Il ciclone Daniel si intensifica, ci sono possibilità di un "medicane" sull'Italia nel fine settimana?

Nelle ultime ore la depressione, che ormai ha assunto i connotati di un tipico vortice subtropicale in pieno Ionio, con un piccolo cuore caldo nei bassi strati, sta tentando di intensificarsi. L’attività convettiva, inizialmente molto disorganizzata, si sta sensibilmente intensificando sul quadrante nord.

Nelle ultime ore la depressione, che ormai ha assunto i connotati di un tipico vortice subtropicale in pieno Ionio, con un piccolo cuore caldo nei bassi strati, sta tentando di intensificarsi.

Dopo aver letteralmente devastato parte della Grecia orientale, con terribili inondazioni e esondazioni di vari corsi d’acqua, il ciclone “Daniel” rimane incastrato sullo Ionio, a causa della particolare configurazione di blocco che si è instaurata in Europa, come descritto in questo articolo.

Nelle ultime ore la depressione, che ormai ha assunto i connotati di un tipico vortice subtropicale in pieno Ionio, con un piccolo cuore caldo nei bassi strati, sta tentando di intensificarsi. L’attività convettiva, inizialmente molto disorganizzata, si sta sensibilmente intensificando sul quadrante nord, dove sono presenti diversi “clusters multicellulari”, caratterizzati da temperature molto basse nella sommità delle nubi temporalesche.

Segno di convezione profonda, capace di spingersi fino al limite della tropopausa dinamica, aspirando enormi quantità di calore latente verso il nucleo centrale di “Daniel”.

Rischio “medicane” durante la discesa sul mar Libico?

Nelle prossime ore la depressione subtropicale dovrebbe rimanere semi-stazionaria sul basso Ionio, prima di iniziare a scendere di latitudine, in direzione del mar Libico, finendo quindi su acque superficiali ancora più calde in superficie, con valori sui +27°C, localmente anche +28°C. Fortunatamente questo scivolamento di latitudine produrrà anche un miglioramento del tempo pure sulle coste ioniche, con residue piogge fra siracusano e ragusano fino alla serata di oggi.

La presenza sul mar Libico di un basso “wind shear” deporrà a favore di una ulteriore intensificazione del sistema. Difatti “Daniel” scivolando verso sud potrebbe organizzarsi, immagazzinando una gran quantità di calore (in parte portato dai temporali, in parte dal mare caldo) che lo trasformeranno in una tempesta subtropicale (quindi definibile come “TLC”), caratterizzata da un “cuore caldo”, ben visibile nei medi e bassi strati.

In alcuni casi però può capitare che la convezione attorno il nucleo centrale possa divenire particolarmente profonda, tanto da fare spiraleggiare il sistema sempre più velocemente, assumendo una struttura sorprendentemente simmetrica, con un perfetto “anello di convezione”, composto da nuvole torreggianti, che si chiudono a riccio attorno l’occhio centrale.

La differenza fra i “TLC” e i cicloni tropicali

A differenza dei tipici cicloni tropicali che si formano sui mari tropicali, nei “TLC” (acronimo di tropical like cyclone) lo scoppio dell’attività temporalesca, che può avvenire pure sopra mari tutt’altro che caldi per mantenere un ciclone tropicale (+20°C +21°C), viene prodotto dall’afflusso in quota, sopra la circolazione depressionaria, di aria piuttosto fredda, con valori non adatti a processi ciclogenetici tropicali.

In questo caso, almeno nella parte iniziale, è stato proprio l’afflusso di aria decisamente più fredda in quota ad innescare la ciclogenesi subtropicale, che poi riesce ad evolvere in un autentico ciclone tropicale. Questo flusso di aria fredda, soprattutto fra media e alta troposfera, determina una significativa intensificazione dei moti convettivi (correnti ascensionali) interni alla circolazione depressionaria.

L’intensificazione di queste correnti ascensionali, prodotta dall’inasprimento del “gradiente termico verticale” e del “gradiente igrometrico”, contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “warm core”, con temperature di oltre i +2°C +3°C (se non pure più) rispetto all’ambiente circostante.

Probabile evoluzione per i prossimi giorni

Il piccolo ciclone ormai è pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare e soprattutto dai temporali che si sviluppano attorno ad esso. La sensibile intensificazione dell’attività convettiva favorisce una sensibile diminuzione della pressione atmosferica al suo interno, determinando quindi un infittimento delle isobare, mentre i venti improvvisamente diventano tempestosi, fino a superare i 100 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, che agevolano la formazione del tipico occhio del ciclone attorno le imponenti “torri temporalesche”.

A questo punto, se non si sovrappongono importanti azioni di disturbo, come un incremento del “wind shear” in quota o importanti intrusioni di aria secca dal deserto libico, il ciclone potrebbe trasformarsi persino in un vero e proprio “medicane”, un piccolo uragano mediterraneo.

Questo vortice subtropicale sembra puntare verso le coste libiche, nella parte più occidentale del Golfo della Sirte, tanto che entro il pomeriggio di sabato 9 settembre potrebbe atterrare nell’area ad est della città libica di Sirte, provocando una intensa ondata di maltempo sulle coste che si affacciano su questo ampio Golfo, con venti forti, mareggiate e forti temporali capaci di provocare “flash floods”.