L'Atlantico subtropicale "brucia", effetti su uragani e clima europeo

Gli ultimi dati confermano che la temperatura superficiale degli oceani rimane, per la maggior parte, al di sopra della media in tutto l'Atlantico tropicale e subtropicale e nel Mar dei Caraibi. Queste anomalie termiche potrebbero avere ripercussioni alle nostre latitudini ma... come è possibile?

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L'uragano Florence (2018) dalla Stazione Spaziale Internazionale.

Negli ultimi mesi l'Oceano Atlantico tropicale e il Mar dei Caraibi hanno presentato temperature più calde del normale, principalmente dalle coste africane fino a 30° Ovest, e al di sotto dei 6° Nord fino all'equatore. In queste zone i termometri hanno segnato tra 20 e 28ºC, temperature sopra la media rispetto alle serie di dati registrate tra il 1981-2010.

Questo aumento delle temperature provoca una maggiore evaporazione dagli oceani, aumenta la disponibilità di umidità nell'atmosfera e favorisce la formazione di nubi e precipitazioni, principalmente nelle zone costiere del continente sudamericano, dove l'umidità viene trasportata dagli alisei.

Tuttavia, e nonostante la nostra lontananza, questo aumento delle temperature oceaniche potrebbe avere conseguenze alle nostre latitudini nel medio termine, con il possibile aumento della probabilità che gli uragani arrivino fino all'Europa nella nuova stagione che ora sta iniziando.

Perché si prevede che gli uragani aumenteranno?

Prima di iniziare dobbiamo fare un cenno al principale pattern meteorologico che ha un forte impatto sull'attività degli uragani nell'Atlantico, il fenomeno ENSO-La Niña e El Niño. Questo evento si sviluppa nell'Oceano Pacifico equatoriale ed è attualmente nella fase La Niña, o fase fredda. Questa fase è attiva da due anni e alcuni modelli suggeriscono che potrebbe continuare nei prossimi mesi. Sarà un record assoluto se l'evento La Niña continuasse per il terzo anno consecutivo.

La Niña riduce il wind shear verticale (differenza nella direzione del vento e velocità con l'altezza) guidando un'attività degli uragani superiore al normale nel Nord Atlantico. Il contrario si verifica con la fase El Niño, che tende a ostacolare la creazione e lo sviluppo delle tempeste tropicali.

Il fenomeno La Niña sarà presente nel 2022 e con esso una stagione degli uragani più intensa. Dopo lo scorso anno, con una delle stagioni più attive della storia (sono state registrate 21 tempeste tropicali e 7 uragani, di cui 4 di categoria 3 o superiore), la nuova stagione degli uragani 2022, che inizierà nell'Oceano Atlantico il 1° giugno, sarà, secondo i modelli di previsione, più intensa dell'anno precedente.

La nuova stagione degli uragani del 2022 sarà il 65% più attiva rispetto al 2021 a causa delle alte temperature dell'Atlantico subtropicale e di La Niña.

Le alte temperature osservate nell'Atlantico subtropicale insieme all'episodio di La Niña continuato, causeranno una stagione degli uragani particolarmente attiva nell'Atlantico: si prevede che sarà una stagione al di sopra della media, con un numero di tempeste tropicali nominate che potrebbe oscillare tra 16 e 20 , 9 uragani e 4 grandi uragani (quelli che superano o eguagliano la categoria 3).

Aumentando il numero degli uragani, potrebbe aumentare la probabilità che quest'anno possano avvicinarsi al continente europeo.