Le piogge acide: una minaccia del passato o ancora un problema?

Nonostante i notevoli passi avanti fatti, dopo i grandi e devastanti eventi degli anni 70 e 80, oggi quello delle piogge acide è un problema ancora presente che però ha cambiato aspetto.

Piogge acide.
Il problema esplose negli anni 70, quando i Paesi Scandinavi denunciarono la morte di migliaia di laghi a causa di emissioni provenienti da Germania Ovest, Regno Unito e Polonia. In Italia, le Alpi orientali registrarono pH inferiori a 4,5, con danni visibili alle foreste di abete rosso.

Con il termine pioggia acida si fa riferimento a precipitazioni con un pH inferiore a 5,6, il valore naturale dell'acqua piovana in equilibrio con l'anidride carbonica atmosferica. Il colpevole principale è l'anidride solforosa (SO₂) emessa dalla combustione di carbone e petrolio, che in atmosfera si trasforma in acido solforico. A questa si aggiunge l'ossido di azoto (NO), prodotto da veicoli e centrali termoelettriche, che genera acido nitrico.

Questi acidi non cadono solo con la pioggia, ma anche tramite fiocchi di neve, nebbia e persino la deposizione secca di particelle acide amplificano l'impatto su suoli, acque e vegetazione. Negli ecosistemi sensibili, come i suoli granitici poveri di calcio, l'acidificazione mobilita metalli tossici come l'alluminio, letale per radici e pesci.

Il picco storico raggiunto fra gli anni 70 e 80

Il problema esplose negli anni 70, quando i Paesi Scandinavi denunciarono la morte di migliaia di laghi a causa di emissioni provenienti da Germania Ovest, Regno Unito e Polonia. In Italia, le Alpi orientali registrarono pH inferiori a 4,5, con danni visibili alle foreste di abete rosso.

La risposta fu rapida e coordinata. La Convenzione di Helsinki del 1979 sul trasporto a lunga distanza degli inquinanti transfrontalieri portò al Protocollo di Oslo (1994) per la riduzione delle emissioni di zolfo e al Protocollo di Göteborg (1999), per azoto e composti organici volatili. L'Unione Europea impose standard rigidi con la Direttiva sulle Emissioni Industriali e il passaggio a carburanti a basso tenore di zolfo.

Nonostante lo scetticismo iniziale, i risultati furono immediati. Fra il 1990 e il 2020 le emissioni di SO₂ in Europa sono calate del 93%, quelle di NO del 58% (dati EEA, 2023). Il pH medio delle piogge in Italia è risalito da 4,8 negli anni '80 a circa 5,6-5,8 oggi, con picchi acidi rari e localizzati.

Pochi anni dopo, grazie a questi protocolli, i laghi scandinavi mostrano segni di rinascita. In Svezia, il 20% dei corpi idrici acidificati negli anni '80 ha recuperato popolazioni ittiche. In Italia, il monitoraggio ARPA in Trentino-Alto Adige registra un lento aumento del pH nei torrenti alpini, anche se molti suoli restano impoveriti di basi (calcio, magnesio).

Tuttavia, il recupero non è stato per tutti uguale. Nei suoli sottili delle montagne, l'acidificazione storica ha creato un inquinamento che richiederà secoli per essere sanato. Uno studio dell'Università di Bolzano (2022) ha rilevato che il 35% dei suoli forestali altoatesini presenta ancora saturazioni di alluminio tossico per le radici.

Le nuove fonti di acidificazione delle piogge

Se le centrali a carbone sono in declino, emergono delle nuove, e non meno importanti minacce. Una di queste riguarda proprio il trasporto marittimo. Molte navi ancora oggi usano olii ad alto tenore di zolfo. Dal 2020, l'IMO ha imposto un limite dello 0,5% di zolfo, ma il Mediterraneo resta un hotspot. Uno studio ISPRA (2024) stima che il 15% delle deposizioni di zolfo in Italia meridionale provenga da rotte navali.

Un’altra minaccia proviene dall’agricoltura intensiva, sempre più diffusa in Europa. L'utilizzo di concimi azotati rilascia ammoniaca (NH₃), che in atmosfera forma particolato secondario e, indirettamente, contribuisce all'acidificazione dei suoli.

Piogge acide.
In Pianura Padana, la combinazione di NOₓ veicolare e ammoniaca agricola genera deposizioni di azoto che, in condizioni anticicloniche persistenti, superano i limiti critici per gli ecosistemi in oltre il 60% della superficie (dati ISPRA 2023).

Non da meno è il rischio derivato dall’aumento degli incendi, durante il periodo estivo, quasi tutti di origine dolosa. Questi focolai stanno favorendo una maggiore acidificazioni dei suoli. Ad esempio, nella terribile estate del 2022, in Sicilia abbiamo registrato picchi di deposizione acida importanti, in aree ristrette, interessate da incendi.

Perché l’Italia continua a rimanere vulnerabile?

L'Italia presenta un caso a parte. Le regioni alpine e prealpine restano sensibili per la geologia granitica e l'esposizione a venti da Nord. In Pianura Padana, la combinazione di NOₓ veicolare e ammoniaca agricola genera deposizioni di azoto che, in condizioni anticicloniche persistenti, superano i limiti critici per gli ecosistemi in oltre il 60% della superficie (dati ISPRA 2023).

Al Sud, il trasporto marittimo e la polvere sahariana (che contiene solfati) mantengono deposizioni di zolfo significative. A Napoli, così come a Palermo, il pH delle piogge può scendere a 5,0 durante eventi di scirocco.

Un aspetto poco noto è l'impatto sul patrimonio culturale. Difatti le piogge acide accelerano la corrosione di marmi e bronzi. A Venezia, l'acidità combinata con la nebbia salina sta erodendo i portali di San Marco a un ritmo di 0,1 mm/anno, secondo misurazioni CNR-ISAC.