Troppo calde le acque dell'Atlantico: alto rischio di eventi alluvionali in Europa entro l'estate?

Acque oceaniche più calde si traducono in maggiori quantità di vapore acqueo trasmesso in atmosfera. Più vapore acqueo in atmosfera si traduce in un incremento delle acque precipitabili in atmosfera, con un conseguente incremento degli eventi di precipitazioni estremi.

Europa, alluvioni.
Acque oceaniche più calde si traducono in maggiori quantità di vapore acqueo trasmesso in atmosfera. Più vapore acqueo in atmosfera si traduce in un incremento delle acque precipitabili in atmosfera, con un conseguente incremento degli eventi di precipitazioni estremi.

Le temperature delle acque superficiali dell’Atlantico tropicale sono caldissime, come fossimo in piena estate. In particolare nell’ampio tratto oceanico, che dalle coste della Guinea si spinge fino in prossimità dell’area caraibica.

Stiamo parlando di quel tratto di Atlantico dove in estate nascono i famosi uragani, pronti a colpire i Caraibi, l’America centrale e le coste degli Stati Uniti, provocando notevoli danni e una lunga scia di morti e disastri.

Conseguenze di temperature oceaniche così elevate

Ovviamente, questo rischio è tanto maggiore quanto più favorevoli sono le condizioni oceaniche per mantenere attivi i cicloni tropicali nelle vicinanze. Le temperature più elevate sia dell'Atlantico che del Mediterraneo stanno influenzando l'organizzazione della convezione negli ultimi anni e anche lo sviluppo dei sistemi tropicali o subtropicali a latitudini sempre più elevate, in prossimità sempre più dell’Europa.

Il fattore principale che motiva questo tipo di domande è l'elevata temperatura della superficie dell'Atlantico, con anomalie che hanno superato ultimamente i +4ºC rispetto la media climatologica.

fiumi atmosferici atlantico
Si notano le grandissime quantità di vapore acqueo liberate in atmosfera sopra l'Atlantico tropicale.

Anomalie che purtroppo sembrano continuare ad essere straordinarie, soprattutto in prossimità dell'Europa sudoccidentale. Ciò costituisce un'anomalia che non ha precedenti, quantomeno negli ultimi decenni, e che viene seguita da vicino.

Questa enorme ondata di calore marino si estende anche su gran parte del Nord Atlantico, il che complica non poco la previsione della stagione degli uragani: da un lato, El Niño tende a rafforzare lo shear e a diminuire la probabilità di formazione, ma dall'altro altro, la temperatura superficiale può aumentarlo ed estenderlo anche a latitudini più alte del solito.

Quindi è proprio vero che un uragano potrebbe colpire l'Europa quest'anno?

Il problema è che la temperatura non è l'unico fattore, serviranno molte altre condizioni da soddisfare, tutte molto importanti. L'alto shear tipico di questa regione e le frequenti raffiche di aria secca dall'Europa o dal Sahara sono ancora più importanti e limitanti della temperatura dell'oceano.

Conviene quindi affermare che da solo un oceano più caldo non è sufficiente a formare un uragano, ma aumenterà la probabilità che possa farlo se un giorno le altre variabili lo consentiranno. Inoltre, favorirà altri fenomeni convettivi per presentare una maggiore efficienza aumentando l'evaporazione e il contenuto di umidità delle masse d'aria provenienti dall'oceano.

Aumenteranno i flussi di vapore verso l’Europa?

Se vedere un uragano effettuare il “landfall” sulle coste europee è un qualcosa di molto remoto, purtroppo la presenza di una grande distesa di acque molto calde sull’Atlantico, a sud del vecchio continente, rappresenta una minaccia per il rischio di eventi precipitativi sempre più estremi.

Difatti, le grandi e organizzate perturbazioni atlantiche, prima di raggiungere le coste europee, rischiano di intensificarsi notevolmente, risucchiando lungo il proprio settore caldo prefrontale (lì dove prevalgono i flussi da Sud) grandi quantità di vapore acqueo tropicale, attraverso lo sviluppo dei famosi “atmospheric rivers”, noti come “fiumi atmosferici”.

Recentissimi studi hanno dimostrato come questi “fiumi atmosferici” svolgono anche un ruolo essenziale per l’approvvigionamento idrico in queste aree. In California contribuiscono ad apportare oltre il 50% delle precipitazioni annue.

Acque oceaniche più calde si traducono in maggiori quantità di vapore acqueo trasmesso in atmosfera. Più vapore acqueo in atmosfera si traduce in un incremento delle acque precipitabili in atmosfera, con un conseguente incremento degli eventi di precipitazioni estremi.

In Europa, quindi, nei prossimi mesi potremmo sperimentare situazioni meteorologiche estreme, con rischio di eventi precipitativi estremi, soprattutto sull'Europa occidentale e centrale.

A proposito dei fiumi atmosferici

Recenti studi hanno dimostrato come la maggior parte degli eventi alluvionali, occorsi sia in Europa che nel nord America, siano da attribuire a questi cosiddetti “atmospheric rivers”, veri e propri “fiumi atmosferici” in bassa e media troposfera (fra i 2500 e i 5000 metri) che trasportano un ingente quantitativo di vapore acqueo lungo il lato ascendente (pre-frontale) dei cicloni extratropicali.

Questi corridoi di aria molto umida, spesso molto stretti e nascosti all’interno del “warm conveyor belt” dei singoli cicloni extratropicali, sono responsabili delle precipitazioni estreme e delle inondazioni che ciclicamente colpiscono l’Europa e gli Stati Uniti centrali e occidentali, e svolgono anche un ruolo essenziale per l’approvvigionamento idrico in queste aree.

Recentissimi studi hanno dimostrato come questi “fiumi atmosferici” svolgono anche un ruolo essenziale per l’approvvigionamento idrico in queste aree. In California contribuiscono ad apportare oltre il 50% delle precipitazioni annue.