COVID-19, clima, meteorologia e ambiente: le ultime novità

Quali sono i legami fra meteorologia, clima, ambiente e coronavirus? Fin da inizio pandemia se ne è parlato, ecco gli ultimi risultati scientifici da due meeting virtuali di alto livello.

La scienza ha ancora molti dubbi sui legami fra meteo, clima ambiente e pandemia, ma alcuni effetti ci sono e si sommano ai comportamenti e norme di prevenzione. Se ne è parlato in due virtual meeting.

La pandemia da SAR-COV2 è stata dichiarata ufficialmente l’11 marzo 2020, ma già da inizio 2020 il coronavirus dominava le notizie internazionali. Con l’aumentare dei casi prima in Cina, poi in Italia e quindi nel mondo si sono affacciate le prime ipotesi sui legami, diretti e indiretti, con fattori meteoclimatici e ambientali.

Ora la scienza inizia ad avere le idee più chiare e sempre più dati a disposizione su cui ragionare in modo oggettivo. Ecco le novità da due importanti virtual meeting.

COVID-19 e fattori meteoclimatici ambientali

Il 4-6 agosto scorso si è tenuto il Virtual Symposium on Climatological, Meteorological and Environmental a cui hanno partecipato oltre 400 scienziati provenienti da 50 paesi. L'evento è stato sostenuto da 14 organizzazioni, tra cui l’Organizzazione Meteorologica Mondiale e l’American Geophysical Union.

Dalle relazioni presentate e dalla dichiarazione finale risulta che non esiste una chiara correlazione fra l’andamento della pandemia e temperatura, umidità, vento, radiazione solare, né con altri fattori meteorologici e ambientali. Esistono però diverse prove che suggeriscono che le condizioni ambientali, insieme a fattori comportamentali, condizionano indirettamente la diffusione localizzata del virus.

Esistono però diverse prove che suggeriscono che le condizioni ambientali, insieme a fattori comportamentali, condizionano indirettamente la diffusione localizzata del virus.

Riguardo la stagionalità, è ormai evidente dai fatti che non esiste un vero andamento stagionale del virus. Il problema però esiste, e non va liquidato con posizioni contrapposte a fazioni. I segnali stagionali sono difficili da distinguere nella fase iniziale della pandemia.

L'esperienza di altri virus respiratori suggerisce che un segnale stagionale potrebbe emergere più tardi quando la malattia diventa endemica.

L’inquinamento influenza la pandemia e peggiora la salute

E’ quasi intuitivo che respirare aria inquinata quando si è hanno malattie respiratorie aggrava i sintomi, ma ora aumentano ulteriormente le prove anche riguardo il coronavirus SAR-COV2. Lo statement del convegno infatti dichiara che ci sono prove che l'esposizione della popolazione all'inquinamento atmosferico, sotto forma di particolato fine, influisce sulla gravità dei sintomi del COVID-19.

ci sono prove che l'esposizione della popolazione all'inquinamento atmosferico, sotto forma di particolato fine, influisce sulla gravità dei sintomi del COVID-19

Queste informazioni dovrebbero essere prese in considerazione durante la valutazione e la risposta ai modelli di vulnerabilità COVID-19.

Resta da stabilire meglio invece il ruolo della qualità dell'aria nelle velocità di trasmissione del virus nonché se e come fattori come il particolato possano trasportare il virus stesso, a che distanza e se in forma attiva o meno. Questi aspetti sono ancora oggetto di indagine, ma non devono essere sottovalutati ne tanto meno sottaciuti perché scomodo.

Meteorologia e COVID

La pandemia e i conseguenti lockdown e limitazioni di movimenti hanno ormai lanciato lo smart working, il lavoro a distanza, e la modalità virtuale anche per i convegni scientifici. Un altro altro interessante virtual meet dal titolo COVID-19 and Meteorology si è svolto l’8 settembre, promosso dalla EMS, European Meteorologica Society.

Nel meeting è intervenuto Jan C. Semenza, Responsabile del programma sulla salute del Centro europeo per la Prevenzione e controllo delle malattie (ECDC), che ha parlato dei Rischi a cascata di malattie infettive dovute ai cambiamenti climatici in Europa. Nel suo intervento è stato sottolineata l’importanza di implementare, al proposito, sistemi di allerta precoce.

Federico Fieri, ricercatore presso l’EUMETSAT, ha illustrato L'effetto del lockdown di inizio del 2020 sull'inquinamento. Purtroppo, con l’allentamento delle misure l’inquinamento sta tornando velocemente ai livelli precedenti.

Purtroppo, con l’allentamento delle misure l’inquinamento sta tornando velocemente ai livelli precedenti.

Infine, Thomas Haiden, responsabile della verifica e del monitoraggio delle osservazioni presso l'ECMWF, ha presentato in dettaglio L'impatto del Covid-19 sulle previsioni del tempo numeriche. Nella relazione risulta che, grazie all’implementazione rapida di misure aggiuntive quali dati da satellite e radiosondaggi extra, il deterioramento di qualità dei modelli è risultato contenuto. I maggiori effetti sono riscontrati nelle previsioni a breve scadenza dei parametri ad alta quota, a causa della riduzione di dati di input dagli aerei.

Promuovere la ricerca e ascoltare la scienza

Il messaggio finale che emerge è che va sostenuta e promossa sempre di più la ricerca scientifica. Se in futuro la stagionalità e altre influenze meteoclimatica emergeranno in modo solido e coerente, il monitoraggio e la previsione del rischio sulla base di fattori meteoclimatici e ambientali potrebbero diventare particolarmente importanti per la salute pubblica.

I decisori e i politici devono ascoltare la scienza, ma anche la scienza deve sapersi fare ascoltare, evitando di enfatizzare o prendere in considerazioni documenti provvisori o risultati di singoli studi. Tutti gli studi dovrebbero essere comunicati con attenzione, per evitare interpretazioni errate e abusi delle informazioni.

Gli sforzi di ricerca interdisciplinare globale devono continuare, e la scienza dovrebbe promuovere una cultura di condivisione aperta dei dati e di collaborazione libera e aperta.