Allarme supercelle quest'autunno, uno studio conferma: un clima più caldo aumenta i temporali violenti

Tornado, grandine distruttiva, nubifragi, alluvioni lampo: sono queste alcune conseguenze dei temuti temporali a supercelle. Cosa sta succedendo e come sarà il futuro di questi fenomeni estremi in Italia ed Europa?

Una nube temporalesca a supercella da cui si staglia un impressionante tornado. Questo tipo di nube può generare anche grandine di grosse dimensione, violenti downburst, nubifragi.

I temporali a supercella sono i più pericolosi: possono originare grandine anche di grandi dimensioni, piogge intense e nubifragi, forti venti di downburst, tornado anche distruttivi. Molte alluvioni lampo e urbane degli ultimi anni sono stati causati da sistemi temporaleschi stazionari di tipo a supercella, con caratteristiche autorigeneranti.

Gli impatti economici, sociali e di sicurezza dei temporali intensi sono sempre più evidenti, come dimostrato dal problema emergente della caduta gli alberi. Dimostrare il loro aumento in relazione ai cambiamenti climatici non è facile, tuttavia i segnali ci sono tutti e ora un nuovo studio ne fa chiarezza e sottolinea anche le possibili tendenze future.

La ricerca pubblicata su Science

A far chiarezza sul complesso legame delle supercelle temporalesche col riscaldamento climatico è uno studio pubblicato pubblicato su Science Advances, guidato da Monika Feldmann dell’Università di Bern, in collaborazione con altri ricercatori di ETH Zürich e University of Bern.

Lo studio ha analizzato in base ai dati di reanalisi, con modelli ad alta risoluzione e con modelli climatici di simulazione futura l’andamento passato, presente e futuro dei temporali a supercella in Europa con focus sulla “grande area alpina”, che comprende anche il nord Italia.

Nel dettaglio gli autori hanno utilizzato il modello regionale COSMO, inizializzato da dati ERA-5, per un periodo di 11 anni (2011–2021). Questo approccio consente di risolvere direttamente la presenza di temporali a supercella, senza ricorrere a dati indiretti, e di tracciarne le traiettorie.

La simulazione è stata validata confrontando casi studio osservati dai radar meteo svizzeri e da climatologie locali, mostrando una buona coerenza. Un’ulteriore corsa in modalità pseudo–global warming (+3 °C) ha permesso di valutare come il riscaldamento climatico possa modificare in futuro la frequenza e distribuzione delle supercelle in Europa.

L’area alpina è un hotspot temporalesco

Tramite questi modelli gli scienziati fanno dimostrato che le Alpi e le pianure circostanti, incluso la pianura padana, sono un punto caldo per i temporali a supercella. La regione alpina registra circa 38 di questi temporali a stagione sul versante settentrionale della catena montuosa e 61 su quello meridionale.

Nel clima attuale le supercelle in Europa si formano soprattutto in vicinanza delle principali catene montuose, come i Pirenei, Massiccio Centrale, Alpi. Il massimo assoluto si riscontra nell’area sudalpina friulana, già nota per tornado e grandinate violente.

L’attività è stagionale: prevale in estate sul continente e in autunno sul Mediterraneo, con massimo giornaliero collocato nel tardo pomeriggio. Le traiettorie più comuni vanno da sud-ovest a nord-est.

Stanno aumentando le supercelle?

Nel clima attuale, l’alta variabilità e la frequenza comunque bassa di questi fenomeni rende difficile evidenziare un trend.

Alla carenza di dati osservativi però si contrappone un dato indiretto, i danni assicurativi. Il 2023 è stato un anno record, in negativo, per le compagnie di assicurazione è risultato l’anno peggiore quanto a rimborso di danni da temporali violenti.

Gli autori sottolineano quindi che i danni assicurativi in forte aumento negli ultimi anni primo segnale del loro impatto crescente.

A preoccupare infatti sono gli scenari futuri e le analisi su un mondo a +3°C forniscono indicazioni molto importanti per le politiche di mitigazione e adattamento.

Cosa succederà alle supercelle in un clima più caldo?

La risposta è apparentemente ovvia ma non scontata e va dimostrata. Il riscaldamento globale infatti aumenta le temperature e il contenuto di vapore nonché il CAPE, l’energia disponibile per i temporali, ingredienti chiave delle supercelle insieme a corrente a getto e aria fredda e secca. Potrebbe però diminuire lo shear del vento, la rotazione di direzione con la quota infatti è un altro importante ingrediente delle supercelle.

Così l’analisi di Monika Feldmann e colleghi si è concentrata su cosa potrebbe succedere in uno scenario emissivo intermedio con un aumento di +3°C delle temperature sui livelli preindustriali.

Altro esempio di impressionante nube a supercella. Note e tipiche nelle pianure americane, non sono affatto rare anche in Europa e i cambiamenti climatici porteranno a un loro aumento.

Lo studio stima un aumento anche del 50% dei temporali a supercella nell’area alpina. Aumenterebbero di conseguenza i rischi in particolare in Svizzera, Austria, Italia settentrionale e Germania meridionale. Per opposto, la penisola iberica e il sud-ovest della Francia potrebbero registrare una diminuzione.

Nell’Europa continentale intera i ricercatori stimano un aumento dell'11% dei temporali a supercella.

"Queste differenze regionali illustrano i diversi effetti del cambiamento climatico in Europa", ha dichiarato la dott.ssa Feldmann in un’intervista a Euronews. Ha poi aggiunto che la comprensione delle condizioni che creano queste tempeste a supercella è la chiave per una migliore preparazione.

I ricercatori concludono evidenziando l’urgenza di adottare strategie di adattampo per convivere con un futuro caratterizzato da eventi meteorologici più frequenti e intensi.

Riferimenti notizia

Monika Feldmann et al. - European supercell thunderstorms—A prevalent current threat and an increasing future hazard.Sci. Adv.11,eadx0513(2025).DOI:10.1126/sciadv.adx0513

Perché con la crisi climatica aumentano i temporali a supercella? Euronews, https://it.euronews.com/green/2025/08/30/perche-con-la-crisi-climatica-aumentano-i-temporali-a-supercella