Perché i resti degli ex uragani atlantici rappresentano un grave pericolo per l'Europa?
Sebbene i resti di questi ex uragani non arrivino in Europa come cicloni tropicali, la loro trasformazione in tempesta extratropicale non va sottovalutata. Questi sistemi, pur perdendo la struttura tropicale, possono causare molti fenomeni meteorologici estremi.

Storicamente nessun uragano ha mai raggiunto l’Europa mantenendo la sua struttura tropicale originale. Sebbene uragani come Ophelia, Leslie e Lorenzo si siano avvicinati al continente in passato, prima di raggiungere le coste europee hanno subito una trasformazione extratropicale prima di arrivare, diventando tempeste meno simmetriche, di tipo subtropicale (ibrido) ma comunque capaci di portare intenso maltempo.
Eppure in passato ci sono stati dei casi in cui dei veri e propri cicloni tropicali hanno mantenuto per molto tempo la loro struttura tropicale, prima di evolversi in tempeste subtropicali, nel momento del landfall sulla costa.
Il recente caso dell’uragano Gabrielle
L’uragano Gabrielle, sviluppatosi nei giorni scorsi sull'Atlantico tropicale ha raggiunto la categoria 4, spinto inizialmente verso ovest dagli alisei. In questa fase, il ciclone si presenta come una gigantesca torre convettiva, alimentata dal calore del mare e dalla convezione profonda che trasporta aria umida verso l’alto.

La sua struttura compatta e simmetrica si è mantenuta grazie ad un potente deflusso radiale in quota, che ha permesso all’aria di disperdersi uniformemente in tutte le direzioni. Questo processo di ventilazione è essenziale per mantenere la stabilità e l’intensità dell’uragano che altro non è che una macchina termica che risucchia umidità dalla superficie oceanica.
Muovendosi verso nord Gabrielle, avvicinandosi alle Azzorre, verrà intercettato dal flusso occidentale delle medie latitudini che farà perdere simmetria al suo outflow. Questo ora si concentrerà in una sola direzione, rompendo la simmetria del ciclone.
In questa fase il ciclone, pur iniziando il processo di extratropical transition, si dovrebbe intensificare ulteriormente, prima di muoversi ulteriormente verso nord-est, evolvendosi in una profonda depressione delle medie latitudini.
L’impatto sulla corrente a getto e le onde di Rossby, ecco come si trasformano gli uragani
Prima di avvicinarsi al continente europeo gli uragani subiscono una profonda trasformazione, tanto da far perdere le loro originali caratteristiche tropicali. Quando l’outflow di un ciclone tropicale impatta con la corrente a getto polare, tende a distorcere il flusso, amplificando le onde di Rossby attraverso una rottura ciclonica.
Man mano che l’uragano si avvicina alle medie latitudini, inizia la sua trasformazione in ciclone extratropicale. La simmetria tropicale si dissolve, compaiono fronti e la struttura del ciclone si allarga, diventando meno compatta ma mantenendo una grande energia.

Quando viene agganciato dalla circolazione delle medie latitudini, in particolare dal getto polare, la tempesta tende ad approfondirsi. Questo processo lo trasforma in una depressione extra-tropicale, con un processo evolutivo molto più simile al modello Shapiro–Keyser cyclone nella fase di transizione, con tanto di potenziale "sting jet".
Perché questi ex uragani possono essere molto pericolosi per l’Europa?
Sebbene i resti di questi ex uragani non arrivino in Europa come cicloni tropicali, la loro trasformazione in tempesta extra-tropicale non va sottovalutata. Questi sistemi, pur perdendo la struttura tropicale, possono portare venti forti, piogge intense e condizioni meteorologiche avverse, se non estreme.
Infatti queste circolazioni depressionarie, anche quando si trasformano, continuino a influenzare il tempo a migliaia di chilometri di distanza, rendendo fondamentale monitorare la loro evoluzione.
Inoltre al loro interno contengono ancora enormi quantitativi di vapore acqueo tropicale che possono creare l’ambiente favorevole per eventi precipitativi estremi sulle coste europee, come forti temporali e nubifragi, in grado di provocare inondazioni e alluvioni lampo.