Dopo l'autunno anche l'inverno sarà una stagione ricca di fenomeni meteorologici molto violenti sull'Italia

Con l’ingresso delle prime saccature atlantiche e lo sviluppo dei primi cicloni sul bacino del Mediterraneo si apre la stagione dei fenomeni meteorologici violenti su gran parte del territorio italiano. Ecco perchè questi eventi meteorologici sono più frequenti, anche in inverno.

Evento alluvionale.
Con l’ingresso delle prime saccature atlantiche e lo sviluppo dei primi cicloni sul bacino del Mediterraneo l’autunno è da sempre la stagione dei fenomeni meteorologici violenti.

Con l'arrivo dell'inverno sulle coste del Mediterraneo rimane, ancora elevato, il rischio di fenomeni particolarmente intensi. In questo periodo le notti iniziano ad essere più lunghe, mentre le temperature iniziano a calare, soprattutto in montagna e sulle pianure e aree interne del centro-nord, causa l’intensificazione dell’irraggiamento notturno.

Nonostante questo calo delle temperature e l'arrivo dei primi freddi di stagione le temperature del mare continuano ad essere molto elevate, soprattutto a ridosso delle nostre regioni meridionali.

Perché è la stagione dei fenomeni estremi?

Con l’ingresso delle saccature atlantiche e lo sviluppo dei primi cicloni sul bacino del Mediterraneo l’autunno è da sempre la stagione dei fenomeni meteorologici violenti. Come accade spesso in questi mesi, soprattutto fra il mar Ligure, il Tirreno e i mari che circondano la Sardegna e la Sicilia, si possono verificare eventi alluvionali.

Fenomeni estremi.
Questo è il periodo dell'anno in cui statisticamente sono più probabili gli eventi alluvionali sul nostro Paese, così come sul resto dell'Europa meridionale.

Spesso in questo periodo la formazione delle ciclogenesi secondarie sul mar Ligure o sul mar di Corsica attiva una intensa ventilazione dai quadranti meridionali nei bassi strati, con formazione di “linee di confluenza venti” in mare che generano intensi “forcing” convettivi.

Linee di confluenza venti e orografia

Le forti correnti ascensionali che si sviluppano dentro queste “linee di confluenza venti”, lungo il settore caldo pre-frontale, salendo alle alte quote vengono, a loro volta vengono spazzate dai fortissimi venti presenti nell’alta troposfera, collegati al passaggio di un ramo del “getto polare”.

Da qui si viene a creare una vasta area di “convezione inclinata” (slantwise convection), che favorisce la formazione di grossi e complessi sistemi temporaleschi, allineati in sequenza dentro il flusso meridionale.

Questi ultimi, raggiungendo le catene montuose, tendono a rallentare il loro moto di propagazione, sostando per intere ore, se non addirittura giorni, sulle medesime aree, causando precipitazioni di carattere torrenziale che producono allagamenti istantanei.

Crescono le probabilità di precipitazioni estreme

I cumulativi di 200 mm in 24 ore non sono così insoliti, con conseguenti eventi alluvionali e inondazioni.

Inoltre le ciclogenesi secondarie mediterranee spesso sono accompagnate da intensi venti meridionali nei bassi strati, mentre in quota prevalgono intensi flussi dai quadranti sud-occidentali o occidentali che enfatizzano lo “shear” (variazioni sensibili del vento in direzione e intensità man mano che si sale di quota) del vento lungo l’intera colonna atmosferica, favorendo lo sviluppo di “supercelle” (soggetti convettivi dotati di una propria rotazione) e tornado.

Temperature della superficie del mare particolarmente elevate possono introdurre in atmosfera una maggiore quantità di aria umida. Ciò non vuol dire che tutta questa enorme quantità di “energia potenziale” accumulatasi negli ultimi mesi debba per forza dare origine a fenomeni meteorologici estremi, come violente manifestazioni temporalesche o eventi alluvionali.

Oggi non possiamo sapere come, nei prossimi mesi, tutto questo quantitativo di “energia potenziale” verrà smaltito, visto che lo strato di acqua riscaldato è solo quello più superficiale (parliamo di “riscaldamento pellicolare”) e non l’intera colonna che va dal fondo marino fino in superficie.

In questo caso anche un rinforzo della ventilazione superficiale, come capita spesso con l’ingresso del “mistral”, può produrre un significativo raffreddamento per il rimescolamento delle masse d’acqua indotto proprio dal fenomeno dell’”upwelling”.

Alluvioni lampo.
In questo periodo dell'anno i cumulativi, con apporti anche di 200-400 mm in 24 ore, non sono così insoliti, con notevoli conseguenze sul territorio.

Ma con queste temperature in superficie, al primo transito di un sistema frontale atlantico, seguito da aria più fresca oceanica, tutta questa “energia potenziale”, rappresentata dalle acque calde del mare, potrebbe convertirsi in “energia cinetica”, attraverso lo scoppio di improvvisi e violenti moti convettivi, originando così forti temporali, fenomeni vorticosi, colpi di vento molto forti, nubifragi e piogge torrenziali.

Ecco come il mare caldo intensifica le perturbazioni?

Parte di questo calore accumulato verrà poi gradualmente smaltito durante l’autunno e la stagione invernale, trasferendo cosi alle masse d’aria sovrastanti una maggior quantità di calore che oltre a far innalzare le temperature dell’aria nei bassi strati contribuirà ad apportare una maggior quantità di vapore acqueo nell’atmosfera.

Ciò favorisce un incremento dei “carichi precipitativi” nei periodi di instabilità atmosferica, al primo affondo perturbato verso il Mediterraneo (saccature in quota, Cut-Off, depressioni ben strutturate).

Un mare così caldo, inoltre, è in grado di alimentare e irrobustire i fronti perturbati di origine nord atlantica e nord-africana, fornendo una maggior quantità di calore latente e immettendo in atmosfera grandi carichi di vapore acqueo.

Il vapore acqueo funge da carburante per lo scoppio dell’attività convettiva profonda (quella che interessa l’intera troposfera), favorendo così lo sviluppo di grossi MCS (mesoscale convective system) capaci di apportare severe fasi di maltempo, con forti piogge e nubifragi piuttosto intensi.

In alcune situazioni sinottiche questi mesoscale convective system possono produrre precipitazioni così intense, tali da causare anche eventi alluvionali lampo, spesso enfatizzati dall’azione orografica (vedi la Sardegna, la Liguria, l’alta Toscana, le coste campane, la Calabria, la Sicilia, ma anche l’area dell’alto Adriatico e la Puglia) e dal fenomeno dello “stau”.