L'Ibis sacro invade le regioni del Sud, lanciato un progetto per segnalare la sua presenza nel territorio italiano
L'ibis sacro non è un nuovo arrivato in Europa. Negli anni '70, fu introdotto accidentalmente in parchi e giardini privati e le prime nidificazioni sporadiche risalgono agli anni '80 e '90. Oggi si registra un vero boom della sua popolazione.

L’Ibis sacro è un elegante uccello originario dell'Africa sub-sahariana. Questa specie negli ultimi tempi sta estendendo i suoi confini verso il Sud Italia. Simbolo divino nell'Antico Egitto, dove era associato al Dio Thot per il suo piumaggio candido, il collo lungo e il becco ricurvo, oggi questa specie rappresenta una minaccia per la biodiversità locale.
L'ibis sacro non è un nuovo arrivato in Europa. Negli anni '70, fu introdotto accidentalmente in parchi e giardini privati e le prime nidificazioni sporadiche risalgono agli anni '80 e '90. Ma negli ultimi anni che la popolazione è esplosa.
Nel 2019, nel Nord Italia si contavano oltre 1.200 coppie nidificanti su 32 siti e almeno 11.000 individui svernanti. Ora, dal novembre 2024, le osservazioni si moltiplicano anche al Sud: da Campania a Sicilia, passando per Puglia e Calabria, l'ibis sacro sta colonizzando zone umide, risaie e aree agricole.
L’invasione dell’Ibis sacro al Sud
Questa "invasione silenziosa" non è solo un fenomeno curioso. Come una delle oltre 3.000 specie aliene presenti in Italia, l'ibis sacro compete con le specie autoctone per cibo e habitat, diffonde malattie e causa danni alle colture. Immaginate stormi di questi uccelli che razziano campi di riso o interferiscono con la nidificazione di aironi e garzette locali: gli ecosistemi ne risentono, e l'impatto potrebbe richiedere interventi urgenti a livello europeo.
L’iniziativa invita cittadini, appassionati di birdwatching e chiunque interessato a segnalare avvistamenti di ibis sacro tramite un modulo online o un gruppo Facebook dedicato. Questo approccio mira a raccogliere dati dettagliati sulla distribuzione, il comportamento e l’impatto ambientale della specie.
Ecco come riconoscere l’Ibis Sacro
Gli ibis sacri sono facilmente riconoscibili per il loro piumaggio bianco con testa e becco neri ricurvi. Questa caratteristica li rende ideali per progetti di citizen science poiché anche i non esperti possono identificarli con facilità. L’obiettivo del monitoraggio è fornire dati utili per valutare eventuali interventi di gestione della specie.

L’espansione dell’ibis sacro rappresenta una sfida significativa per la biodiversità locale, poiché compete con le specie autoctone per risorse e habitat, predando uova e pulcini di altre specie. Coinvolgere la cittadinanza nella raccolta dei dati è essenziale per comprendere meglio l’impatto di questa invasione e sviluppare strategie efficaci di conservazione.
L’ornitologo Rosario Balestrieri, presidente di ARDEA, sottolinea l'importanza del coinvolgimento popolare: «Le iniziative di citizen science sono particolarmente importanti quando si tratta di specie aliene, un tema sempre più controverso nonostante gli effetti spesso dannosi che queste specie possono avere sugli ambienti e su altre forme di vita».
Grazie a queste segnalazioni, sarà possibile mappare la diffusione nel Sud Italia, valutare i rischi ecologici e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle minacce delle specie invasive.
Il progetto, lanciato di recente, rappresenta una sfida cruciale per la conservazione. In un Paese come l'Italia, ricco di zone umide protette come il Delta del Po o le saline di Trapani, monitorare l'ibis sacro non è solo scienza: è un atto di difesa del patrimonio naturale condiviso.