Polvere lunare contro il riscaldamento globale?

Da decenni i ricercatori di tutto il mondo cercano soluzioni contro il riscaldamento globale, forse un possibile aiuto utile per rallentarne gli effetti potrebbe giungerci dallo spazio.

Nuvola di polvere
Nuvola di polvere azzurra

Recentemente un gruppo di scienziati del Center for Astrophysics | Harvard & Smithsonian e dell’Università dello Utah ha condotto un nuovo studio per esplorare il potenziale uso di polvere per ombreggiare la Terra, bloccando una percentuale di radiazione solare e limitando quindi gli effetti del riscaldamento globale.

Un nuovo schermo per la radiazione solare

È ormai da decenni infatti che i ricercatori di tutto il mondo riflettono sull’utilizzo di schermi o altri oggetti come strumenti parasole per intercettare e bloccare una parte della radiazione solare, ovvero circa l’1-2%. Si tratta di una piccolissima frazione, sufficiente tuttavia a rallentare il progressivo aumento della temperatura sul nostro pianeta.

L’idea dei ricercatori si basa sul principio alla base della formazione dei sistemi planetari, in cui tramite un complesso processo enormi quantità di polveri stellari si dispongono attorno alla stella madre catturando parte della sua radiazione luminosa.

Questo studio è stato pubblicato pochi giorni fa sull’importante rivista PLOS Climate e oltre ad analizzare svariate casistiche con differenti polveri, sviluppa sostanzialmente due differenti scenari di utilizzo della polvere cosmica.

Uno dei co-autori, Sameer Khan, ha affermato:

Siccome conosciamo le posizioni e le masse dei principali corpi celesti del nostro sistema solare, possiamo semplicemente utilizzare le leggi di gravità per tracciare la posizione di uno scudo solare simulato nel tempo per diverse orbite.

Il primo, più dispendioso sia in termini economici che di forza lavoro, consiste nel posizionamento di polvere cosmica nel punto di Lagrange L1, tra la Terra e il Sole, utilizzando una stazione spaziale.

Ma cosa sono i punti di Lagrange?

I punti di Lagrange, che devono il loro nome al matematico Joseph-Louis de Lagrange che nel 1772 ne calcolò la posizione, vengono teorizzati all’interno del problema dei tre corpi, una classe di problemi della dinamica relativi alla meccanica classica.

Prendendo quindi in considerazione tre corpi, due dotati di grande massa e uno invece con massa decisamente inferiore, tramite l’interazione della rispettiva forza gravitazionale dei due corpi più massivi si vengono a formare nello spazio dei punti di oscillazione (punti di Lagrange) in cui il terzo corpo è in grado di mantenere una posizione stabile rispetto ai primi due.

In pratica, nell’ambito dell’astronomia, sono dei punti nello spazio in cui si possono situare corpi minori in modo che condividano stabilmente l’orbita di un corpo più grande.

Il punto di Lagrange L1 è il più facile da capire perché è proprio il punto lungo la retta che passa tra Sole e Terra in cui le forze gravitazionali sono bilanciate e si trova a circa 1.5 milioni di chilometri da noi. È però un punto di sella del potenziale, perciò basta una piccola perturbazione dello stato di equilibrio per far sì che l’oggetto che si trova in questo punto si allontani irrimediabilmente dal punto stesso.

Simulazioni per il calcolo delle possibili evoluzioni

Tramite quindi delle simulazioni i ricercatori hanno studiato il movimento di eventuali particelle posizionate nel punto di Lagrange L1 scoprendo che il vento solare, le radiazioni solari e i semplici effetti gravitazionali porterebbero facilmente e velocemente fuori rotta le polveri rendendole inefficaci.

Quindi per rendere utile questo scenario bisognerebbe reimmettere costantemente polveri in orbita, con costi esorbitanti.

A questo punto quindi i ricercatori hanno pensato di sfruttare la polvere lunare lanciata direttamente dal nostro satellite verso il Sole.

Sempre attraverso delle simulazioni al computer si sono individuati vari percorsi possibili per questa polvere, alcuni dei quali la porterebbero proprio attorno al punto di Lagrange L1.

In questo modo quindi si abbatterebbero notevolmente i costi, inoltre la polvere lunare presenta particolari caratteristiche che la rendono ideale come scudo solare.

Ulteriori studi potrebbero valutarne la fattibilità

Tuttavia, a prescindere dal tipo di polvere e da quale base di lancio si utilizzi rimane il fatto che la radiazione solare disperda naturalmente le varie particelle di polvere in tutto il sistema planetario, perciò entrambi gli scenari producono uno schermo solo temporaneo.

Ovviamente si tratta di uno studio preliminare volto ad esplorare esclusivamente il potenziale impatto di questa strategia senza addentrarsi più profondamente per valutarne la reale fattibilità.