Inverno grande assente, perchè il freddo non raggiunge l'Italia?

L'ulteriore rinvigorimento del vortice polare in sede artica continuerà ad impedire l'affondo di importanti ondate di freddo verso le medie latitudini.

Non sarà certo un po' di aria fredda, in discesa dal nord Atlantico, a cambiare le carte in tavola. Finora l’inverno è stato il grande assente, non soltanto in Italia, ma anche sul resto delle medie latitudini, soprattutto in Europa.

Perché l’inverno continua a latitare sul continente?

La latitanza della stagione invernale nel vecchio continente è da ascrivere ad una serie di fattori, fra cui la presenza di un vortice polare troposferico molto freddo e compatto, che ha mantenuto il flusso perturbato piuttosto intenso, capace di scorrere a gran velocità sull’area atlantica, intorno al 45’-50’ parallelo nord, con ondulazioni (“onde di Rossby”) a tratti marcate.

Tali ondulazioni vengono prontamente tagliate dai poderosi “Jet Streaks” (i massimi di velocità del “getto polare”, veri e propri fiumi d’aria che scorrono ad altissima velocità nell’alta troposfera) che si attivano fra il Pacifico settentrionale, il nord America e l’Atlantico settentrionale, a seguito dell’inasprimento del “gradiente di geopotenziale” e del “gradiente termico” tra le latitudini artiche e l’area temperata.

Un vortice polare molto freddo e compatto cosa comporta?

In particolare sull’Asia orientale, cosi come sul Canada centro-orientale, a causa della bilobazione del vortice polare in due grandi “lobi” secondari (con elevata vorticità positiva in quota) posizionati fra la Siberia orientale e l’Arcipelago Artico canadese, si sono instaurate delle vaste aree con valori di geopotenziali in quota estremamente bassi, quasi a fondoscala, in grado di produrre dei formidabili “gradienti di geopotenziale” che hanno alimentato ulteriormente il ramo principale del “getto polare”, imprimendogli forza e velocità lungo l’intero emisfero.

Questo forte “gradiente di geopotenziale” in quota, che si è venuto ad innescare fra i territori della Siberia orientale e la Cina centrale, ha prodotto possenti “Jet Streaks” che dal Pacifico occidentale, con massimi di velocità di oltre i 300-340 km/h alla quota di 250 hPa, si sono estesi molto velocemente sopra i cieli del Canada e degli USA settentrionali, prima di versarsi sull’Atlantico occidentale, inibendo le spinte meridiane dell’anticiclone delle Azzorre.

La presenza di un “getto polare” molto forte, rinvigorito da questi “gradienti di geopotenziale” attivi fra l’Asia orientale ed il nord America, con intensi “Jet Streaks” che si sono distribuiti fra il Pacifico settentrionale e l’Atlantico orientale, fino alle porte dell’Europa occidentale, hanno totalmente inibito lo sviluppo di onde troposferiche vigorose e ben strutturate, capaci di ergersi fino alle latitudini artiche e intaccare dall’interno la figura del vortice polare troposferico, favorendone una sua instabilizzazione o uno “split” completo di quest’ultimo.

Dove si trova il freddo?

In tale contesto di elevata zonalità le masse d’aria molto gelide, d’estrazione artica, rimangono confinate nell’area artica, fra l’altopiano della Siberia orientale (Jacuzia), dove è rimasto attivo un invasivo “lobo siberiano” del vortice polare, e l’area canadese, dove il “lobo canadese” è rimasto piuttosto attivo, presentando un profondo minimo di geopotenziale alla quota di 500 hPa, responsabile del netto rinvigorimento del ramo principale del “getto polare” che tuttora esce a gran velocità dal continente nord americano, con frequenti “Jet Streaks” che attraversano molto rapidamente l’Atlantico, dipanandosi sopra i cieli dell’Europa occidentale.

La persistenza di questa anomalia di geopotenziali estremamente bassi, tuttora preesistente sull’area canadese, continuerà a tenere attivo il flusso perturbato principale sull’Atlantico settentrionale, il quale scorrerà assumendo una marcata componente zonale che penetrerà fin sull’Europa centro-orientale, dove le umide e miti correnti oceaniche riusciranno a penetrare fino al bassopiano Sarmatico, alla regione degli Urali, per raggiungere il cuore della Siberia centro-occidentale, determinando forti anomalie termiche positive anche lì dove i termometri dovrebbero rimanere ancorati sotto la soglia dello zero termico.