Un ricercatore giapponese ha tradotto in musica il cambiamento climatico: ascolta il risultato!

Per sensibilizzare ma anche combattere il riscaldamento globale, lo scienziato giapponese Hirota Nagai ha scelto la musica. Utilizzando la tecnica della "sonificazione", ha creato un pezzo di 6 minuti che rappresenta 40 anni di cambiamento climatico.

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Hirota Nagai ha trasformato i dati fisici e meteorologici raccolti nell'Artico e in Antartide in 6 minuti di musica, per far sentire alle persone gli effetti del cambiamento climatico (foto IA).

Cosa potrebbe esserci di meglio della musica per allertare, commuovere, sensibilizzare e provocare una reazione? Questo è il messaggio che il geoscienziato e musicista Hirota Nagai ha voluto trasmettere, creando un pezzo musicale di oltre 6 minuti che rappresenta 40 anni di cambiamento climatico. Non crederai alle tue orecchie!

Un quartetto d'archi basato su dati polari

Il progetto di ricerca che ha portato a questa composizione musicale unica è stato pubblicato il 18 aprile sulla rivista iScience: si tratta concretamente di un quartetto d'archi (due violini, una viola e un violoncello) intitolato No.1, Polar Energy Budget, il cui brano di oltre 6 minuti è disponibile su YouTube, come potete ascoltarlo qui sotto (eseguito nel 2023 a Tokyo).

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È grazie al processo di "sonificazione" che è stato possibile scrivere questa sorprendente partitura: Hirota Nagai ha tradotto in note musicali, utilizzando un programma informatico, i dati relativi alla radiazione solare, alla radiazione infrarossa dell'atmosfera, alla temperatura superficiale, allo spessore delle nubi e precipitazione.

Ogni elemento corrisponde a un tono, che evolve in 40 anni di sconvolgimenti climatici. I dati raccolti sono stati registrati tra il 1982 e il 2022 in 4 località situate nelle aree polari: un sito di osservazione sulla calotta glaciale della Groenlandia, un impianto di comunicazione satellitare alle Svalbard e due stazioni di ricerca in Antartide.

Senti meglio gli scambi di energie

Perché ha scelto i dati fisici e meteorologici delle regioni polari, piuttosto che un mosaico di dati meteorologici rappresentativi dell'intero pianeta? Molto semplicemente perché Hirota Nagai ha basato la sua composizione musicale sul concetto di equilibrio energetico polare.

Secondo Nagai, poiché le regioni polari sono ancora più sensibili di altre agli effetti del riscaldamento globale, permettono di rivelarne meglio gli effetti profondi, proprio come quelli dell'energia solare. Secondo Nagai non tutto è legato solo alla temperatura: dietro il riscaldamento ci sono “complessi meccanismi di scambio energetico”, sconvolti dall'aumento dei gas serra.

Dato che si parla costantemente (e questo è un bene) di riscaldamento globale, Hirota Nagai ha voluto far sentire al mondo intero gli effetti di questo evento sul pianeta e sulla sua biodiversità. E cosa c'è di meglio del linguaggio universale della musica per questo? Questa è la strada intrapresa anche dalla NASA, che ha già “sonificato” elementi astronomici come le galassie.