COP30 Belém: polemiche e negoziati frenetici sotto un nubifragio tropicale, Lula in prima linea. Colpo di scena su COP31

Sono ore frenetiche a Belém, tra negoziati serrati e una giornata segnata da un violento nubifragio tropicale che ha coperto di rumore la plenaria. Torna il presidente del Brasile Lula e scuote i negoziatori. colpo di scena sulla sede della prossima COP31, dove si svolgerà?

Sono ore frenetica a Belém nei negoziati e nei tanti eventi collaterali in corso alla 30° Conferenza delle Parti sui Cambiamenti climatici. In un mercoledì con corridoi affollati, l’atmosfera ha quasi voluto mandare un segnale ai negoziatori e ai ministri presenti. Un violento nubifragio tropicale si è scatenato nel pomeriggio. La pioggia era così forte che in sala plenaria era quasi impossibile udire gli interventi di una plenaria convocata dalla presidenza per raccogliere le dichiarazioni dei vari Stati membri UNFCCC.

Protagonista della giornata il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, ma non sono mancate altre notizie anche clamorose come la sede della prossima COP 31 e una polemica fra la presidenza COP e il cancelliere tedesco Mertz.

Il punto sui negoziati: verso tre giorni chiave

Molte nuove bozze di documenti COP sono state pubblicate nelle ultime ore, con un clima di forte accelerazione dei lavori.

La Presidenza brasiliana punta ad approvare un “Belém Package”, cioè un pacchetto unico di decisioni su finanza, adattamento, Article 6, mitigazione, tecnologia.

Non mancano però ancora problemi, lentezze e divisioni. In particolare sull’adattamento, sui mercati del carbonio (Art. 6 dell’accordo di Parigi), su cui qualche delegazione vorrebbe anche riaprire dopo le sofferte decisioni delle ultime COP.

Sulla finanza climatica resta distanza una enorme tra Nord e Sud del mondo. Sul Loss & Damage Fund, il fondo per le perdite e danni da eventi estremi, i testi “ripuliti” sono stati inviati alla Presidenza.

Lula entra in scena: pressione per un accordo anticipato

Il presidente Lula è tornato a Belém mercoledì 19 mattina, segnalando un forte investimento politico del Brasile. L’obiettivo è arrivare a un pre-accordo già mercoledì, evitando i ritardi cronici delle ultime COP. Lula dice che la COP dovrà chiudere in orario, nella giornata di venerdì, senza gli sforamenti ai “tempi supplementari” degli ultimi anni.

Le priorità politiche del Brasile e di oltre 80 Paesi alleati, inclusa la Cina, sono la roadmap per la transizione dai combustibili fossili, rafforzare la finanza per i Paesi vulnerabili, accelerare l’implementazione dell’Accordo di Parigi.

Fondamentale per il Brasile è poi valorizzare il ruolo dell’Amazzonia come polo di soluzioni clima–ambiente.

Permangono però blocchi e opposizioni: Arabia Saudita e alcuni paesi produttori di combustibili fossili rifiutano l’idea di una roadmap globale sui fossili.

La polemica fra la Germania e la presidenza COP

In questi giorni è scoppiata una controversia diplomatica, a segiito delle dichiarazioni del cancelliere tedesco Friedrich Merz. Merz ha affermato che “nessun giornalista vorrebbe restare a Belém”, frase percepita come sprezzante e colonialista.

Folkloristico sit all'ingresso principale di COP30 in di un gruppo di nativi della Colombria che chiede l'abbandono dei combustibili fossili.

Immediate le reazioni, non solo all’interno della COP. Il governatore del Pará e del sindaco di Belém si sono detti indignati per le parole di Mertz. Polemiche anche in Germania, con critiche all’interno del parlamento tedesco, il Bundestag, specie dal gruppo parlamentare tedesco-brasiliano;

Critiche feroci poi nei giornali Brasiliani. Il presidente della COP30, André Corrêa do Lago, risponde con ironia: “Non dobbiamo ascoltare chi non sa apprezzare”. Ha poi rilanciato e ironizzato, affermando che “Quello che dovrebbe diventare virale è il video del ministro polacco che cade nel samba”.

La Germania è stata così costretta a diffondere una nota di chiarimento e riconciliazione, lodando la natura dell’Amazzonia e confermando gli investimenti nel Tropical Forests Forever Fund.

Colpo di scena sulle sede delle prossime COP

L’Australia ha ritirato ufficialmente la candidatura a ospitare COP31, che spetterebbe all’area dell’Oceania o dell’Asia. È fallito l’accordo diplomatico con la Turchia, che non intendeva ritirare la propria candidatura. La decisione ormai è scontata: COP31 sarà con ogni probabilità in Turchia, con possibile co-organizzazione simbolica dei Paesi del Pacifico che sostenevano Adelaide.

La sala della Plenaria mercoledì pomeriggio. Un forte nubifragio ha causato così rumore dentro la tensostruttura della zona Blu, che non si sentivano i relatori e in parte pioveva all'interno, quasi come un segnale ai negoziatori.

Dopo il Brasile dunque si torna in paesi di un’area geopolitica delicata, e in un Paese “ponte” fra UE, Medio Oriente e Asia che assume un ruolo centrale nelle politiche climatiche.

La COP richiede una grande organizzazione, a Belèm partecipano 56000 persone, in pratica è un grande evento. Serve dunque tempo per organizzarla. Avanza così con forza la candidatura dell’Etiopia a ospitare la COP32 del 2027, sostenuta in modo compatto dal blocco africano.

Cosa aspettarsi da COP30?

Belém vive giornate di intensa diplomazia, in bilico tra ambizione e tensioni. Il Brasile punta a chiudere un grande “pacchetto” di decisioni in anticipo, ma restano distanze profonde su fossili, finanza e governance dei mercati del carbonio.

Comunque vada, la COP30 si conferma un crocevia globale: dall’Amazzonia simbolo planetario alla leadership brasiliana, la sfida è arrivare a un accordo capace di riportare il mondo sulla traiettoria 1.5°C.