Perché la scomparsa dell'anticiclone delle Azzorre e la risalita della cella di Hadley preoccupa i meteorologi europei?

Le ondate di calore sempre più frequenti e persistenti stanno ridefinendo il clima estivo della regione, con impatti significativi in vari settori, come ambiente, società ed economia.

Anticiclone africano sull'Europa.
L’espansione sempre più verso nord della cella di Hadley, la struttura atmosferica che regola la circolazione tropicale, spinge le alte pressioni subtropicali a influenzare più frequentemente il Mediterraneo

Le estati nel Mediterraneo, un tempo caratterizzate da un clima mite e gradevole, con temperature massime poco sotto i +30°C, oggi sono diventate sinonimo di caldo intenso, spesso estremo e prolungato.

Le ondate di calore sempre più frequenti e persistenti stanno ridefinendo il clima estivo della regione, con impatti significativi in vari settori, come ambiente, società ed economia. Ma ora andiamo a vedere come sta cambiando l’estate mediterranea, rispetto la climatologia del Novecento.

La trasformazione delle estati mediterranee

Tradizionalmente, l’anticiclone delle Azzorre, un’area di alta pressione situata nell’Atlantico settentrionale, attorno le omonime isole, garantiva estati stabili con un caldo moderato e brezze rinfrescanti nel Mediterraneo. Questo anticiclone si espandeva verso est, portando leggeri venti occidentali o nord-occidentali che mantenevano il clima caldo, ma senza eccessi.

Negli ultimi tre decenni, tuttavia, il suo influsso si è indebolito, lasciando spazio all’anticiclone africano. Quest’ultimo, originato nelle regioni desertiche del Nord Africa, trasporta masse d’aria calde e secche.

Tipico schema da ondata di calore.
Le ondate di calore sempre più frequenti e persistenti stanno ridefinendo il clima estivo della regione, con impatti significativi in vari settori, come ambiente, società ed economia.

Generalmente si tratta di masse d’aria molto calde in quota (media troposfera, circa 5/6 km di altezza), che salendo di latitudine, all’altezza del Mediterraneo, tendono a scendere di quota, mescolandosi all’aria molto umida preesistente sull’area mediterranea, generando condizioni di caldo afoso e temperature estreme.

L’influenza della corrente a getto

La corrente a getto, un flusso di venti ad alta quota che separa l’aria fredda artica da quella calda subtropicale, è diventata più ondulata a causa del riscaldamento globale.

Questo fenomeno, amplificato dal riscaldamento dell’oceano Atlantico (Atlantic Multidecadal Oscillation, AMO, in fase positiva), favorisce la formazione di anticicloni subtropicali più persistenti sul Mediterraneo. Le ondate di calore si bloccano per periodi più lunghi, a volte settimane, a causa di configurazioni atmosferiche stazionarie.

Inoltre l’espansione sempre più verso nord della cella di Hadley, la struttura atmosferica che regola la circolazione tropicale, spinge le alte pressioni subtropicali a influenzare più frequentemente il Mediterraneo, intensificando le ondate di calore.

Da qui si innescano dei meccanismi a catena che fanno aumentare le temperature medie del mare, aumentano l’evaporazione, contribuendo a un’afa più opprimente. Questo processo amplifica l’umidità relativa, rendendo le temperature percepite significativamente più alte di quelle effettive.

Il processo responsabile della trasformazione delle estati mediterranee

Dietro questo trend non c’è solo l’aumento diretto delle temperature globali, ma un meccanismo dinamico più profondo che contribuisce a rendere le ondate di calore più stazionarie del solito.

Caldo.
Le estati mediterranee stanno divenendo sempre più calde ed estreme, con lunghi periodi caratterizzati da temperature positive.

Studi e osservazioni climatologiche hanno fatto notare come a partire dagli anni 60’ e 70’ le depressioni estive dell’Atlantico settentrionale orientale sono quasi raddoppiati, con traiettorie sempre più orientali, più vicine alle coste dell’Europa occidentale.

Il risultato di questo meccanismo porta a configurazioni bariche sempre più persistenti sul Mediterraneo.

Quando questo meccanismo si attiva, l’aria calda e secca in quota si accumula sopra il Mediterraneo. Il bordo orientale delle depressioni atlantiche agisce come una sorta di calamita per l’aria calda sahariana, che viene aspirata verso l’Europa.

L’espansione verso nord della cella di Hadley spinge la fascia subtropicale più vicino al Mediterraneo, facilitando la formazione e la persistenza del promontorio anticiclonico africano in quota. E’ proprio quest’ultimo che spinge masse d’aria molto calde verso di noi.

Quest’ultime salendo sul Mediterraneo vengono schiacciate verso il basso, dalle famose subsidenze atmosferiche, i lenti moti discendenti degli anticicloni, scaldandole ulteriormente durante la loro lenta discesa verso il basso.

Corrente a getto.
La corrente a getto, un flusso di venti ad alta quota che separa l’aria fredda artica da quella calda subtropicale, è diventata più ondulata a causa del riscaldamento globale. Ciò amplifica le ondate di calore.

Da qui nascono questi prolungati periodi di caldo che possono persistere per interi mesi, con anomalie termiche positive di ben +2°C +3°C sopra rispetto le medie ininterrotte.

Da cambiamenti naturali a processi antropogenici

Questo cambiamento non è legato solo a processi naturali di variabilità climatica, quindi cicli naturali legati al clima. Dietro c’è un vero e proprio cambiamento di paradigma del clima mediterraneo. Il passaggio da un’estate azzorriana a una estate subtropicale africana non è casuale.

È il risultato di una trasformazione profonda della circolazione atmosferica, innescata da un oceano più caldo, una corrente a getto più ondulata e una continua interazione tra cicloni atlantici e promontori anticiclonici africani, sempre più intensi.

In sostanza oggi possiamo dire che il cambiamento climatico non causa direttamente le ondate di calore, ma crea le condizioni basi ideali perché si formino più facilmente e durino più a lungo.

Ondata di calore.
Nel corso dei prossimi giorni l'Europa sarà interessata da una intensa e persistente ondata di calore.

Un oceano più caldo intensifica i gradienti di temperatura e contribuisce a spingere la cella di Hadley, presente sopra il Sahara, verso nord, alterando la posizione del getto e la frequenza dei vortici sull’Atlantico orientale.

Prospettive future: verso estati sempre più estreme?

Le proiezioni climatiche indicano che le estati mediterranee diventeranno sempre più calde e secche (a livello di precipitazioni) nei prossimi decenni, con un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore.

Per molte regioni dell’area del Mediterraneo questo significa affrontare sfide crescenti, dalla gestione delle risorse idriche alla protezione della salute pubblica e degli ecosistemi.

Tuttavia, ci sono speranze che l’anticiclone delle Azzorre possa occasionalmente tornare a influenzare il Mediterraneo, portando fasi di stabilità meno calde, anche durante questa stagione estiva. Questi episodi, però, saranno probabilmente temporanei, poiché il cambiamento climatico continua a favorire l’anticiclone africano.