La Niña SI FA SENTIRE: primi segnali in Italia, ecco come cambia il meteo e cosa aspettarci quest'inverno

La Niña sta iniziando ad emergere sopra le acque del Pacifico equatoriale, iniziando a influenzare la circolazione generale dell’atmosfera su larga scala. Ecco gli effetti imminenti attesi sull’Italia nelle prossime settimane.
La Niña, la fase fredda del ciclo El Niño Southern Oscillation (ENSO), è ufficialmente dichiarata dal NOAA e dal BOM australiano. Attualmente anomalie termiche negative di -0,8 °C (in ulteriore calo) nella regione Niño 3.4 segnano l’ingresso in un episodio debole-moderato.
Le prime avvisaglie del fenomeno si iniziano a vedere sulla circolazione atmosferica su larga scala. Va detto che generalmente i primi segnali in atmosfera si iniziano a vedere qualche mese dopo l’attivazione del fenomeno.
La Niña, infatti, rimodella l’intera circolazione emisferica, contribuendo ad ondulare il flusso perturbato principale sull’area atlantica, favorendo a sua volta lo sviluppo di robusti blocchi anticiclonici che poi vanno a dettare le regole dell’andamento della circolazione sinottica fra Europa e bacino del Mediterraneo.
Ecco come La Niña influenza il getto polare
La Niña agisce come un “freno” sulla convezione equatoriale: l’acqua fredda riduce l’evaporazione e la risalita d’aria calda sopra il Pacifico centro-occidentale. Il risultato è un rafforzamento dei venti alisei e una Walker Cell più intensa.
Le creste anticicloniche si innalzano verso la Scandinavia e la Russia europea, mentre le saccature si approfondiscono sul Mediterraneo occidentale. Tali schemi barici vanno a favorire la classica configurazione “Rex Block” atlantico-mediterranea, con l’alta pressione nordica pronta bloccare il flusso zonale, costringendo le perturbazioni a “scivolare” lungo il suo bordo meridionale.
Più saccature verso l’area mediterranea
Quando una saccatura artica si incunea tra l’anticiclone scandinavo e quello delle Azzorre (spesso retrogrado durante La Niña), il ramo ascendente del getto polare si spinge proprio sopra il Mediterraneo centrale.

Qui l’aria fredda in quota scorre nell’alta troposfera sopra il mare ancora tiepido, con valori sui +18°C +19°C. Il forte gradiente termico verticale che si viene a creare non fa altro che rafforzare i moti ascensionali delle masse d’aria, favorendo lo sviluppo di ciclogenesi secondarie sul Mediterraneo.
Questi sistemi si formano tipicamente fra il Golfo di Genova, i Mari attorno la Sardegna, il Tirreno o il Canale di Sicilia. Spesso tendono ad approfondirsi notevolmente, apportando severe fasi di maltempo sull’Italia, specialmente fra il tardo autunno e l’inverno.
Cosa bisogna aspettarsi dal prossimo inverno?
I modelli stagionali, come ECMWF SEAS5, CFSv2, convergono su un’anomalia di precipitazioni +30/50 % sul Centro-Sud Italia, tra dicembre e febbraio, con picchi mensili di 200-300 mm sulle regioni tirreniche.

Secondo le ultime elaborazioni del modello europeo ECMWF, l’autunno porterà un deciso cambio di passo con condizioni più umide e instabili. A influenzare lo scenario è la La Niña, il raffreddamento delle acque del Pacifico equatoriale che ha oltre il 60% di probabilità di consolidarsi entro fine anno e che sta già modificando le proiezioni stagionali.
Il risultato sarà un Mediterraneo centrale più esposto a precipitazioni e un ridimensionamento dei lunghi periodi anticiclonici che spesso causano siccità. Centro-Sud e aree appenniniche si preparano a fronteggiare piogge e temporali frequenti, mentre al Nord l’instabilità potrebbe attenuarsi nella seconda parte della stagione.
Inoltre il maggior afflusso di calore dai tropici dovrebbe anche agevolare lo sviluppo di frequenti blocchi anticiclonici fra l’Atlantico settentrionale e la Scandinavia, con conseguenti afflussi di aria polare verso l’Italia e l’area del Mediterraneo, specie fra fine dicembre e gennaio.