Ogni essere vivente emette una luce propria finché è vivo, la sorprendente scoperta di un team di scienziati
La ricerca ha dimostrato che tutti gli esseri viventi, siano essi piante, animali o esseri umani, emettono questa luce finché le loro cellule sono metabolicamente attive.

Un tenue bagliore emesso da ogni essere vivente, visibile solo attraverso l’occhio elettronico di telecamere speciali, sta rivoluzionando il modo in cui monitoriamo la vitalità di piante, animali e esseri umani.
Questo fenomeno, noto come Ultraweak Photon Emission (UPE), è un’emissione di luce estremamente debole generata dai fotoni e prodotta dall’attività metabolica delle cellule di ogni organismo vivente.
Una luce che racconta la vita
La ricerca ha dimostrato che tutti gli esseri viventi – siano essi piante, animali o esseri umani – emettono questa luce finché le loro cellule sono metabolicamente attive. Quando l’attività cellulare cessa, come accade al momento della morte, anche l’emissione di fotoni si spegne.
Per studiare questo fenomeno, i ricercatori hanno utilizzato telecamere ad alta sensibilità, capaci di rilevare singoli fotoni, su un gruppo di quattro topi. Gli animali sono stati posti in una scatola a temperatura controllata, completamente isolata dalla luce esterna, per eliminare qualsiasi interferenza.

I topi sono stati monitorati sia prima che dopo l’eutanasia, con immagini catturate attraverso un’esposizione di un’ora. I risultati sono stati sorprendenti.
Quando i topi erano vivi, le immagini mostravano un’emissione di fotoni diffusa in tutto il corpo, con maggiore intensità in aree come la testa, le zampe e gli organi interni. Dopo la morte, invece, l’emissione si riduceva drasticamente, lasciando solo lievi tracce residue.
Applicazioni anche nel regno vegetale
Lo stesso approccio è stato applicato alle piante, con esperimenti condotti su foglie di arabetta (Arabidopsis thaliana) e della pianta ombrello (Heptapleurum arboricola). Anche in questo caso, le telecamere hanno rilevato un’emissione di fotoni, segno di un’attività cellulare in corso.
Sorprendentemente, le foglie continuavano a emettere luce anche dopo essere state staccate dalla pianta, indicando che le cellule rimanevano attive. Inoltre, quando le foglie venivano sottoposte a stress, l’emissione di fotoni aumentava significativamente, suggerendo un’intensificazione dei processi cellulari di riparazione.
Una scoperta sorprendente per la scienza
La scoperta dell’Ultraweak Photon Emission potrebbe avere applicazioni rivoluzionarie in diversi campi. Per gli animali, questa tecnica offre un metodo non invasivo per monitorare lo stato di salute e la vitalità in tempo reale.

Nelle piante, invece, l’emissione di fotoni potrebbe diventare un indicatore chiave per valutare la loro risposta a stress ambientali, come siccità, parassiti o danni fisici, con potenziali implicazioni in agricoltura e botanica.
Questa luce flebile, quasi impercettibile, racconta una storia universale. Ossia la storia della vita che pulsa in ogni organismo.
Grazie a questa incredibile scoperta oggi la scienza ha oggi un nuovo strumento per esplorare i meccanismi fondamentali della biologia, con la possibilità di applicazioni che potrebbero migliorare la nostra comprensione della natura e della salute degli esseri viventi.