Clima, fioriture e primavera sempre più anticipate sulle Alpi: a raccontarcelo sono i sensori della neve

Dalla misura dell’altezza neve a quella dell’altezza dell’erba: ecco come i nivometri ci dimostrano che la primavera è sempre più anticipata sulle Alpi e non solo. I risultati di uno studio dell’Istituto svizzero per la neve e valanghe.

Un prato fiorito sulle Alpi, sullo sfondo le quote più alte sono ancora innevate. Dai dati dei sensori di innevamento si sono ricavate preziose informazioni sull'andamento stagionale della crescita della vegetazione.

Il maggio 2025 fresco non deve ingannare: la primavera arriva sempre più in anticipo. A dimostrarlo uno studio condotto sulle Alpi svizzere da un team di ricercatori del WSL Institute for Snow and Avalanche Research SLF. Secondo questo studio, le piante germogliano sei giorni prima della media storica a causa dell'aumento delle temperature accentuato dopo la scomparsa del manto nevoso invernale.

Curioso è il metodo adottato per osservare le date e l’entità di crescita della vegetazione; sono stati utilizzati i nivometri. Ecco i metodi utilizzati e i principali risultati.

Cosa sono i nivometri

I nivometri sono gli strumenti per la misura dell’altezza della neve. Può trattarsi di una semplice asta graduata, da leggere sempre manualmente, ma le reti di stazioni automatiche dedicate in particolare alla nivologia e studio del rischio valanghe usano appositi strumenti automatici.

Nel dettaglio un sensore basato su ultrasuoni viene posizionato su un palo alto diversi metri, da questo strumento si ricava l’altezza del manto nevoso e la sua evoluzione del tempo.

Una fonte di errore di questi strumenti, in assenza di neve o con manto scarso, è proprio la crescita di erba e vegetazione.

In questo studio la misura in assenza è stata invece elaborata per valutare quando inizia la crescita vegetativa.

Il metodo

Lo studio, primo autore Michal Zehnder, dottorando di ricerca in Ambiente alpino e pericoli naturali negli Ecosistemi e pubblicato su Global Change Biology, è basato su una rete di sensori nivometrici a ultrasuoni posti sulle Alpi in Svizzera. Sono stati usati i dati di 25 anni (1998–2023), per comprendere i cambiamenti fenologici delle praterie alpine legati ai cambiamenti climatici.

Mediante un algoritmo di machine learning i segnali dei sensori dovuti alla neve sono stati distinti da quelli dovuti alla crescita vegetativa. Si è così ricavata con precisione la data di fusione definitiva della neve a fine inverno e l’inizio della crescita vegetativa.

La zona di studio è l’intero arco alpino svizzero, in zone fuori dall’influenza antropica diretta e in genere sopra al limite del bosco, fra 1500 e 3000 metri di quota, in aree rappresentative delle praterie alpine e subalpine.

La neve fonde prima?

Sull’intero insieme delle 122 stazioni nivometriche utilizzate gli autori hanno osservato un anticipo significativo della fusione della neve. La scomparsa del manto sta anticipando di circa 1.3 giorni per decennio, nei 25 anni di misura l’anticipo è di 3-4 giorni.

Una stazione nivometeorologica professionale; oltre ai sensori meteo classici queste stazioni sono dotate di sensori di altezza della neve. In assenza di neve il dato fornito corrisponde con quello dell'altezza dell'erba e dei fiori.

Nelle 40 stazioni usate per analisi fenologiche invece non si è notato un anticipo significativo della data di fusione della neve. Questo risultato apparentemente in controtendenza è attribuito al fatto che queste stazioni si trovano a quote un po' più basse, ma comunque sopra ai 2000 metri, dove si risente molto di più delle bizzarrie del tempo primaverile: giornate nuvolose, precipitazioni incluso nevicate tardive, brevi ritorni di freddo.

Ciò nonostante, quando il manto nevoso scompare gli autori hanno riscontrato un aumento notevole delle temperature, in media quasi 2°C più alte rispetto al 1998. Ed è proprio l’aumento delle temperature ad incidere maggiormente sull’anticipo della crescita della vegetazione.

I risultati: l’erba cresce prima, ma non è tutto

Quando la neve scompare, l’aumento delle temperature appunto accelera per la scomparsa dell’effetto albedo della neve. L’inizio della crescita vegetativa in dettaglio anticipa di 2,4 giorni per decennio, nonostante la data di scomparsa della neve sia rimasta pressoché costante. Inoltre l’intervallo tra la fusione della neve e l’inizio crescita si è accorciato di oltre 5 giorni in 25 anni.

Il principale fattore determinante per il cambiamento fenologico è l’aumento delle temperature nel periodo immediatamente successivo alla fusione neve. Un aumento di +1 °C implica a un anticipo di circa tre giorni della crescita vegetativa. A quote più basse, alcune specie erbacee non crescono subito dopo lo scioglimento della neve: servono giornate più lunghe, segno che il fotoperiodo influisce sulla ripresa vegetativa. A quote più alte, invece, le piante partono appena fa abbastanza caldo: qui conta soprattutto la temperatura, non la lunghezza del giorno.

Gli impatti

L’accelerazione della crescita vegetale ha impatti ecologici, economici e sociali. Le influenze spaziano poi dal turismo all’agricoltura alla biodiversità.

Questa analisi fenologica è un “termometro ecologico” dei cambiamenti climatici in ambiene montano. Le Alpi si stanno riscaldando più velocemente della media globale sia per i cambiamenti di circolazione generale dell’atmosfera che per effetti amplificazione orografica simili a quelli dell’amplificazione artica.

Turismo invernale ed estivo, agricoltura, economia montana dovranno adattarsi a questi cambiamenti, ma non dimentichiamo che non esiste adattamento senza mitigazione.

Riferimento notizia:

Zehnder, M., Svoboda, N., Vorkauf, M., Vitasse, Y., Marty, C., & Körner, C. (2025). Climate-induced phenological advance of alpine grasslands revealed by ultrasonic sensors (1998–2023). Global Change Biology. https://doi.org/10.1111/gcb.XXXXXX