Il cambiamento della distribuzione della copertura nuvolosa sulla Terra sta accelerando il riscaldamento globale
Da uno studio di un ricercatore della NASA emerge come il cambiamento della distribuzione nuvolosa sulla Terra sta amplificando l’assorbimento di energia solare e contribuendo al crescente squilibrio energetico della Terra.

Un ricercatore della NASA, George Tselioudis, ha dedicato anni a studiare l’evoluzione della copertura nuvolosa globale, portando alla luce scoperte che gettano una nuova luce sul riscaldamento del nostro pianeta.
I suoi studi, pubblicati su prestigiose riviste come Climate Dynamics e Geophysical Research Letters, rivelano un fenomeno che potrebbe essere uno dei tasselli mancanti per comprendere l’accelerazione del cambiamento climatico.
La riduzione e lo spostamento delle nubi temporalesche sugli oceani, un processo che sta amplificando l’assorbimento di energia solare e contribuendo al crescente squilibrio energetico della Terra.
Un cielo che cambia
Tra il 1984 e il 2018, Tselioudis e il suo team hanno osservato un mutamento preoccupante nella distribuzione delle nubi. Le imponenti formazioni temporalesche, che dominano le regioni equatoriali e le medie latitudini sopra gli oceani, si sono diradate e hanno iniziato a migrare verso i poli.

Queste nubi, con le loro cime bianche e riflettenti, svolgono un ruolo cruciale nel regolare il clima terrestre. Riflettendo una parte significativa della radiazione solare nello spazio, agiscono come uno scudo naturale, mantenendo un delicato equilibrio tra l’energia che la Terra riceve e quella che disperde.
Questo cambiamento comporta pesanti conseguenze. Gli oceani, che coprono oltre il 70% della superficie terrestre, sono i principali serbatoi di calore del pianeta.
Quando assorbono più energia solare, le loro temperature aumentano, innescando una serie di effetti a cascata: dall’intensificazione delle correnti oceaniche alla modifica dei pattern atmosferici, fino all’amplificazione degli eventi climatici estremi.

I dati raccolti da Tselioudis suggeriscono che questo fenomeno potrebbe essere uno dei motivi per cui le temperature oceaniche e globali del 2023 hanno superato ogni previsione, raggiungendo livelli record che hanno sconcertato la comunità scientifica.
Lo squilibrio energetico della Terra
Al cuore di questa trasformazione c’è quello che gli scienziati chiamano “squilibrio energetico terrestre”. In condizioni ideali, la Terra riceve dal Sole una quantità di energia che viene in parte riflessa e in parte assorbita, per poi essere riemessa nello spazio sotto forma di radiazione infrarossa.
Secondo Tselioudis, la perdita di queste nubi rappresenta un “feedback positivo”, un meccanismo che amplifica il cambiamento climatico. Meno nubi significano più calore assorbito dagli oceani, che a loro volta favoriscono condizioni atmosferiche che riducono ulteriormente la formazione di nubi riflettenti.

È un circolo vizioso che accelera il riscaldamento del pianeta e rende sempre più difficile prevedere l’evoluzione del clima futuro.
Il ruolo della cella di Hadley
Una delle ipotesi avanzate da Tselioudis e dai suoi colleghi è l’espansione delle celle di Hadley, enormi strutture di circolazione atmosferica che trasportano calore e umidità dall’equatore verso le latitudini più alte.
Questo spostamento non solo riduce la copertura nuvolosa nelle regioni tropicali, ma modifica anche la distribuzione delle precipitazioni, con implicazioni per l’agricoltura, la gestione delle risorse idriche e la biodiversità.
Tuttavia, le cause esatte di questi cambiamenti restano oggetto di studio. L’interazione tra la circolazione atmosferica, le temperature oceaniche e la dinamica delle nubi è complessa, e i modelli climatici attuali faticano a catturarne pienamente le sfumature.
Ciò che è chiaro, però, è che il fenomeno osservato da Tselioudis non è un’anomalia isolata, ma parte di un mosaico più ampio di trasformazioni indotte dal cambiamento climatico.