La NASA estrae ossigeno dal suolo lunare, rendendo autosufficienti le future basi sulla Luna
La NASA ha di recente raggiunto un traguardo incredibile: estrarre ossigeno dal suolo lunare. Questo potrebbe rendere autosufficienti le future missioni lunari in cui è prevista la presenza di astronauti per lunghi periodi.

Sappiamo bene come tra i prossimi obiettivi della NASA ci sia il ritorno dei suoi astronauti sulla Luna dopo il 1972. Il programma Artemis nasce proprio con l’obiettivo di portare la prima donna e il prossimo uomo sul nostro satellite entro il 2026.
Questo programma di esplorazione spaziale con equipaggio è il primo passo verso una meta ancora più importante, ovvero stabilire una presenza umana autosufficiente e a lungo termine sulla Luna.
Ovviamente per fare ciò, per far sì che degli astronauti possano sopravvivere sul nostro satellite in maniera completamente autosufficiente c’è bisogno di raggiungere alcuni traguardi preliminari. Tra questi probabilmente il più importante è riuscire ad ottenere ossigeno.
La NASA è riuscita nel suo intento
È proprio questo importantissimo traguardo è stato di recente raggiunto dai ricercatori dell’agenzia spaziale statunitense, la NASA. Gli scienziati sono stati infatti in grado di estrarre ossigeno su scala commerciale da un suolo lunare simulato presso il centro Swamp Works del Kennedy Space Center, in Florida.
Per riuscire ad estrarre ossigeno dalla suolo lunare (seppur simulato) i ricercatori hanno eseguito un processo chiamato elettrolisi del regolite fuso. In pratica è stato utilizzato un reattore per l’estrazione di risorse di proprietà di un’azienda spaziale, la Lunar Resources Inc. (LUNAR), insieme alla camera a vuoto della NASA.

La regolite è l’insieme di pietre, polvere, sedimenti e frammenti di materiale che compongono lo strato più esterno della superficie dei corpi celesti rocciosi, tra cui la Luna.
Durante l’esperimento la camera a vuoto ha replicato la pressione del vuoto della superficie lunare, mentre il reattore scaldava circa 25 kg di regolite simulata fino a 1700 °C, fino a portarla a fusione. Successivamente è stata fatta passare una corrente elettrica attraverso il regolite fuso fino a separare l’ossigeno gassoso dai metalli presenti nel suolo. A seguire l’ossigeno molecolare così estratto è stato misurato e raccolto per ulteriori studi.
Questo ossigeno non solo potrebbe essere utilizzato per fornire agli astronauti aria respirabile, ma anche come propellente per i lander lunari e per costruire le infrastrutture essenziali per la permanenza umana sul nostro satellite.
Non solo aria respirabile ma anche metalli fondamentali
In questo modo si ridurrebbero notevolmente i costi dell’esplorazione dello spazio profondo, diminuendo il numero di missioni di rifornimento dalla Terra.
Il responsabile delle strutture meccaniche e della meccatronica presso il Kennedy Space Center, Evan Bell, ha affermato:
Ovviamente, una volta perfezionato questo processo sulla Terra si passerà alla sperimentazione in loco, ovvero sulla Luna, quindi il reattore e i suoi sottosistemi verranno inviati in future missioni lunari per verificare il loro comportamento non più in un luogo simulato ma effettivamente sul nostro satellite.