitazioni sui pianori (una grande rupe sopraelevata, rispetto alla valle, ma pianeggiante in superficie). La strada, dunque, nasceva come "vuoto" lasciato dall'estrazione del materiale da costruzione, approfondendosi poi nel tempo a causa dell'usura del passaggio.

Il sistema di drenaggio: gestire l'acqua per salvare il tufo

Ma perché scendere così tanto in profondità, anche fino a 20 o 25 metri, quando sarebbe bastato un tracciato superficiale? La risposta risiede nell'ingegneria idraulica. I pianori di tufo, su cui sorgevano le città etrusche, sono geologicamente fragili.

Se l'acqua piovana scorresse liberamente in superficie, l'erosione "mangerebbe" abbastanza rapidamente i bordi delle falesie, facendo franare gli abitati a valle nel giro di poche generazioni.

il Borgo di Pitigliano sorge su una rupe/sperone di tufo a picco sulla valle
il Borgo di Pitigliano sorge su una rupe/sperone di tufo a picco sulla valle

Le Vie Cave fungevano da collettori idraulici. Venivano scavate seguendo le naturali linee di pendenza, come delle trincee intercettavano l'acqua piovana che si accumulava sui pianori, incanalandola verso la valle, fungendo da "grondaie" giganti, evitando che l'acqua potesse creare dei danni. La loro forma tortuosa serviva proprio a rallentare la velocità dell'acqua durante le piogge più intense, scaricandola in modo "controllato" verso il fiume a valle.

A riprova di questa funzione, lungo i bordi di molte Vie Cave (come quella di San Rocco), sono stati individuati sistemi di canaline di scolo, chiusini e cunette laterali, con un vero e proprio sistema di regimentazione delle acque che proteggeva la stabilità delle città sovrastanti.

Senza questi canyon artificiali, Pitigliano, Sorano e molti altri borghi sorti su queste rupi, probabilmente non esisterebbero più, erosi dall'acqua nel corso dei secoli.

Il microclima: un prezioso effetto secondario

C'è un altro elemento che ha garantito la conservazione di queste opere per 2500 anni ed è il loro microclima. Scavando così in profondità e restringendo la carreggiata, gli Etruschi hanno ridotto drasticamente l'irraggiamento solare e l'azione del vento sul fondo della via. All'interno di una Via Cava, la temperatura si mantiene piuttosto costante e l'umidità resta elevata tutto l'anno.

Questo effetto, che emerge probabilmente solo come una conseguenza secondaria rispetto all'obiettivo primario del progetto, si è rivelato però fondamentale.

Infatti il tufo, quando si asciuga troppo, tende a sgretolarsi e polverizzarsi velocemente (per esfoliazione). Invece, mantenendolo costantemente umido, si favorisce la formazione di una patina biologica (muschi e licheni) che indurisce la superficie della roccia, proteggendola come una pelle. Involontariamente quindi, creando quel microclima, gli Etruschi innescarono un processo di auto-conservazione della loro opera.

Un'ingegnosa infrastruttura multifunzionale

Ridurre le Vie Cave a una sola funzione sarebbe un errore. Per la mentalità etrusca, che univa il sacro all'utile, esse erano un'infrastruttura multifunzionale. Erano strade per il transito di uomini e merci (come dimostrano i solchi dei carri sul fondo), erano percorsi sacri (dromos) che collegavano il mondo dei vivi a quello dei morti, isolando ritualmente il viandante, ma soprattutto erano una colossale opera di difesa idrogeologica.

Civita di Bagnoreggio: un altro gioiello incastonato sulle rupi di tufo
Civita di Bagnoreggio: un altro gioiello incastonato sulle rupi di tufo

La vita delle Vie Cave non si è fermata con il tramonto della civiltà etrusca. Secolo dopo secolo, Romani e popolazioni medievali hanno continuato a percorrere questi corridoi di pietra, trasformandoli secondo le loro necessità.

È così che le antiche camere funerarie, visibili lungo il cammino, hanno cambiato volto: da luoghi sacri a "colombari" per l'allevamento o a fresche cantine rurali. Oggi, questi canyon offrono un affascinante viaggio nel tempo tra natura e archeologia, divenendo un rifugio ideale e rinfrescante durante la calura estiva.