Quell'isola affiorante nel bel mezzo del Mediterraneo: i misteri del banco Skerki

Si tratta di un luogo incredibile, una vera catena montuosa subacquea, che dalla profondità dell’abisso risale fino in prossimità della superficie, venti centimetri appena sotto il pelo dell’acqua.

Banco skergi
Data la sua notevole distanza dalla terra ferma questo luogo è oggi pressochè incontaminato.

Nel bel mezzo del Mediterraneo centrale, poco a largo delle coste della Sicilia occidentale, a circa 60 miglia dall’isola di Marettimo, si trova il banco di Skerki. Si tratta di una spettacolare formazione rocciosa sottomarina che in alcuni punti arriva quasi a toccare la superficie del mare, passando da una batigrafia di oltre 200 metri, fino ad appena 20 cm, nel punto più elevato, fino ad affiorare dall'acqua nei giorni di mare agitato.

In alcune carte nautiche questo banco prende il nome di scoglio Keith, nonostante ufficialmente viene nominato come banco di Skerki. Nonostante ciò l’attribuzione del nome sono un dilemma. Il poeta Virgilio riteneva che qui emergessero dalle profondità due isolotti che romani e cartaginesi si spartivano da buoni vicini, e li chiamò Are.

Cosa sappiamo su questa formazione rocciosa sottomarina?

La curiosità e l’emozione prima della immersione sono intense, alimentate dall’alone di mistero e dai racconti quasi fantastici delle persone che l’hanno visto. Si tratta di un luogo incredibile, una vera catena montuosa subacquea, che dalla profondità dell’abisso risale fino in prossimità della superficie, venti centimetri appena sotto il pelo dell’acqua, chiamato dai pescatori “Punto Zero”.

Banco Skergi
Queste rocce, a pelo d’acqua, nel corso dei secoli hanno rappresentato una grave minaccia per la navigazione.

Fin dai tempi dei romani sono documentati terribili sconvolgimenti tellurici ed eruttivi che hanno modificato, nel corso dei millenni, la piattaforma sommersa, originando isole vulcaniche, come Pantelleria.

La cosiddetta “Rotta della Morte”

Queste rocce, a pelo d’acqua, nel corso dei secoli hanno rappresentato una grave minaccia per la navigazione. La presenza di numerose ancore tuttora intatte testimonia realisticamente i numerosi relitti che in diverse epoche hanno impattato questo banco.

Navi di ogni grandezza ed età, dai vascelli romani e cartaginesi, fino a quelli dell’ottocento e ancora più moderni. Durante la seconda guerra mondiale, questo breve tratto di mare, fu soprannominato “Rotta della Morte”, perché dal mese di novembre del 1942 al mese di maggio del ’43 si svolse un’intensa battaglia tra le forze alleate e le forze dell’asse, che portò all’affondamento di oltre cento navi, la gran parte italiane.

Perché è un luogo così misterioso?

Se vi state chiedendo perché questo banco è così poco conosciuto e quasi leggendario, la risposta è semplice, è molto difficile poterlo raggiungere vista la distanza dalle coste ed è del tutto inutile per i pescatori tradizionali rischiare attrezzature ed imbarcazioni, inoltre oggi è evitato con attenzione anche dalle rotte commerciali.

Solo alcuni esperti pescatori subacquei o spedizioni naturalistiche ed archeologiche, come la National Geographic, si avventurano in queste acque di tanto in tanto.

Le condizioni meteomarine possono cambiare repentinamente, data l’esposizione della zona allo scirocco ed al maestrale (statisticamente sono i venti più frequenti, ma anche la presenza degli altri non scherza) sono così pochissimi quei temerari che rischierebbero di trovarsi nel bel mezzo di una violenta burrasca ad una tale distanza dalle coste e senza alcuna possibilità di ridosso.

Mediterraneo
Tantissimi i pesci presenti, anche buona parte di essi spesso non si vedono in giro, poiché rimangono intanati fra le rocce, non appena arrivano i subacquei.

Attualmente, dai centri costieri alcuni grossi gommoni possono raggiungere in giornata il banco Skerki, affidandosi alla velocità dei loro potenti motori ed alle attrezzature tecnologiche e costosissime in dotazione, sfruttando così al meglio i bollettini nautici.

Ultimo baluardo di un Mediterraneo che non esiste più

Data la sua notevole distanza dalla terra ferma questo luogo è oggi pressochè incontaminato. Attorno lo scoglio sono state osservate varie specie di squalo, fra cui il grande squalo bianco. Tantissimi i pesci presenti, anche buona parte di essi spesso non si vedono in giro, poiché rimangono intanati fra le rocce, non appena arrivano i subacquei.

Le onde e le correnti fortissime, sono i guardiani di questo straordinario luogo, per più di trecento giorni l’anno. Scherki, può essere considerato l’ultimo baluardo di un Mediterraneo che non esiste più.

Un ecosistema ancora intatto e vergine, dove si può fare qualsiasi tipo d’incontro, ma nonostante ciò, molti subacquei restano delusi, perché il banco è vastissimo e pochissimi conoscono bene i punti migliori per immergersi.

I subacquei che hanno avuto la fortuna di raggiungere questo luogo hanno provato almeno una volta un’immersione conoscitiva. Quasi tutti hanno compreso che su questo fondale, date le incessanti e forti correnti di risalita e le onde che si infrangono contro il reef tutte intorno, è meglio sapere con certezza come comportarsi e come reagire in caso di incidente.