Il viaggio nel borgo del Molise per la sfilata delle torce più grande del mondo la Vigilia di Natale
L’inverno è la stagione delle “feste del fuoco”, di origine antichissima e legate ai cicli stagionali. Dal Mediterraneo al Polo Nord, ancora oggi la tradizione è in qualche modo rimasta, ma è in un piccolo borgo del sud Italia che ha luogo la più solenne celebrazione di Natale legata al fuoco dei nostri giorni

Molti secoli fa, il solstizio d’inverno, a cui è stato sovrapposto il Natale con l’avvento del cristianesimo, si celebrava con enormi falò. Il lavoro nei campi era terminato e iniziava l’inverno, ma al tempo stesso le giornate si allungavano, così i festeggiamenti servivano per compiacere le divinità, invitare il ritorno del sole e anche come momento di condivisione.
In Italia, e non solo, sono rimaste molte tracce di questi riti, sopravvissuti come feste folkloristiche o come tradizioni natalizie.
In Molise, invece, si trova un borgo noto per la sua fonderia di campane, la più antica al mondo ancora in attività dalla sua fondazione, attorno all’anno mille.
Il piccolo borgo però vanta anche un altro primato: è qui che si tiene una spettacolare festa del fuoco nel giorno della vigilia di Natale, considerata la più imponente al mondo.
Un fuoco che brucia da secoli
Per partecipare a questo straordinario rito collettivo bisogna recarsi in alto Molise, nella provincia di Isernia, dove si trova un piccolo borgo di nemmeno cinquemila abitanti.
È l’antico rito della ‘ndocciata, dal nome delle torce che nel dialetto locale vengono chiamate ‘ndocce.
Nella sua forma attuale questo evento risale al XVIII secolo e nel corso dei decenni è cresciuto così tanto da attirare le attenzioni del Vaticano che ne ha voluto una rappresentazione in Piazza San Pietro nel 1996. E così il borgo di Agnone, già caro ai papi per la sua Pontificia Fonderia di campane, è diventato ancora più famoso.
La 'ndocciata, da rito scaramantico a festa popolare
Le prime testimonianze scritte che parlano della ‘Ndocciata di Agnone risalgono ai primi dell’800 ma i riti agresti da cui esso proviene sono ben più antichi. Anche nei secoli più recenti, comunque, questa festa di luce che segnava l’arrivo del Natale ha conservato alcuni dei suoi connotati pagani e così il fuoco delle ‘ndocce serviva a scacciare le streghe, o a prevedere la sorte.
La funzione delle torce era comunque anche pratica e serviva ai contadini per illuminare il cammino mentre si recavano alla messa di mezzanotte.

Dopo alcuni anni di sospensione a causa della guerra, la ‘Ndocciata è tornata negli anni ‘50 in forma di gara, finendo col tempo per diventare maestosa e spettacolare tanto da richiamare turisti da tutto il mondo.
Le date chiave della 'ndocciata
La ‘Ndocciata culmina con una grande sfilata la notte del 24 dicembre, ma in realtà l'evento inizia diversi giorni prima.
La Festa dei Fuochi Rituali è l’evento di apertura che si tiene a inizio dicembre e prevede una sfilata di torce a cui partecipano i portatori locali e anche provenienti da molte altre regioni italiane. A dare il via al corteo c’è la campana della chiesa di Sant’Antonio, la più grande del borgo.
Il 13 dicembre, poi, c’è la Grande ‘Ndocciata, l’evento più spettacolare con le grandi torce a ventaglio che sfilano per le strade del borgo, a cui partecipano le cinque contrade in cui è diviso il territorio di Agnone, coi rispettivi stendardi.
Il 24 dicembre, in fine, arriva il momento più suggestivo e autentico, la ‘Ndocciata della Tradizione.
Le ‘ndocce più imponenti sono dei ventagli da dieci, dodici o sedici fiamme, portate in spalla, ma ce ne sono anche di più piccole, così che possano partecipare anche i bambini, che aprono la sfilata.