La tanto auspicata chiusura del “buco dell’ozono” porterà a un più rapido riscaldamento globale

Come rovinare una buona notizia. La tanto auspicata chiusura del “buco dell’ozono”, secondo un recente studio, farà dell’ozono la seconda più importante causa del riscaldamento globale, aumentandone intensità e rapidità.

Copertura nuvolosa
L'aumento di ozono riduce il grado di copertura di nuvole quindi la riflettività della Terra, aumentando il calore che raggiunge la superficie.

Abbiamo ancora molto da comprendere del sistema climatico terrestre. Una conoscenza sicuramente ben acquisita è che è “molto complesso” e che in esso è “tutto collegato”.

Alla variazione di una grandezza fisica, di un ingrediente, di un meccanismo corrispondono contro-variazioni che possono essere “positive” o "negative", cioè possono aumentare o diminuire gli effetti.

Un esempio di quanto detto è recentemente fornito da uno studio sull’ozono atmosferico. Si scopre che l’aumento dell’ozono, grazie al quale il cosiddetto “buco dell’ozono” non si aprirà più, farà dell’ozono nei prossimi due decenni la seconda causa del riscaldamento globale.

Ma andiamo gradualmente ad analizzare tutti gli elementi di questo meccanismo “perverso”.

Cos'è l’ozono

L’ozono è un gas pressoché incolore ma dall’odore molto caratteristico. La sua formula chimica è O3, cioè una molecola formata da tre atomi di ossigeno.

In natura l’ozono si trova in atmosfera, e prevalentemente (per oltre il 90%) nella stratosfera. Questo ozono stratosferico viene definito ozono “buono” poiché riesce ad assorbire la radiazione ultravioletta ed X proveniente dal Sole, impedendole di giungere in superficie, quindi creando uno scudo protettivo naturale per il nostro pianeta.

ozono
La molecola di ozono ha tre atomi di ossigeno. I raggi UV solari riescono a spezzare le molecole dei gas cloro-fluoro-carburi liberando il cloro che riesce a distruggere le molecole di ozono.

La rimanente frazione di ozono (circa il 10%) presente in natura è di origine antropica (è uno dei prodotti dell’inquinamento) e si trova nella troposfera, cioè lo strato più basso dell’atmosfera dove viviamo.

Ozono buono e cattivo sono entrambi ozono O3. E' la loro distribuzione, in stratosfera o in troposfera, che lo rende "buono" o "cattivo", rispettivamente.

Questo è nocivo per la salute dell’uomo, degli animali e della vegetazione., Mentre l’ozono ad alta quota (stratosferico) non ha effetti serra, l'ozono troposferico più vicino al suolo è assolutamente un gas serra.

Cos'è il “buco dell’ozono”

Nel 1985 gli scienziati Joseph Farman, Brian Gardiner e Jonathan Shanklin del British Antarctic Survey scoprirono che lo strato di ozono al di sopra dell’Antartide durante la primavera (australe) si assottigliava a tal punto da formare un vero e proprio buco, quindi un via libera di accesso alla radiazione UV solare.

I gas refrigeranti per frigoriferi e climatizzatori, gas propellenti usati nelle bombolette spray, gas solventi, e gas di pulizia dei componenti elettronici, chiamati nel complesso ODS (Ozone-Depleting Substances, ossia sostanze lesive dell’ozono), tra cui i CFC (cloro-fluoro-carburi), una volta emessi e arrivati in stratosfera, lì la radiazione solare li spezza liberando il cloro che poi distrugge le molecole di ozono.

I gas CFC sono stati banditi dal Protocollo di Montreal operativo dal 1989.

Il buco dell’ozono non è permanente ma è un fenomeno periodico. Esso compare durante la primavera australe al di sopra della regione antartica per poi richiudersi. Col passare degli anni sta diventando sempre più piccolo e si prevede nei prossimi decenni debba interamente scomparire.

Effetti collaterali della chiusura del buco

Un recente studio pubblicato sulla rivista Atmospheric Chemistry and Physics a prima firma di William J. Collins del Department of Meteorology, University of Reading, Reading, United Kingdom ha riveduto al rialzo le stime sull’impatto climatico dell’aumento in corso dell’ozono.

L’ozono stratosferico ha il potere di ridurre la copertura di nuvole. Ma sappiamo che le nuvole, a motivo del loro colore chiaro, riescono a riflettere indietro (rimandandola nello spazio) una parte dell’energia che arriva al Sole.

Ozono
Il buco nell'ozono si forma periodicamente durante la primavera australe. In figura il colore verde indica lo strato di ozono, il colore blu mostra in "buco dell'ozono". Il dobson è l'unità di misura della concentrazione di ozono.Credit: NASA

Lo strato di copertura nuvolosa della Terra fa sì che il riscaldamento globale sia più lento. Senza nuvole tutta la radiazione solare arriverebbe in superficie riscaldandola più di quanto già non faccia.

Una frazione dell'energia che dal Sole arriva sulla Terra invece di essere assorbita viene riflessa indietro nello spazio, pertanto non contribuisce al riscaldamento della superficie terrestre. Il rapporto tra energia riflessa ed energia totale che arriva viene chiamata albedo (il cui valore è compreso tra 0 ed 1). Anche l'atmosfera, in particolare le nuvole, riflette parte dell'energia solare (ancor prima che arrivi in superficie). La presenza delle nuvole mantiene l'albedo terrestre basso, riducendo la quantità di energia solare che riscalda la superficie.

Aumentando l’ozono, diminuisce il grado di copertura delle nuvole e quindi aumenta il riscaldamento globale. In un precedente studio si stimava che per causa dell’ozono la superficie terrestre ricevesse 0.19 W/m2 in più. Il recente studio invece stima che arriverà a ricerverne entro il 2050 fino a 0.28 W/m2 (quasi un 50% in più).

Il contributo dovuto alla C02 è il più alto e ammonta a circa 2W/m2

Ciò farà dell’ozono la seconda causa più importante, dopo la C02, del riscaldamento globale entro il 2050.

Questa situazione ricorda tanto l'indovinello delle capre e dei cavoli, come salvarli?

Se si chiude il buco, grazie all’aumento di ozono, proteggiamo la Terra da UV e raggi X assolutamente pericolosi per la vita (animale e vegetale). Tuttavia, il prezzo da pagare è un aumento della velocità del riscaldamento globale.

Considerate le (non)decisioni degli uomini (molti politici nello specifico) sul fronteggiare il riscaldamento globale, sarà la Natura a fare il suo corso.

Riferimento allo studio

"Climate forcing due to future ozone changes: an intercomparison of metrics and methods" William J. Collins et al. ACP, 25, 9031–9060, 2025 https://doi.org/10.5194/acp-25-9031-2025