Questo è l’animale più misterioso d’Europa, negli ultimi anni sono aumentati gli avvistamenti in Italia

Questo canide, spesso scambiato per una volpe o un lupo, è un abitante sfuggente delle terre selvagge d’Europa, negli ultimi anni è stato avvistato anche in Italia.

Lo Sciacallo d'orato.
La sua natura riservata lo rende un’ombra tra le pianure e i boschi. E’ un animale notturno, che preferisce evitare l’uomo e vivere ai margini della civiltà. A differenza dei suoi cugini più noti, come il lupo, lo sciacallo dorato è meno studiato e la sua presenza è spesso rilevata solo grazie a tracce indirette.

Tra le creature che popolano il continente europeo, poche sono avvolte da un alone di mistero come lo sciacallo dorato (Canis aureus). Questo canide, spesso scambiato per una volpe o un lupo, è un abitante sfuggente delle terre selvagge d’Europa, un simbolo di adattabilità e segretezza che continua a sorprendere scienziati e naturalisti.

Originario dell’Asia e dell’Africa settentrionale, lo sciacallo dorato ha iniziato a colonizzare l’Europa sud-orientale solo negli ultimi secoli, espandendosi silenziosamente verso nord e ovest. Oggi lo si può trovare in paesi come Bulgaria, Romania, Ungheria e persino in alcune zone dell’Italia nord-orientale.

Un'ombra nei boschi

Ma la sua natura riservata lo rende un’ombra tra le pianure e i boschi. E’ un animale notturno, che preferisce evitare l’uomo e vivere ai margini della civiltà. A differenza dei suoi cugini più noti, come il lupo, lo sciacallo dorato è meno studiato e la sua presenza è spesso rilevata solo grazie a tracce indirette.

Impronte, escrementi o i suoi caratteristici ululati, che echeggiano nelle notti rurali. Più piccolo di un lupo, ma più grande di una volpe, con un manto dorato che varia dal beige al marrone rossiccio, questo animale è un maestro del camuffamento.

Un mistero ecologico

Ciò che rende lo sciacallo dorato così misterioso è la sua rapida espansione in Europa, un fenomeno che ha colto di sorpresa molti ecologi. Alcuni lo attribuiscono ai cambiamenti climatici e alla disponibilità di nuove prede, come piccoli mammiferi e carcasse abbandonate.

Sciacallo d'orato.
Ecco un esemplare maschio di Sciacallo d'orato mentre si riposa in una radura di un bosco europeo. Credit immagine Wikipedia.

Altri vedono nella sua diffusione un segnale della ritirata umana dalle aree rurali, che ha lasciato spazio a specie selvatiche opportunistiche come questa. Eppure, nonostante la sua crescente presenza, gli avvistamenti diretti rimangono rari, e molte domande sulla sua biologia e sul suo comportamento restano senza risposta.

Leggende e realtà

In alcune culture dell’Europa orientale, lo sciacallo è associato a storie di astuzia e soprannaturale. I suoi versi inquietanti hanno alimentato leggende locali, facendolo diventare una figura quasi mitologica.

Ma al di là del folklore, lo sciacallo dorato è un esempio vivente di come la natura possa ancora sorprenderci, anche in un continente che pensiamo di conoscere bene. Questo animale misterioso continua a vivere ai confini della nostra comprensione, un enigma a quattro zampe che ci ricorda quanto sia vasto e imprevedibile il mondo naturale.

Gli ultimi avvistamenti in Italia

Negli ultimi anni, lo sciacallo ha attraversato il Po, colonizzando l’Emilia-Romagna e spingendosi verso sud. Nel 2016-2017 sono arrivate le prime segnalazioni nella pianura emiliana, seguite da avvistamenti sull’Appennino modenese e parmense (ad esempio, un video del marzo 2023 nell’Appennino parmense).

Più a sud, nel 2021, uno sciacallo è stato fotografato a Montemurlo, in Toscana, e nel 2022 la sua presenza è stata confermata nel Parco Nazionale del Circeo, nel Lazio.

Segno di un’espansione sorprendente. Questi avvistamenti indicano che la specie sta trovando nicchie ecologiche anche in ambienti più antropizzati.

Sciacallo d'orato.
Uno Sciacallo d'orato mentre si aggira in un bosco in Polonia. Credit immagine wikipedia.

Nonostante la sua espansione, lo sciacallo dorato resta elusivo e difficile da censire con precisione. Uno studio del 2021, pubblicato nei Quaderni del Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara, stimava tra 196 e 250 esemplari in Italia settentrionale, suddivisi in 37-47 gruppi riproduttivi.

Tuttavia, esperti come Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale, suggeriscono che il numero reale potrebbe essere più alto, fino a circa 500 esemplari nel 2024, considerando i recenti avvistamenti sparsi.