Il “lampeggio cosmico”: la breve finestra in cui gli scienziati potrebbero rilevare la vita extraterrestre

Una domanda costante in ambito spaziale è sempre la stessa: esisteranno nell'universo altre forme di vita? La risposta probabilmente è sì, ma potrebbero essere rilevabili solo per brevi istanti.

Contatto extraterrestre
Probabilmente nell'universo esistono altre forme di vita sviluppate che però non saremo mai in grado di contattare.

Basta osservare il magnifico cielo stellato che ci sovrasta ogni notte per renderci conto dell’immensità dell’universo, di quante stelle lo popolino e di quante possibilità di mondi abitati ci siano.

Nel corso degli anni sono stati scoperti oltre 6.000 esopianeti e tantissimi altri devono essere ancora individuati. Tuttavia al momento non abbiamo ancora trovato neppure il minimo indizio di civiltà aliene, viene quindi naturale domandarsi come mai.

Esistono numerose ipotesi in risposta a questa domanda e di recente a queste se n’è aggiunta una contenuta in un recente articolo dell’astronomo Michael Garrett che collabora con il JBCA (Jodrell Bank Centre for Astrophysics) dell’Università di Manchester e con l’Università di Leiden.

Lee probabilità di un contatto extraterrestre si riducono

In questo lavoro Garrett riesamina alcune teorie del celeberrimo astronomo e astrofisico Carl Sagan, uno dei massimi esponenti del ‘900 in questi ambiti.

Secondo Sagan tra le difficoltà che si incontrano nella ricerca di civiltà extraterrestri c’è quella che lui chiama “l’orizzonte di comunicazione”, ovvero man mano che la civiltà aliena avanza, la sua tecnologia diventa troppo sofisticata per noi per riuscire a rilevarla.

In base alla nostra tecnologia attuale noi siamo al momento in grado di captare forti segnali radio anche a distanze di centinaia di anni luce, ma non è detto che un’ipotetica civiltà aliena utilizzi questo tipo di segnale. Magari il progresso tecnologico potrebbe aver portato questi alieni a comunicare tramite neutrini e in questo caso noi non potremo ancora intercettare questo segnale.

Extraterrestre
Possibili civiltà aliene potrebbero comunicare in modi totalmente diversi dai nostri e potremo quindi non incontrarci mai.

Com’è ovvio che sia, noi siamo portati ad immaginare il cosmo in base alle attuali conoscenze, secondo le leggi fisiche, chimiche, matematiche che abbiamo scoperto valere sulla Terra, ma ragionando per assurdo potrebbe esserci un mondo in cui valgono altre leggi per noi assolutamente inimmaginabili.

Queste idee di Sagan sono state formulate negli anni ’70, in un periodo in cui non c’era ancora stato il boom tecnologico degli ultimi decenni, si era quindi ben lontani, anche solo dall’immaginare, i progressi che si sarebbero fatti a seguire.

Lui aveva quindi ipotizzato che ci volessero circa mille anni per far sì che una civiltà progredisse oltre i nostri limiti osservativi, questo però basandosi sul ritmo di avanzamento della civiltà umana a quei tempi, negli anni ’70. Ora però il tasso di crescita tecnologica ha subito un enorme accelerazione e quindi anche i tempi stimati da Sagan non sarebbero più gli stessi.

Basti pensare a come l’intelligenza artificiale sia entrata a far parte della nostra quotidianità in brevissimo tempo e in maniera così dirompente.

I racconti scritti da Isaac Asimov tra il 1940 e il 1950, raccolti nell’antologia “I Robot” ora non sembrano più fantascienza, sono estremamente, e in qualche modo anche inquietantemente, attuali.

Potremo non riuscire mai a scorgere altre civiltà

Se quindi in meno di un secolo la nostra civiltà si è trasformata così tanto è possibile che in futuro, anche in un futuro prossimo, venga sviluppata una sorta di superintelligenza artificiale in grado di progredire ad un livello incredibile, non umano.

In questo modo, questa forma di intelligenza non biologica porterebbe ad uno sviluppo tecnologico esponenziale e di conseguenza si ridurrebbe drasticamente l’orizzonte di osservazione. Da questa riduzione ne deriverebbe una possibilità praticamente nulla di riuscire a rilevare specie aliene.

Ovviamente questa è solo una teoria e sono sicura che la sua formulazione non farà assolutamente rallentare i nostri tentativi di trovare qualche altra civiltà nel profondo dell’universo.

Riferimenti allo studio:

Michael Garrett, Blink and you'll miss it --How Technological Acceleration Shrinks SETI's Narrow Detenction Window, https://doi.org/10.48550/arXiv.2509.23632