Il rinoceronte bianco settentrionale è funzionalmente estinto: disperato tentativo della scienza per salvare la specie

La scomparsa del rinoceronte bianco settentrionale è un durissimo colpo per gli ecosistemi dell'Africa, ma la scienza sta provando disperatamente a salvare la specie attraverso nuovi metodi di sperimentazione.

Rinoceronte bianco
La scomparsa del rinoceronte bianco settentrionale è una storia di avidità umana. Originario dell’Africa centrale, in paesi come Uganda, Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana, questo gigante erbivoro è stato decimato dal bracconaggio, alimentato dalla domanda internazionale del suo corno.

Il rinoceronte bianco settentrionale, nome scientifico Ceratotherium simum cottoni, un tempo abitante delle savane africane, è funzionalmente estinto. Questa triste definizione indica che la specie non è più in grado di sopravvivere naturalmente, nonostante la presenza di due femmine ancora in vita, Najin e Fatu, custodite sotto stretta sorveglianza nella riserva di Ol Pejeta, in Kenya.

La morte dell’ultimo maschio, denominato Sudan, ha segnato un punto di non ritorno per la riproduzione naturale di questa sottospecie, spingendo gli scienziati a intraprendere una corsa contro il tempo per salvarla dall’oblio.

L’uomo responsabile dell’estinzione

La scomparsa del rinoceronte bianco settentrionale è una storia di avidità umana. Originario dell’Africa centrale, in paesi come Uganda, Sudan, Ciad e Repubblica Centrafricana, questo gigante erbivoro è stato decimato dal bracconaggio, alimentato dalla domanda internazionale del suo corno.

Composto di cheratina, la stessa sostanza delle unghie umane, il corno è ricercato nella medicina tradizionale asiatica e per oggetti ornamentali, nonostante non abbia proprietà terapeutiche dimostrate.

Negli anni ’70 e ’80, la popolazione di rinoceronti bianchi settentrionali, che contava circa 2.360 esemplari nel 1960, è crollata a poche unità. Nel 2008, la sottospecie è stata dichiarata “probabilmente estinta” in natura, e oggi solo Najin (36 anni) e Fatu (25 anni) sopravvivono, incapaci di portare avanti la specie senza intervento umano.

Con un peso che può superare i 3.500 kg e un corno anteriore che cresce per tutta la vita, il rinoceronte bianco settentrionale era un simbolo di forza e resilienza. Il suo ruolo ecologico era fondamentale: modificando la vegetazione, contribuiva a mantenere l’equilibrio della savana, riducendo il rischio di incendi.

La sua perdita rappresenta non solo una tragedia per la biodiversità, ma un monito sull’impatto devastante delle attività umane sugli ecosistemi dell’Africa.

La scienza come ultima speranza

Nonostante la situazione disperata, la comunità scientifica non si arrende. Il consorzio internazionale BioRescue, che coinvolge istituzioni come il Leibniz Institute di Berlino, l’Università di Padova e il laboratorio Avantea di Cremona, sta lavorando a tecniche di riproduzione assistita per salvare la specie.

Ad oggi, sono stati prodotti 35 embrioni di rinoceronte bianco settentrionale, crioconservati a -196°C in attesa di essere impiantati in madri surrogate della sottospecie meridionale, che conta circa 17.464 esemplari in natura.

Questi embrioni sono stati creati utilizzando ovuli prelevati da Najin e Fatu e sperma congelato di maschi deceduti, tra cui Sudan.

Un altro approccio innovativo arriva dall’Università di Osaka, dove i ricercatori stanno tentando di generare ovuli e spermatozoi a partire da cellule staminali ottenute da tessuti di rinoceronte.

Questo metodo, se perfezionato, potrebbe aumentare la diversità genetica della popolazione futura, attualmente limitata dal materiale genetico di soli quattro maschi e due femmine. Nel 2024, il progetto BioRescue ha raggiunto un traguardo storico: la prima gravidanza di un rinoceronte bianco meridionale ottenuta tramite fecondazione in vitro, dimostrando che il trasferimento di embrioni è possibile.

Il rinoceronte bianco meridionale, una storia di speranza e fragilità

Mentre il rinoceronte bianco settentrionale è arrivato sulla via dell’estinzione, il rinoceronte bianco meridionale, nome scientifico Ceratotherium simum simum, rappresenta un esempio di successo nella conservazione.

Esemplare di rinoceronte bianco.
La sua perdita rappresenta non solo una tragedia per la biodiversità, ma un monito sull’impatto devastante delle attività umane sugli ecosistemi dell’Africa.

Ridotta a meno di 100 individui alla fine del XIX secolo, questa sottospecie è stata salvata grazie a misure di protezione e programmi di reintroduzione, come l’“Operazione Rinoceronte” degli anni ’60.

Oggi, con circa 17.464 esemplari in natura, principalmente in Sudafrica, è la sottospecie di rinoceronte più numerosa. Tuttavia, anche questa popolazione rimane vulnerabile: il bracconaggio, intensificato dalla domanda di corno in paesi come Cina e Vietnam, e i cambiamenti climatici minacciano i progressi ottenuti.

Un ambizioso piano di rewilding in Sudafrica prevede la reintroduzione di 2.000 esemplari nei prossimi anni, ma il rischio di adattamento alla vita selvatica rimane elevato.