Alla scoperta delle misteriose correnti dello Stretto di Messina

Lo Stretto di Messina fin da millenni è sede di correnti e complessi fenomeni idrodinamici che lo rendono un luogo unico al mondo. Lungo lo Stretto si viene ad attivare una differenza di maree fra Ionio e Tirreno che tende ad essere colmata gradualmente, in media ogni 6 ore, con l’innesco di impetuose correnti.

Le forti correnti di marea che quotidianamente attraversano lo Stretto di Messina

Una delle forze che animano, da secoli e millenni, lo Stretto di Messina, rendendolo terra di miti e leggende conosciute in ogni angolo del mondo (fra tutte quella di Scilla e Cariddi), sono le forti correnti marea.

Questi potentissimi flussi d’acqua, caratteristici dello Stretto di Messina, ed unici al mondo, vengono innescati da un perenne dislivello, di circa 27-28 cm, tra le acque dello Ionio e quelle del Tirreno, che diminuisce man mano che ci si avvicina al punto di contatto dei due bacini, ove naturalmente si annulla. Quando le acque del mar Tirreno, a nord di Capo Peloro, sono in fase di alta marea, quelle ioniche, a sud di Capo Ali, sono in fase di bassa marea.

La differenza di marea fra Ionio e Tirreno

Lungo lo Stretto, cosi, si viene ad attivare un intenso “gradiente di marea” (differenza di marea) che tende ad essere colmato gradualmente, in media ogni 6 ore, con l’innesco di impetuose correnti di marea che possono raggiungere velocità davvero ragguardevoli in determinate occasioni. Quando l’alta marea è in atto sul basso Tirreno le acque tirreniche si riversano in direzione dello Ionio colmando tale dislivello.

La corrente che si origina, in direzione nord-sud (da Messina a Catania), prenderà il nome di “Scendente”. Il flusso della “Scendente” ribalta la situazione, innalzando la superficie del bacino ionico che, raggiunto un determinato livello, tende a riversarsi nuovamente nel Tirreno, attraverso la linea di Ganzirri e Punta Pezzo, nell'imbocco nord dello Stretto.

In tal modo si inverte il processo e si viene a sviluppare una violenta corrente contraria, definita “Montante”, che risalirà l’area dello Stretto di Messina da sud a nord fino all’imboccatura nord di Capo Peloro, facendo straripare le acque ioniche, più fredde e dense, sopra quelle tirreniche, più calde e leggere.

Vista notturna al chiaro di luna del porto di Messina, con sullo sfondo lo Stretto e la città di Reggio Calabria

Perché queste correnti sono così intense?

Come è noto entrambi i flussi si manifestano gradualmente, non contemporaneamente in ogni punto, partendo dalle acque antistanti Capo Peloro ed estendendosi successivamente alle altre aree dello Stretto, fino alla sua imboccatura più meridionale, lungo la costa ionica messinese, nel tratto di Capo Taormina. Tali correnti sono attive lungo tutto lo strato d’acqua, dal fondo fino alla superficie.

Proprio nel fondo dello Stretto, a causa della peculiare morfologia del fondale, molto profondo e stretto, questi fortissimi flussi d’acqua, “canalizzandosi” all’interno del “Canyon di Messina”, tendono ad acquistare ulteriore forza, originando vere e proprie “tempeste abissali” che sono capaci di strappare dal fondale le alghe e le varie formazioni vegetali (si pensi alle foreste di posidonia che vengono letteralmente falciate dalle correnti).

Secondo i risultati di alcune pubblicazioni scientifiche di Mosetti (1988 e 1995), la velocità di spostamento delle acque nello Stretto, in particolari momenti e grazie alla coincidenza di numerose componenti, può arrivare fino ad un massimo di 20 km/h. Si tratta dei valori più elevati che si registrano al mondo.

Interazioni di venti e correnti

Inoltre, in particolari condizioni meteorologiche, quando sullo Stretto di Messina spirano intensi venti di ostro e scirocco, le onde di “mare vivo” create da queste venti sullo Ionio, risalendo il bacino dello Stretto di Messina, possono essere intercettate dalla forte corrente “Scendente” (moto da nord a sud, fino a 10 km/h) che agisce come un freno in profondità al moto ondoso in risalita da sud-est.

L’azione di freno offerta dalla “Scendente” può portare le onde ad accavallarsi le une sulle altre, dando vita a una serie di giganteschi marosi, alti anche più di 3 metri, che tendono ad essere sospinti verso la direzione prevalente del vento.

Va specificato che nella maggior parte dei casi queste onde di “Sgambetto” possono essere deviate, di circa 45-60 gradi, rispetto alla direzione del flusso sciroccale che le ha originate. Ciò è da imputare all’azione di freno della “Scendente” che è all’origine delle brevi ma distruttive mareggiate da ostro e scirocco che nel periodo invernale e primaverile possono flagellare, in modo improvviso e temporaneo (anche per 20-30 minuti), tutta la riviera di Messina, dai litorali della zona sud fino a Pace e Sant’Agata.