La quasi allerta tsunami nell'Adriatico del 9 novembre 2022

A seguito del terremoto di magnitudo 5,7 del 9 novembre nel Mar Adriatico, avvertito in mezza Italia, è stata attivata la procedura di allerta tsunami. Non era un’allerta, ma ha permesso di testare il sistema di avviso. Come funziona?

terremoto
La mattina del 9 novembre un terremoto di magnitudo 5,7 ha avuto luogo nel Mar Adriatico, ed è stato avvertito in molte aree dell'Italia.

Il 9 novembre scorso, un terremoto di magnitudo Ml 5.7 è avvenuto al largo della Costa Marchigiana Pesarese, ad una distanza di circa 30 km dalla costa e dalle città di Fano e Pesaro. Il sisma, avvertito in molte aree dell'Italia centro-settentrionale, ha causato molta apprensione e dei leggeri danni nella città di Ancona.

Il sisma del 9 novembre, essendosi verificato in mare, nell'Adriatico, ha rappresentato un'occasione per verificare le procedure di allertamento del Centro Allerta Tsunami (CAT) dell'INGV. Fortunatamente il terremoto è stato modesto (Mw5.5) e non ha generato uno tsunami - riporta l'INGV sul suo blog ufficiale dedicato ai terremoti "INGV Terremoti" - ma il personale in turno nella Sala di Sorveglianza Sismica e Allerta Tsunami e in reperibilità ha eseguito integralmente la procedura di allertamento.

Il 9 novembre 2022 in Italia è partita la procedura di allertamento per maremoto

La soglia di attivazione delle procedure del Centro Allerta Tsunami è proprio la magnitudo 5.5, per terremoti in mare o vicino alle coste del Mar Mediterraneo. Il sisma del 9 novembre aveva quindi le caratteristiche per l'attivazione di queste procedure. Alle 7.13, soltanto 6 minuti dopo il tempo origine del terremoto, è stata subito predisposta e inviata la messaggistica di INFORMAZIONE.

Il messaggio di Informazione indica che è improbabile che l'eventuale maremoto produca un impatto significativo sulle coste italiane, ma specifica che nei 100 chilometri dall'epicentro si possono verificare localmente variazioni nelle correnti e moti ondosi anomali, in particolare nei bacini portuali.

Il messaggio è stato inviato al Dipartimento della Protezione Civile nazionale, il quale lo ha diramato immediatamente alle autorità locali e a tutte le componenti del sistema della protezione civile in Italia.

Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti: i livelli di allerta e il messaggio di informazione

In caso di terremoto più forte avvenuto in mare, ci sono dei livelli di allerta previsti. In particolare, il livello di allerta arancione (Advisory) indica che le coste potrebbero essere colpite da un'onda di maremoto con un'altezza inferiore a 0,5 metri in mare, e/o un run-up inferiore a 1 metro sul livello del mare.

Il livello di allerta rosso (Watch) indica invece che le coste potrebbero essere colpite da un'onda di maremoto con altezza superiore a 0,5 metri in mare aperto e/o un run-up superiore a 1 metro sul livello del mare.

Le buone pratiche in caso di terremoto lungo la costa

L'INGV ha potuto verificare che, in caso di uno tsunami reale che per fortuna non si è verificato in quest'occasione, ci sarebbe stato il tempo necessario per raggiungere quasi ovunque i cittadini con un messaggio di allerta. L'INGV sottolinea comunque che nelle aree più prossime all’epicentro lo scuotimento prolungato dovrebbe funzionare di per sé da “allerta naturale”.

È buona norma infatti, in casi del genere, allontanarsi dalla costa senza attendere l’eventuale allerta ufficiale. Le norme di comportamento da adottare in caso di maremoto sono riportate nelle pagine di Io Non Rischio.

Maremoto, rischio tsunami nel Mediterraneo

In Italia quindi c'è un rischio maremoto? Sì, esiste un rischio tsunami in tutto il Mar Mediterraneo ed il 5 novembre, Giornata mondiale della consapevolezza sul maremoto (World Tsunami Awareness Day), è' l'occasione per informarsi su questo tema. Uno dei modi per conoscere cosa può succedere nel futuro è andare a vedere cos'è accaduto nel passato.

Negli ultimi mille anni lungo le coste italiane sono stati documentati numerosi maremoti, alcuni dei quali sono stati distruttivi.

Per fortuna, la frequenza di questi fenomeni non è paragonabile a quella che si registra in altre aree del mondo, lungo le coste del Pacifico o dell'Oceano Indiano, ma esiste comunque un rischio.

Tsunami in Italia negli ultimi mille anni

Le aree costiere più colpite, secondo le testimonianze di cui disponiamo, sono state quelle della Sicilia orientale, della Calabria, della Puglia e dell’arcipelago delle Isole Eolie. Maremoti possono essere causati anche da frane sottomarine.
Queste hanno un forte potenziale tsunamigenico (cioè, possono causare onde di maremoto). Queste frane possono essere causate dall'attività vulcanica di vulcani sottomarini (come il Marsili, situato sui fondali del mar Tirreno), o dall'attività esterna, come nel caso dello Stromboli, o causate da eventi sismici che fanno franare in mare versanti montuosi.

Alcuni degli eventi di maremoto più noti nella storia del Mediterraneo sono quello del 1908 a seguito del terremoto che colpì Messina e Reggio Calabria, o quello che colpì la Grecia nel 365 d.C..