La radiazione che uccide sulla Terra potrebbe alimentare la vita su altri pianeti, suggerisce un nuovo studio

Esiste una radiazione particolarmente energetica che è stata da sempre ritenuta dannosa per la vita che, secondo un recente studio, potrebbe alimentare la vita aliena su altri pianeti.

Microbi
Sono stati scoperti alcuni microbi che non solo sono in grado di sopravvivere a radiazioni letali per noi umani, ma addirittura di sfruttarle come nutrimento.

Sappiamo che nell’universo sono presenti varie forme di radiazioni, più o meno energetiche, alcune da sempre fondamentali per lo sviluppo della vita e altre dannose.

In particolare si è sempre ritenuto che le radiazioni particolarmente energetiche, note come raggi cosmici galattici, sono particolarmente pericolose e dannose per la vita sulla Terra.

I raggi cosmici derivano dall’esplosione dei nuclei di stelle giganti quando arrivano alla fine della loro vita, ovvero dalle supernovae. Queste incredibili e spettacolari esplosioni sprigionano particelle cariche come i protoni che viaggiare attraverso lo spazio. Queste particelle possono avere energie miliardi di volte superiori a quelle di un fotone medio emesso dal Sole.

Cosa sono i raggi cosmici?

Per comprendere quanto queste possano essere pericolose per gli esseri umani e la maggior parte degli organismi presenti sulla Terra, se riuscissero a raggiungere la superficie del nostro pianeta ci trapasserebbero come proiettili subatomici ultra-veloci.

Per nostra fortuna la magnetosfera e l’alta atmosfera ci proteggono da queste particelle, infatti la maggior parte di queste, avendo una carica elettromagnetica, viene deviata dal grande campo magnetico terrestre. Il resto si scontra con l’alta atmosfera che strappa gli elettroni alle molecole generando reazioni a catena che portano a sciami di particelle meno energetiche.

Secondo un recente studio però sembrerebbe che alcuni microbi, presenti anche sul nostro pianeta, non solo riescono a tollerare tale radiazioni, ma anche a sfruttarle come fonte di nutrimento. Non è quindi escluso che la vita su altri pianeti potrebbe sopravvivere e nutrirsi con una dieta simile.

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Particolari microbi che abitano nelle profondità del terreno potrebbero prosperare in ambienti ostili finora ritenuti inabitabili.

I raggi cosmici si trovano ovunque nello spazio ed esistono alcuni pianeti lontani da noi che sono costantemente bombardati da questa radiazioni. Il recente studio pubblicato sulla rivista International Journal of Astrobiology suggerisce che organismi evolutisi sotto un bombardamento costante di raggi cosmici potrebbero aver sviluppato il modo di sfruttarli come fonte di energia.

Usando questo nuovo approccio aumentano notevolmente i possibili habitat per possibili forme aliene che potrebbero così prosperare anche lontano dal calore di una stella e, forse, addirittura nel freddo dello spazio interstellare.

Il particolare organismo che si ciba di queste radiazioni è il Desulforudis audaxviator, un minuscolo microbo trovato in alcune pozze d’acqua in una miniera d’oro in Sudafrica, a un paio di chilometri di profondità. In quelle condizioni, in totale assenza di luce, il microbo sopravvive grazie ai sottoprodotti chimici generati dal decadimento dei minerali radioattivi nelle rocce circostanti, un processo noto come radiolisi.

Questo tuttavia non è l’unico organismo ad avere una dieta particolare, se così si può dire, ci sono infatti i microbi del genere Geobacter che possono sviluppare filamenti che conducono elettricità e che sono quindi in grado di catturare elettroni. Anche il batterio Rhodopseudomonas palustris, che si nutre di elettroni, per alimentarsi è capace di estrarli da minerali e metalli.

Secondo gli scienziati che hanno lavorato a questo studio, nell’universo sono potenzialmente presenti migliaia di microbi per centimetro quadrato che potrebbero prosperare a profondità comprese tra mezzo metro e due metri sotto la superficie, proprio grazie a una fonte di energia simile.

Nuovi tipi di forme di vita potrebbero abitare l'universo

Questo cambio di prospettiva apre le porte ad una visione completamente diversa del cosmo e delle possibili forme di vita che lo possono abitare, ampliando enormemente l’estensione della cosiddetta “zona abitabile”, la regione attorno a una stella in cui il calore mantiene l’acqua liquida e fornisce energia alla fotosintesi.

Tuttavia riuscire a rilevare questi ipotetici organismi che si nutrono di raggi cosmici da grande distanza potrebbe essere estremamente complicato anche perché, avendo ipotizzato che il loro habitat si trova nelle profondità di rocce e ghiaccio, non sono presenti in superficie segni evidenti della loro esistenza.

Un corpo celeste non troppo lontano che viene costantemente bombardato da raggi cosmici, in quanto sprovvisto di magnetosfera e atmosfera, è Marte e sono già previste due missioni robotiche, programmate per il 2028, dotate di trapani abbastanza grandi da cercare biomolecole di microbi sotterranei passati e presenti: il rover Rosalind Franklin dell’ESA e la missione cinese Tianwen-3.

Riferimenti allo studio:

Atri D, Kamenetskiy M, May M, Kalra A, Castelblanco A, Quiñones-Camacho A. Estimating the potential of ionizing radiation-induced radiolysis for microbial metabolism on terrestrial planets and satellites with rarefied atmospheres. International Journal of Astrobiology. 2025;24:e9. doi:10.1017/S1473550425100025