Coronavirus e condizioni meteo: cosa sappiamo finora?

Una delle ipotesi che circola da settimane è che il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 si diffonda maggiormente con determinate condizioni meteo, con più freddo e clima secco. Cosa si sa a fine aprile 2020? Ecco una panoramica sugli studi pubblicati finora.

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Cosa si sa sulle relazioni fra condizioni meteo ed espansione del coronavirus?

Fin dall'inizio dell'epidemia è stata una delle domande che anche sui portali Meteored ci siamo fatti: ci sono relazioni fra il tempo meteorologico e l'espansione del coronavirus? Fin dal primo giorno abbiamo sottolineato che si sa ancora troppo poco sul virus SARS-CoV-2, ed ogni ipotesi in scienza deve essere confermata da tanti dati prima di diventare un fatto accertato. Troppo presto quindi per avere risposte certe.

Questa situazione di incertezza permane, ma sempre più studi mostrano che il virus si sarebbe esteso più rapidamente in zone geografiche con clima più freddo e dove il clima è più secco. Emergono sempre più evidenze che fanno pensare a una relazione. Attenzione però: se anche questa relazione venisse ulteriormente confermata, è escluso che il caldo possa bloccare la pandemia.

"Il caldo non fermerà la pandemia"

Il caldo, sottolineano gli esperti, non bloccherà il virus. Soltanto un vaccino riuscirà a proteggerci davvero da questa epidemia. Non basterà quindi l'arrivo dell'estate per metterci al riparo. Anche il Ministero della Salute ricorda che "non esistono evidenze scientifiche che esporsi al sole, o vivere in Paesi a clima caldo, prevenga l’infezione da nuovo coronavirus" ed aggiunge: "casi di Covid-19 sono stati registrati anche in Paesi con clima caldo".

Gli stessi autori degli studi avvisano: bisogna prendere questi primi indizi sulla relazione fra clima ed espansione del virus con cautela, perché potrebbero essere soggetti ad errori. Si basano su dati ancora troppo parziali e non omogenei, e molti degli studi pubblicati finora devono ancora essere oggetto di peer review, un controllo rigoroso.

Gli indizi sull'influenza del clima ci sono

Gli indizi su una relazione fra clima ed espansione del coronavirus, comunque, ci sono. E sono sempre di più. Uno degli studi è quello frutto del lavoro di un team di ricercatori iraniani e statunitensi, che analizza il modo diverso con cui si è espanso il virus a seconda della latitudine. Dallo studio emerge che il SARS-CoV-2 si è diffuso in modo significativo nelle città situate fra i 30° ed i 50° di latitudine Nord, in condizioni di temperatura e umidità simili.

Un altro studio dagli Stati Uniti mostra evidenze di una minor incidenza del coronavirus in aree geografiche situate sotto il 30° parallelo, quindi più vicine ai tropici, e dove la temperatura media è superiore ai 22,5°C.

Studi anche in Italia e Spagna

Anche una ricerca dell’Università Statale di Milano evidenzia un maggior tasso di crescita dell'espansione del virus in zone geografiche più fredde e secche. In zone molto calde ed umide, invece, l'espansione avviene meno rapidamente. Ed un altro studio, di un ricercatore dell'Università Federico II di Napoli, ipotizza un peggioramento nella diffusione della pandemia in aree dove la temperatura oscilla fra 4°C e 11°C.

Ad inizio aprile anche il servizio europeo Copernicus ha dato il suo contributo alla ricerca in questo campo, mettendo a disposizione mappe della temperatura media regionale ed incrociando i dati climatici con quelli della mortalità.

Studi vengono effettuati anche a livello nazionale. In Spagna ad esempio, uno studio dell'Istituto de Salud del Carlos III e dell'Agenzia statale di Meteorologia (Aemet), ha evidenziato una relazione fra freddo e propagazione del virus nel paese. Dove si registrava nelle settimane scorse una temperatura più bassa e minor umidità (ad esempio l'area di Madrid), si è visto che il virus si espandeva maggiormente nella popolazione.

Nelle regioni del sud e presso l'arcipelago delle Canarie, più calde e con maggior umidità, sembra che il nuovo coronavirus si sia espanso meno diffusamente. Anche qui gli esperti avvisano: non basterà il caldo estivo a bloccare l'espansione del virus. E sottolineano che ci sono molti altri parametri che entrano in gioco nella propagazione del virus.