Sarà un inverno freddo con importanti nevicate in pianura? I modelli stagionali sorprendono i meteorologi
La previsione stagionale non serve solo a soddisfare la curiosità e speranza di neve, ma ha importanti applicazioni operative. Il modello ECMWF ha fatto grandi miglioramenti in questi prodotti e le mappe del prossimo inverno appaiono ricche di sorprese. Ecco cosa ci possiamo aspettare dall’inverno 2025/26.

I freddi primi giorni di ottobre hanno acceso la speranza di un inverno nevoso negli appassionati della Dama bianca affetti da lampionismo. La previsione stagionale però non serve solo per capire se la passione per la neve sarà soddisfatta, ma ha ampie applicazioni in vari settori. Agricoltura, trasporti, pianificazione dei magazzini della grande distribuzione, energia e perfino speculazioni in borsa sono solo alcuni dei settori utenti delle previsioni mensili e stagionali.
Fino a qualche anno fa i meteorologi allargavano le braccia a chi chiedeva loro “come sarà il prossimo inverno?”, ora pur con limiti, le previsioni o meglio scenari stagionali hanno fatto grandi miglioramenti. Vediamo cosa ci dicono per il prossimo inverno.
Come nascono le mappe stagionali
Le mappe stagionali del modello ECMWF si basano su un modello globale di circolazione atmosferica e oceanica accoppiata (IFS – Integrated Forecasting System) simile a quello operativo per le previsioni meteo a medio termine ma esteso a più mesi.
Il modello inoltre usa parametri legati a oceani, ghiacci e stato del suol . I dati di base sono le osservazioni meteo e oceanografiche (stazioni al suolo, radiosondaggi, satelliti, boe, ecc) e assimila queste informazioni in simulazioni numeriche. Per stimare l’incertezza vengono prodotti ensemble di decine di corse modellistiche, da cui si ricavano le anomalie di temperatura e precipitazione rispetto alla climatologia 1993–2016. Le mappe quindi non forniscono la previsione di singoli giorni, ma la probabilità che la stagione risulti più calda, fredda, piovosa o secca della norma. I limiti principali sono la risoluzione relativamente bassa (circa 100 km), le incertezze intrinseche dell’atmosfera e l’impossibilità di dettagliare episodi estremi o locali.
Cosa mostrano le mappe ECMWF “DJF”
Nel sito ECMWF le mappe stagionali sono raggruppate per trimestre. Per guardare come sarà l’inverno dunque abbiamo scelto il periodo della corrispondente stagione meteorologica, ovvero dicembre, gennaio e febbraio da cui l’acronimo DJF indicato nelle mappe.
La prima che analizziamo è la probabilità che le temperature dei tre mesi invernali risultino sopra, nella media o sotto la norma climatica 1993-2016. Per l’Italia risulta che al nord la probabilità che l’inverno sia sopra la media è del 50-60%, al centro si sale al 60-70% e al sud la probabilità dal 70 al 100% quasi certamente sarà un inverno mediamente sopra la media. Il valore termico corrispondente ce lo dice la mappa delle anomalie medie stagionali di temperatura a 2 metri. Tutta Italia si trova nella fascia fra +0.5°C e +1°C rispetto alla media.
Riguardo le precipitazioni, la mappa ECMWF per l’inverno 2025–26 non mostra segnali marcati per l’Italia: spiccano solo lievi probabilità di piogge sopra la media su alcune zone alpine e fra Sicilia e Sardegna.
Da queste mappe dunque si deduce che l’inverno sarà mediamente mite, il segnale che le piogge probabilmente saranno sopra media fra le isole potrebbe essere legato a depressioni mediterranee.
Il dettaglio mensile
Il dettaglio a livello mensile lo otteniamo grazie alle mappe elaborate da meteored, di cui vedete un esempio. Da queste di delinea un dicembre sopra media di circa mezzo grado in tutt’Italia, con anomalia fino a +1°C sulle Alpi orientali. Gennaio mostra segnali deboli, con l’Italia fra la media e leggermente sopra, il che in pratica ci farà percepire un freddo relativo, visto che siamo ormai assuefatti a forti anomalie positive. Febbraio ci sorprende, ad ora la mappa Meteored mostra forti anomalie positive, indice di un inverno breve e primavera precoce.

Riguardo le precipitazioni, dicembre sembrerebbe avere piogge sopra la media, specie nel versante tirrenico e Alpi nordorientali, che quindi possono sperare di avere la neve entro Natale. Gennaio appare tendenzialmente più asciutto, specie a ridosso delle Alpi e nelle regioni centrali, indice di probabili lunghi periodi anticiclonici. Febbraio infine potrebbe essere oltre che mite anche umido; questa combinazione probabilmente implicherebbe quote nevicate medio-alte.
Come capire se ci saranno importanti nevicate in pianura?
Le proiezioni stagionali non ci forniscono indicazioni precise al riguardo. Possiamo solo presumere che sulle Alpi vi saranno occasioni di nevicate, con possibili alternanze con lunghi periodi di blocco anticiclonico. Per l’Appennino l’incognita è la quota dello zero termico, ormai infatti servono forti irruzioni fredde per avere neve a quote medio basse. La presenza di possibili depressioni mediterranee non depone in questo a favore, perché sono spesso accompagnate da aria mite.
Per il resto, non sono presenti segnali forti né da El Niño né da La Niña, le ipotesi di un arrivo di quest’ultima fase di anomalia fredda del pacifico paiono infatti ridimensionate. Anche gli indici atlantici NAO e AO restano incerti: uno scenario che lascia spazio a sorprese improvvise. Nel quadro di un inverno che potrebbe alternare lunghe fasi miti a brevi improvvise fasi di freddo, se fortunati, non sono esclusi a priori episodi nevosi anche in pianura. Solo le previsioni operative ce lo potranno confermare e dettagliare, seguite al riguardo i nostri previsionali.