Nello Stretto di Messina esiste una delle ultime colonie di squali bianchi del Mediterraneo?
Le particolari condizioni ambientali, come le intense correnti di marea, montante e scendente, generate dalla differenza di marea tra le acque del Mar Tirreno e del Mar Ionio, creano un ambiente dinamico che favorisce la presenza di una straordinaria varietà di specie marine, fra cui molti squali.

Lo Stretto di Messina è un luogo unico al mondo, noto non solo per la sua importanza geografica e storica, ma anche per la straordinaria biodiversità che caratterizza i suoi fondali. Questo tratto di mare, che collega il Mar Tirreno al Mar Ionio, è definito dagli scienziati un “laboratorio naturale” del Mediterraneo,
All’interno di questo braccio di mare, che separa la Sicilia dalla Calabria, si sviluppano dei fenomeni idrodinamici unici al mondo, con forti correnti di marea che si invertono ogni 6 ore, portando una notevole quantità di sostanze nutritive.
Un fondale profondo e ricco di biodiversità
Le particolari condizioni ambientali, come le intense correnti di marea, montante e scendente, generate dalla differenza di marea tra le acque del Mar Tirreno e del Mar Ionio, creano un ambiente dinamico che favorisce la presenza di una straordinaria varietà di specie marine.
Queste correnti, unite alla bassa temperatura delle acque profonde e all’abbondanza di nutrienti come azoto e fosforo, rendono lo Stretto un habitat ideale per organismi pelagici e bentonici.
Ma data la grande profondità dei suoi fondali, specie nella parte centrale e meridionale del Canale, lo Stretto di Messina è ricco di fauna batipelagica, ossia pesci che vivono a grandi profondità, lì dove la luce del sole non riesce a filtrare.

Specie come il pesce lanterna, il drago marino e il raro re di aringhe, che raggiunge i 3 metri nel Mediterraneo, emergono in superficie grazie alle correnti montanti, rendendo lo Stretto un luogo unico per lo studio di questi organismi abissali.
Nello Stretto di Messina sopravvive l’ultima colonia di squali bianchi mediterranei?
La presenza di squali nello Stretto di Messina è un tema che affascina e alimenta leggende, spesso associate al mito di Scilla e Cariddi. Tra le specie di selacei documentate, troviamo la verdesca, lo squalo capopiatto e l’aquila di mare. Ma la leggenda più persistente riguarda gli squali bianchi, che si dice siano stanziali in quest’area.
Uno studio del 2010, pubblicato su “Proceedings of the Royal Society”, ha analizzato il patrimonio genetico degli squali bianchi del Mediterraneo, ipotizzando che la popolazione locale derivi da individui arrivati dall’Australia circa 450.000 anni fa attraverso lo Stretto di Gibilterra.
Cosa sappiamo su questi squali?
Questi squali sarebbero geneticamente isolati rispetto a quelli atlantici, suggerendo una presenza stabile nel Mediterraneo, ma non necessariamente stanziale nello Stretto di Messina.

Tuttavia, gli avvistamenti di squali bianchi nello Stretto sono rari e spesso confusi con altre specie, come la verdesca o il pesce luna. La letteratura scientifica conferma che gli squali bianchi non sono stanziali, ma piuttosto migratori, attratti stagionalmente dallo Stretto per la ricchezza di cibo e per scopi riproduttivi.
Inoltre, gli squali bianchi sono a rischio di estinzione nel Mediterraneo, e la loro presenza è minacciata dalla pesca eccessiva e dall’inquinamento. Gli studiosi sottolineano che l’uomo rappresenta una minaccia maggiore per gli squali bianchi rispetto al contrario, con attacchi all’uomo estremamente rari.
Un caso del 1908, in cui una femmina di squalo bianco catturata vicino a Messina conteneva resti umani, è stato attribuito alle vittime del terremoto di Messina, non a un attacco diretto.