In Italia i cinghiali in aumento sono un problema per l'agricoltura

L'aumento dei cinghiali in Italia ha molte cause, fra cui l'introduzione di specie non autoctone per la caccia e l'abbandono delle aree montane e di campagna. I danni all'agricoltura sono però sempre più importanti e si cerca una soluzione.

Esemplari di cinghiali (Sus scrofa) sull'Appennino centrale.

Il crescente numero di cinghiali (Sus scrofa) in Italia sta diventando un problema sempre più grande per l'agricoltura, mentre sui giornali e sulle reti sociali circolano spesso video di cinghiali che si aggirano per le periferie delle grandi città, come Roma, rovistando fra la spazzatura.

Lo spopolamento delle aree di montagna, l'aumento delle aree di bosco a seguito dell'abbandono delle campagne, la scarsità di predatori (l'unico predatore è il lupo), l'introduzione nel territorio di esemplari non autoctoni per scopi venatori (gli esemplari di cinghiali provenienti dall'Europa dell'est introdotti decenni fa per la caccia si sono diffusi enormemente sul territorio italiano) e inverni più miti vengono indicati tra le cause di questo aumento.

Le immagini dei cinghiali che cercano cibo fra la spazzatura nelle città italiane colpiscono, ed hanno fatto il giro del mondo, ricevendo una importante copertura mediatica anche per la preoccupazione che solleva nell'opinione pubblica. Un problema di cui si parla meno sono i danni causati da questo elevato numero di cinghiali alle coltivazioni agricole.

Nel mese di luglio una nuova mobilitazione degli agricoltori italiani ha chiesto misure urgenti. I cinghiali in aumento portano a un danno sempre maggiore alle colture, richiedendo misure di contenimento costose. L'aumento del numero di cinghiali, in un ambiente da molto tempo antropizzato e profondamente modificato dalle attività umane, pone anche un problema di biodiversità.

Cinghiali in aumento in Italia, le proteste degli agricoltori

Ad inizio luglio la Coldiretti, la principale associazione di rappresentanza dell'agricoltura in Italia, ha organizzato una protesta davanti la sede del Parlamento italiano, a Roma, per chiedere il contenimento del numero di cinghiali, in continuo aumento. Il giorno della manifestazione la Coldiretti ha diffuso le stime sul numero di esemplari, che sarebbero aumentati di un 15% nei mesi delle misure più rigide contro la pandemia di COVID-19 e che sarebbero ormai 2 milioni e 300 mila.

L'elevato numero di cinghiali presenti in Italia, dovuto a vari fattori, causa ogni anno gravi danni alle coltivazioni agricole. Gli agricoltori chiedono da anni misure per contenerli.

Anche l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), segnala un forte aumento del numero di cinghiali, con un raddoppio del numero in 10 anni. Secondo l'ISPRA si è passati dai 500 mila del 2010 a 1 milione nel 2020. La stima precisa è complessa, ma emerge con chiarezza una tendenza all'aumento. In alcune regioni, come l'Umbria, l'aumento in pochi decenni è stato esponenziale.

Gli studi confermano un rapido aumento del numero di cinghiali in Italia.

La Coldiretti sottolinea come l'aumento dei cinghiali stia causando seri problemi per le coltivazioni. Non solo i campi di cereali vengono devastati al passaggio dei branchi, ma anche le coltivazioni di altro tipo subiscono seri danni e l'impatto sul territorio si fa sentire.

I cinghiali nelle città e il rischio di incidenti stradali

Fin qui il danno all'agricoltura, ma l'aumento dei cinghiali sta creando problemi anche nelle città dove vengono percepiti come un pericolo. Sempre più spesso su reti sociali e giornali vengono pubblicati video di cinghiali che cercano cibo nelle periferie delle città italiane. In generale sempre in zone vicine ai parchi urbani.

Al riguardo l'ISPRA ricorda che uno dei motivi per cui questi animali si sposta in città è la pratica assolutamente sconsigliata di nutrire questi animali selvatici. L'ISPRA ricorda che fornire cibo è una pratica assolutamente sconsigliabile, "perché favorisce l’abitudine di questi animali all'uomo con potenziali rischi per le persone, senza dimenticare che tale comportamento implica rischi anche per gli stessi animali".

Secondo l'ISPRA, Istituto italiano per la Protezione e la Ricerca Ambientale, uno dei motivi per cui i cinghiali si spingono in città è da ricercare nella pratica assolutamente sconsigliata e dannosa di nutrire questi animali selvatici.

Facilitando la presenza dei cinghiali vicino a strade e abitazioni, non è da sottovalutare il rischio di incidenti stradali che possono essere provocati dal loro attraversamento. Gli incidenti stradali causati dall'attraversamento di branchi di cinghiali in Italia sono numerosi. L'elevato numero di questi esemplari, che spesso si muovono in branco, aumenta il rischio di collisione con i veicoli, specie nelle ore notturne.

In Italia dare da mangiare ai cinghiali è vietato

In Italia il foraggiamento dei cinghiali è espressamente vietato dalla legge 221/2015 che prevede, per chi contravviene a tale divieto, l'arresto da 2 a 6 mesi o l'ammenda da € 500 a 2.000. Per la città di Roma vige una specifica ordinanza del 2016 in cui si ordina di “non distribuire alimenti ai colombi, gabbiani e altri animali appartenenti alla fauna selvatica su aree pubbliche” perseguibile con una sanzione da € 50 a 500.

Soluzioni?

Il dibattito su come affrontare questo gran numero di cinghiali va avanti da anni. Fra le proposte di contenimento c'è l'abbattimento selettivo combinato con la sterilizzazione ed il controllo di popolazione basato su metodi scientifici. Fra le proposte di contenimento viene proposto anche l'uso della caccia, ma diversi studi mostrano che non sarebbe sufficiente e soprattutto potrebbe portare a effetti contrari. L'uso della caccia viene criticato anche per esser stato in parte la causa del problema, visto che gli esemplari di cinghiale presenti in Italia sono di una varietà proveniente dall'Europa orientale, introdotta proprio per scopi venatori.

Ancora una volta, in un ambiente profondamente modificato dall'attività umana, emergono problemi di disequilibrio profondi causati dalla nostra specie.