Il chinotto: il misterioso agrume che ha dato vita alla bevanda più amata
Un viaggio in Liguria alla scoperta del chinotto, l’agrume più enigmatico della famiglia degli agrumi: dalle origini botaniche incerte agli usi gastronomici e alla tutela Slow Food, la storia di un frutto raro che continua a sorprendere

Con l’arrivo della stagione fredda, gli agrumi tornano protagonisti delle nostre tavole. Arance, mandarini, limoni, pompelmi e cedri accompagnano da sempre la fine dei pasti invernali, arricchiscono ricette dolci e salate e rappresentano una delle fonti naturali di vitamina C più apprezzate. La loro versatilità è sorprendente: consumati freschi, spremuti, trasformati in marmellate, canditi, liquori o profumi, ogni agrume porta con sé un carattere aromatico distinto.
Accanto ai più noti esiste un piccolo frutto, poco conosciuto rispetto ai suoi "cugini": il chinotto (Citrus × myrtifolia), che però è riuscito ad acquistare un posto speciale nell’immaginario collettivo grazie alla celebre bevanda che porta il suo nome.
Un agrume dalle origini ancora sconosciute
L’origine botanica del chinotto non è del tutto chiara. Le ipotesi più accreditate parlano di una possibile derivazione dall’arancio amaro, ottenuta tramite mutazione spontanea o selezione naturale. Altri studiosi suggeriscono che possa aver avuto origine in Asia orientale, forse tra Cina e Filippine, per poi essere introdotto nel Mediterraneo lungo le antiche rotte commerciali.
Se la sua storia più remota resta incerta, più chiaro è il suo legame con la penisola italiana. Oggi, infatti, il chinotto è coltivato quasi esclusivamente in Liguria, in particolare nella zona compresa tra Savona e Varazze, dove ha trovato un microclima favorevole. Piccole produzioni sono presenti anche in Toscana e Calabria, e al di fuori del territorio nazionale in Francia meridionale, Malta e Libia.

Tuttavia, è lungo la Riviera ligure che la tradizione del chinotto ha mantenuto il suo fulcro più autentico, tuttora ricco di storia e identità.
Aspetti botanici e caratteristiche del frutto
Il chinotto è un agrume di piccole dimensioni, con un portamento compatto e foglie minute che ricordano quelle del mirto (da qui il nome botanico myrtifolia). Il frutto è rotondo, delle dimensioni di una piccola albicocca, e presenta una buccia sottile, di colore arancio intenso quando è maturo.

Il suo profumo inganna: dolce e delicato all’esterno, ma all’assaggio rivela un gusto marcatamente amaro e aromatico, ben più deciso di quello del limone o dell’arancio amaro. Proprio questa caratteristica ha reso quasi impossibile consumarlo fresco, indirizzando invece l’utilizzo verso prodotti trasformati, dove l’amaro viene equilibrato da zuccheri e spezie.
Impieghi e utilizzi: molto più di una bevanda
L’impiego più noto è, senza dubbio, la storica bevanda al chinotto, nata in Italia fra gli anni ’30 e ’40, iconica per il suo colore scuro e il suo gusto amaro e rinfrescante. La preparazione tradizionale prevede l’uso di:
-
Frutti di chinotto maturi
-
Zucchero o sciroppo di zucchero
-
Acqua frizzante o minerale
-
Aromi naturali come scorza d’arancia, erbe e spezie (es. cannella, chiodi di garofano)
Il processo di produzione tipico prevede la macerazione dei frutti interi o della buccia, talvolta con aggiunta di estratti naturali, seguita dalla filtrazione e dalla miscelazione con sciroppo zuccherino. Il risultato è una bevanda dal gusto amaro ma equilibrato, con un aroma unico che ne ha fatto un simbolo della tradizione italiana.

Accanto alla bevanda, il chinotto è utilizzato per diversi altri prodotti:
-
Frutti canditi o sciroppati, perfetti in pasticceria o come accompagnamento a dessert.
-
Confetture dal gusto amarognolo, ideali con formaggi stagionati.
-
Liquori e amari, dove il chinotto conferisce note agrumate e speziate.
-
Essenze per profumeria e cosmetica, grazie alle note agrumate e floreali della buccia.
Questi impieghi illustrano come il chinotto, pur essendo difficile da consumare fresco, abbia trovato negli usi trasformati un modo per valorizzare appieno le sue caratteristiche aromatiche, mantenendo viva una piccola filiera artigianale attorno a questo particolare agrume.
Il Chinotto di Savona: un Presidio Slow Food
A proteggere questa tradizione c’è il Presidio Slow Food del Chinotto di Savona, nato per salvaguardare un agrume che, alla fine del secolo scorso, rischiava di scomparire. Questo presidio tutela non solo il frutto, ma anche i produttori che mantengono vive tecniche di coltivazione e trasformazione tramandate da generazioni: raccolta manuale, lavorazione artigianale, rispetto della stagionalità.
Il chinotto, e in particolare quello savonese, rappresenta un esempio emblematico della straordinaria biodiversità agricola italiana. Un patrimonio fatto di varietà poco note, sapori antichi e saperi locali che ancora oggi continuano a raccontare la storia della Penisola.