Rischio tsunami nel Mediterraneo, grande esercitazione nel Sud Italia

La simulazione del maremoto, causato da un terremoto di magnitudo 8,5 al largo dell'isola greca di Zante, permetterà di testare i sistemi di allerta e Protezione civile in caso di tsunami sulle coste italiane

Tsunami Italia
Il rischio tsunami nel Mediterraneo non va sottovalutato: per questo è in corso un'importante esercitazione internazionale.


È in corso oggi, in Italia, una grande esercitazione per la mitigazione del rischio maremoto. Lo scenario previsto è quello di un terremoto di magnitudo 8,5 con epicentro a sud dell’isola di Zante, in Grecia. Il sisma, per fortuna non reale, provocherà un maremoto che farà partire l’allerta tsunami nelle regioni del Sud Italia. La simulazione permetterà di testare il sistema di allerta della protezione civile ed il funzionamento delle strutture operative in caso di tsunami.

L’esercitazione internazionale per la mitigazione del rischio maremoto è organizzata dal Sistema di Allerta Tsunami NEAMTWS, (North-Eastern Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System) facente parte dell’IOC-UNESCO. L’iniziativa di quest’anno è stata denominata NEAMWave17 e prevede una serie di simulazioni e test esercitativi dal 31 ottobre al 3 novembre in tre diverse aree del Mediterraneo ed in un’area dell’Atlantico nord-orientale.

In questo periodo di tempo sono previsti ogni giorno quattro differenti scenari simulati. Il 2 novembre l’esercitazione prevede che sia il Sud Italia ad essere colpito dallo tsunami, mentre domani 3 novembre sarà la volta del Portogallo. La simulazione in Portogallo avverrà a due giorni dall'anniversario del grande maremoto del 1755, che causò decine di migliaia di vittime.

 In Italia verrà testato il Sistema di Allertamento nazionale Maremoti (SiAM)

Quella di oggi in Italia è la prima esercitazione di allerta tsunami dopo l’istituzione del Sistema di Allertamento nazionale per i Maremoti (SiAM), composto dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che opera attraverso il CAT, Centro Allerta Tsunami) dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dal Dipartimento della Protezione civile.

Il SiAM, istituito nel 2017, ha il compito di valutare la possibilità che in conseguenza di terremoti in mare o lungo la costa possa prodursi un maremoto. Non tutti i terremoti in mare, infatti, hanno le caratteristiche per poter generare tsunami sulla costa. Altri compiti del SiAM sono il calcolo dell’entità dell’eventuale maremoto e la diffusione di messaggi di allerta, ovviamente calibrati sulla base del potenziale impatto dello tsunami.

L’esercitazione del 2 novembre permetterà di testare l’efficacia di questo centro appena creato e di testare la piattaforma tecnologica, realizzata ad hoc, per l’invio rapido della messaggistica di allerta. I messaggi di allerta saranno poi inoltrati a tutte le Sale Operative Regionali di protezione civile ed anche alle Regioni Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia, che nello scenario previsto dall'esercitazione saranno maggiormente interessate dal maremoto.

Le coste mediterranee sono soggette a tsunami: un pericolo sottovalutato fino a pochi anni fa

L’esercitazione di questi giorni arriva dopo anni in cui la pericolosità dei maremoti nell'Europa mediterranea era sottovalutata ed in certi casi misconosciuta. Invece, anche se con una frequenza minore rispetto ad altre aree del pianeta, le coste mediterranee sono esposte a questo pericolo. In Italia la maggior parte dei maremoti documentati ha colpito le coste del Sud, ed è per questo che l’esercitazione NEAMWave17 ha scelto le regioni meridionali per effettuare la simulazione.

Le cause degli tsunami sulle coste mediterranee europee non sono soltanto i terremoti ma possono anche essere frane sottomarine o eventi vulcanici sottomarini. Nel 2002, lo ricordiamo, uno tsunami colpì l’Isola di Stromboli a seguito di una frana generatasi dopo una potente eruzione.

Grazie al lavoro dell'INGV e del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna è possibile consultare online il catalogo dei maremoti italiani degli ultimi duemila anni.

Passi avanti importanti verso la riduzione del rischio maremoto nel Mediterraneo sono stati fatti dopo il catastrofico tsunami del 26 dicembre 2004 nell'Oceano Indiano, che ha aumentato il livello di attenzione verso questo importante rischio geologico.