Il clima in Italia è già cambiato: ecco le aree più colpite

Presentato da Legambiente il rapporto "Città Clima", che fotografa una situazione di crisi climatica già presente in Italia: oltre 1000 gli eventi meteo estremi dal 2010 ad oggi. Alcune aree del paese sono più colpite di altre. Ecco quali sono.

Alcune zone dell'Italia sono colpite frequentemente da fenomeni di dissesto idrogeologico.

Il clima in Italia è già cambiato. Questa è la conclusione del nuovo rapporto dell’Osservatorio CittàClima di Legambiente, presentato il 23 novembre scorso. Uno degli elementi più rilevanti è che in Italia aumentano gli eventi estremi e i comuni colpiti: dal 2010 al 1° novembre 2021 sono stati registrati 1.118 eventi meteorologici estremi (+17,2% rispetto alla scorsa edizione del rapporto) e sono stati colpiti 602 comuni (95 in più rispetto allo scorso anno). In totale ci sono state 261 vittime. Nel rapporto sono state individuate 14 aree del Paese più colpite dagli impatti climatici: da Roma alla costa est siciliana, da Genova alla costa meridionale sarda, da Bari a Milano, Ancona, Napoli, Palermo.

Aumentano gli eventi meteo estremi in Italia

Dal 2010 al 1° novembre 2021, nella Penisola sono 1.118 gli eventi estremi registrati sulla mappa del rischio climatico, 133 nell’ultimo anno, segnando un +17,2% rispetto alla passata edizione del rapporto. Gli impatti più rilevanti si sono registrati in 602 comuni italiani, 95 in più rispetto allo scorso anno (quasi +18%).

Nello specifico si sono verificati 486 casi di allagamenti da piogge intense, 406 casi di stop alle infrastrutture da piogge intense con 83 giorni di stop a metropolitane e treni urbani, 308 eventi con danni causati da trombe d’aria, 134 gli eventi causati da esondazioni fluviali, 48 casi di danni provocati da prolungati periodi di siccità e temperature estreme, 41 casi di frane causate da piogge intense e 18 casi di danni al patrimonio storico.

Dal 2010 al 1° novembre 2021, in Italia sono 1.118 gli eventi estremi registrati sulla mappa del rischio climatico, 133 nell’ultimo anno.

Nel Rapporto 2021 si trova un arricchimento del quadro degli impatti degli eventi climatici mappati e analizzati, includendo anche le grandinate estreme, fenomeni che colpiscono sempre con maggiore intensità e frequenza campagne e centri urbani. Solo nel corso del 2021, si sono verificati 14 eventi di danni causati dalla grandine.

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Le aree più colpite dal cambiamento climatico in Italia

Nel Rapporto 2021 sono state individuate 14 aree del Paese dove si ripetono con maggiore intensità e frequenza alluvioni, trombe d’aria e in alcuni casi negli stessi territori ondate di calore. Si tratta di grandi aree urbane e di territori costieri dove la cronaca degli episodi di maltempo e dei danni è senza soluzione di continuità e per questo dovrebbe portare a un’attenzione prioritaria da parte delle politiche. Ad intere città come Roma, Bari, Milano, Genova e Palermo, vanno aggiunti territori colpiti da eventi estremi ripetutamente e negli stessi luoghi.

Aree come la costa romagnola e nord delle Marche, con 42 casi, della Sicilia orientale e della costa agrigentina con 38 e 37 eventi estremi. In queste ultime due aree sono stati numerosi i record registrati nel corso del 2021: a Siracusa l’11 agosto, si è raggiunto il record europeo di 48,8 °C, nel catanese e siracusano in 48 ore si è registrata una quantità di pioggia pari ad un terzo di quella annuale. Inoltre, proprio questa parte dell’isola è stata teatro di devastazione a seguito del medicane Apollo.

Colpita anche l’area metropolitana di Napoli dove si sono verificati 31 eventi estremi, mentre, tra gli altri territori, ci sono il Ponente ligure e la provincia di Cuneo, con 28 casi in tutto, il Salento, con 18 eventi di cui 12 casi di danni da trombe d’aria, la costa nord Toscana (17 eventi), il nord della Sardegna (12) ed il sud dell’isola con 9 casi.

Le proposte di Legambiente

Quattro per l’associazione ambientalista le priorità per aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici. Prima tra queste l’approvazione del Piano di adattamento ai cambiamenti climatici, la cui mancanza ha impattato anche nella programmazione delle risorse di Next Generation UE. Segue la necessità di prevedere un programma di finanziamento e intervento per le 14 aree del Paese più colpite dal 2010 ad oggi.

Per l’associazione ambientalista il “Programma sperimentale di interventi per l’adattamento ai cambiamenti climatici in ambito urbano” del Mite – che finanzia interventi nei Comuni con più di 60mila abitanti – è un primo passo in questa direzione ma occorre fare un passo avanti, individuando le aree urbane prioritarie e introducendo un fondo pluriennale che permetta alle città la programmazione di interventi. Inoltre, occorre rafforzare il ruolo delle Autorità di Distretto e dei Comuni negli interventi contro il dissesto idrogeologico.

Infine, bisogna rivedere le norme urbanistiche per salvare le persone dagli impatti del clima, perché si continua a costruire in aree a rischio idrogeologico, ad intubare corsi d’acqua, a portare avanti interventi che mettono a rischio vite umane durante piogge estreme e ondate di calore.