Sci estivo sulle Alpi, storia e situazione attuale. Che ne sarà in futuro?

Sciare d’estate fra sole, neve e nuvole sui ghiacciai: era in voga negli anni 1980, dove è possibile farlo ancora oggi? Ecco una breve storia dello sci estivo e la situazione attuale, con uno sguardo al futuro.

La stazione di sci estivo de Les deux Alpes in Francia aveva innevamento garantito tutto l'anno sul ghiacciaio a 3600 m di altitudine. Ora è stata costretta a sospendere le attività.

Lo sci alpino è tradizionalmente uno sport invernale, ma anche in estate è possibile sciare sulle Alpi in alcuni ghiacciai, oltre che in Norvegia e alcune località in USA e Canada. Lo sci estivo ebbe un periodo di grande espansione fra la fine degli anni 1970 e gli anni 1980. Poi, complice il ritiro dei ghiacciai per i cambiamenti climatici antropici, negli anni 1990 iniziarono le prime difficoltà, accelerate dall’estate 2003. Oggi, le ultime che resistono fronteggiano la nuova estate calda.

Il boom degli anni 1980

Negli anni 1970 alcuni ghiacciai erano in leggera espansione. La scienza del clima però, inascoltata, iniziava già a parlare del riscaldamento globale. Era anche il periodo del boom dello sci alpino, divenne così di moda anche lo sci estivo, e su alcuni ghiacciai sorsero scuole sci e a valle furono costruiti villaggi turistici e residence.

Era possibile sciare sul monte Bianco, a Cervinia sul Plateau Rosà, sul Monte Rosa a Punta Indren, Stelvio, Passo del Tonale e Val Senales ma anche sulla Marmolada, a Bardonecchia sul Ghiacciaio Sommeiller e perfino al nordest, a Sella Nevea, a soli 2500 m. Nelle Alpi in genere erano una ventina i ghiacciai dove era possibile sciare in estate.

L’estate 1983, molto calda e ancora da record in alcune località come punte assolute, e le prime estati calde di fine anni 1980 iniziarono a mettere in difficoltà le stazioni minori, come Bardonecchia e Sella Nevea. Con l’abbandono nascono anche problemi ambientali per i rottami degli impianti abbandonati e altri rifiuti.

XXI secolo: molte stazioni chiudono

Negli anni 1990 le estati iniziano a farsi sempre più calde, ma ancora in diversi ghiacciai era possibile sciare d’estate.

La svolta purtroppo in negativo è stata la famosa estate del 2003. La Marmolada abbandona lo sci estivo nel 2006, la Val Senales lo cessa definitivamente nel 2013. Il Passo del Tonale, in Trentino, sul ghiacciaio del Presena, adotta fra i primi in Italia i teli protettivi, così da consentire quanto meno aperture precoci in autunno, ma lo sci estivo ormai è abbandonato.

Nel Monte Bianco nel 2014 vengono smantellati i resti degli impianti dello sci estivo di Punta Helbronner, a 3400 m, già da anni non più in uso.

Ad agosto 2017, una potente ondata di caldo costringe quasi tutti i ghiacciai, incluso lo Stelvio, a sospendere o chiudere in anticipo le attività sciistiche.

Va un po’ meglio, grazie a quota, esposizione e latitudine ad alcuni ghiacciai francesi, Svizzeri e austriaci, ma anche loro talvolta devono fermare le sciate estive.

Il ghiacciaio dello Stubai, in Austria non lontano dal confine italiano, da diversi anni non è più praticabile allo sci estivo turistico, ma prolunga la stagione invernale ad inizio giugno e inizia quella invernale ad ottobre. Altra nota stazione austriaca è Hintertux.

La situazione attuale

L’estate del 2022 sta purtroppo compromettendo questa pratica sportiva, che rappresenta anche un importante settore economico per il turismo nonché fondamentale per l’allenamento di sci club e squadre sportive.

La stazione francese de Les Deux Alpes il 10 luglio è costretta ad annunciare la sospensione dell’attività estiva per questa stagione.Già a inizio stagione, le stazioni di Val d'Isere in Francia e nel ghiacciaio Molltaler in Austria hanno rinunciato all'apertura.

In Svizzera, dal 10 luglio lo sci estivo ghiacciaio di Saas-Fee (Feegletscher) è stato chiuso ai turisti. Resta aperto solo in parte per gli allenamenti competitivi, che però saranno limitati.

Sul Cervino, a Zermatt, l'area sciistica estiva raggiungibile anche da Cervinia in Italia è aperta, ma non manca la preoccupazione sulle condizioni nivologiche e meteorologiche.

La stazione meteo ufficiale del Plateau Rosà infatti il 14 luglio ha toccato una temperatura massima di +12.5°C, il valore medio di luglio sarebbe di +3°C e lo zero termico al nordovest è salito addirittura a 5000 metri.

Attivo, fino a metà a luglio, anche lo sci estivo al Passo dello Stelvio, ma dalle webcam e dai social si nota la sofferenza del ghiacciaio, con sciatori che scendono in torrentelli di acqua di fusione. E infatti, ultim'ora, il 20 luglio anche lo Stelvio ha dovuto poi sospendere l'attività sciistica.

Uno sguardo al futuro: c’è soluzione?

Purtroppo il ritiro dei ghiacciai appare inarrestabile, anche negli scenari più ottimistici e virtuosi di contenere l’aumento delle temperature globali entro 1.5-2°C dell’accordo di Parigi. Dopo il 2050 rimarranno probabilmente solo pochi ghiacciai alpini a quote di almeno 3800-4000 metri.

Pratiche come accumulare neve (snow farming), coperture con teli di tratti di ghiacciaio, neve artificiale sono costose e impattati a quote di oltre 3000 metri e non sono certo risolutive.

Il problema della fusione dei ghiacciai non è solo sportivo e turistico, ma coinvolge anche l’energia idroelettrica, la disponibilità di acqua per vari settori nonché gli ecosistemi e la biodiversità. Non ultimo, vi è anche un pesante impatto sul rischio idrogeologico e nivologico, come purtroppo si è visto con la tragedia della Marmolada

Infine, non dimentichiamo il problema di equità intergenerazionale. Andare a visitarli, e portarci i bambini dove raggiungibili in sicurezza, è anche una forma per far si che, in futuro, possano ricordare la meraviglia dei ghiacciai.