Gli scienziati cercano di salvare il Mar Piccolo d’Italia: le piante potrebbero ripulire decenni di inquinamento

Dopo aver inquinato per decenni il nostro territorio secondo gli scienziati un aiuto importante potrebbe giungerci proprio dalla natura. Delle particolari piante potrebbero aiutarci a ripulire il Mare Piccolo.

Inquinamento
Per decenni la laguna di Taranto è stata inquinata e ora la mitilicoltura è in pericolo.

Il feroce inquinamento avvenuto nella zona di Taranto, causato da decenni di industrializzazione scellerata, è argomento noto a tutti. Da anni ormai si cerca ogni modo possibile per tentare di ristabilire una situazione ambientale accettabile e, secondo alcuni scienziati, in questa battaglia potrebbe venire in nostro soccorso proprio la natura.

Nelle acque del Mare Piccolo, in Puglia, storicamente vengono allevati i mitili, ma da alcuni anni a causa dell’enorme inquinamento questa antica tradizione rischia di scomparire.

La piccola laguna di Mare Piccolo, in Puglia

La laguna di Mare Piccolo è composta da due seni collegati da un canale stretto. Il primo seno, quello più vicino al mare, storicamente era il migliore per la raccolta delle larve. È infatti Giovanni Fanelli, ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IRSA) a spiegare:

Il primo seno è più vicino al mare aperto, permettendo l’ingresso di acque più fresche. Ma da anni non è più possibile completare la crescita delle cozze in quell’area.

I mitili, una volta raggiunta una determinata dimensione, devono essere trasferite nel secondo seno. Questo perché il primo si trova particolarmente vicino ad alcune fonti di inquinamento, ovvero alla storica acciaieria della zona.

I mitilicoltori devono quindi trasferire le cozze non ancora mature per far sì che possano completare la crescita e permettere loro di depurarsi dalle tossine.

Tuttavia per arrivare ad un livello di crescita adeguato, come accennato dal ricercatore del CNR, le larve hanno bisogno di acque fresche. A causa del riscaldamento globale una percentuale sempre maggiore di cozze non riesce a sopravvivere e crescere.

Secondo quanto raccontato dai miticoltori della zona lo scorso anno è andato perduto il 90% del raccolto, compromettendo sia la stagione in corso che quelle future.

Per non rischiare di veder sparire l’intero settore della mitilicoltura è necessario trovare una soluzione almeno per quanto riguarda il fattore inquinamento.

Depurazione
L'utilizzo di piante iperaccumulatrici potrebbe aiutare a depurare la laguna.

I ricercatori hanno deciso di affidarsi alla fitodepurazione: un processo che utilizza le piante per assorbire tossine pericolose. Secondo gli studi portati avanti dagli scienziati, con l’utilizzo di questa tecnica si avrebbero notevoli benefici per l’ambiente e per i lavoratori del settore.

Tuttavia tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e per riuscire a mettere in pratica questa tecnica bisogna superare non pochi ostacoli tra cui problemi logistici, mancanza di fondi e la persistente presenza di industrie altamente inquinanti nella zona.

A Taranto infatti non sorge solamente la famosa acciaieria, uno degli impianti siderurgici più grandi d’Europa, ma anche una raffineria di petrolio, una cementeria e anche la più grande base navale italiana.

Vari studi scientifici hanno rilevato livelli allarmanti di metalli pesanti e inquinanti organici nei sedimenti marini di questa zona e le cozze, essendo filtratori, accumulano i contaminanti tossici.

Tuttavia anche il trasferimento nel secondo seno sta diventando sempre più rischioso in quanto, a causa della crisi climatica, a luglio dello scorso anno in questa parte di Mare Piccolo si sono toccati i 31,5 °C, una temperatura letale per le cozze.

Ovviamente per la zona sono stati sviluppati numerosi progetti di bonifica, ma come abbiamo accennato in precedenza ci sono numerosi ostacoli da superare.

Per ripulire la zona tramite la fitodepurazione le piante più efficaci sono quelle “iperaccumulatrici”, come pioppi, girasoli, alcune graminacee e la canapa.

Sarà necessario combinare più tecniche

Tuttavia secondo alcuni esperti la sola fitodepurazione non è in grado di decontaminare completamente vaste aree come il Mare Piccolo, inoltre i tempi sono molto lunghi e oscillano tra qualche anno a diversi secoli per riuscire a rimuovere i contaminanti più persistenti.

Sembrerebbe quindi necessario utilizzare un approccio combinato, sfruttando la fitodepurazione integrata con tecniche tradizionali.

Ovviamente la bonifica svolgerà un ruolo importantissimo nella rinascita di Mare Piccolo, ma ovviamente anche la bonifica migliore risulta inutile se proseguono le attività inquinanti.

La speranza è quindi quella di riuscire a ripulire questo piccolo gioiello italiano e non inquinarlo più.

Riferimenti allo studio

Laura Giordano, Giuseppe Portacci, Carmela Caroppo, Multidisciplinary tools for sustainable management of an ecosystem service: The case study of mussel farming in the Mar Piccolo of Taranto (Mediterranean, Ionian Sea), Ocean & Coastal Management, Volume 176, 2019, Pages 11-23, ISSN 0964-5691, https://doi.org/10.1016/j.ocecoaman.2019.04.013.