Clima: conclusa pre-COP26, ora la palla passa a Glasgow

I giovani chiedono con urgenza l’uscita dai combustibili fossili, i politici discutono di procedure e fanno promesse. La sfida del clima è a un punto di svolta, cosa aspettarsi dalla COP26? Ecco i temi in discussione.

I giovani chiedono con insistenza un futuro verde, e fanno appello all'abbandono dei combustibili fossili entro il 2030

La kermesse climatica svoltasi a Milano si è conclusa con una proposta forte e chiara dei giovani a Youth for climate e con promesse ed entusiasmo dei politici e decisori presenti alla PRE COP 26, fra cui l’inviato USA ed ex candidato Presidente John Kerry.

I giovani chiedono niente meno che l’abbandono dei combustibili fossili entro il 2030, trasparenza, impegni degli enti subnazionali. Ecco i risultati degli incontri di Milano e come potranno passare dalle promesse ai fatti alla prossima Conferenza delle Nazioni Unite sul clima.

Le richieste di Youth 4 climate

Abolizione dei combustibili fossili ma non solo. I giovani chiedono un forte impegno anche da parte dei cosiddetti “attori non statali”. Gran parte delle emissioni infatti non sono più controllate direttamente dai Governi, ma provengono da enti subnazionali come regioni, città, organizzazioni economiche e soprattutto multinazionali.

Nella diapositiva conclusiva illustrata in plenaria, si invoca la collaborazione degli attori non statali e di migliorare la trasparenza ambientale attraverso informative sul clima basate su dati chiari e controllati.

l'abolizione dell'industria dei combustibili fossili deve iniziare rapidamente e immediatamente con un'eliminazione totale almeno entro il 2030

La frase più forte però è quella sui combustibili fossili, veramente perentoria: “l'abolizione dell'industria dei combustibili fossili deve iniziare rapidamente e immediatamente con un'eliminazione totale almeno entro il 2030 e garantire una transizione decentrata ed equa progettata per e con le cooperative di lavoratori, le comunità locali e indigene e le persone più colpite dalla crisi climatica.

Tutti gli attori non statali, compresi gli organismi delle Nazioni Unite, la moda, lo sport, l'arte, l'imprenditoria, gli enti agricoli ecc. non devono accettare investimenti in combustibili fossili e attività di lobbying influenzate da questo settore, in particolare in relazione ai negoziati internazionali. ”

Le manifestazioni a Milano

La manifestazione di venerdì 30 settembre a Milano ha visto marciare migliaia di giovani di fridays For Future per le strade della città, da Largo Cairoli fino alla sede della PRE COP 26; durante la marcia Greta Thunberg ha intonato, insieme ai giovani, la nota canzone della resistenza partigiana Bella Ciao. Protagonista anche giovane ugandese Vanessa Nakate che ha arringato la folla dal palco insieme all’amica e attivista svedese.

Vanessa ha detto che “Continueremo a scioperare, non staremo zitti ma continueremo a scioperare dando voce a chi non ha voce. Ma più parliamo più diventiamo forti” e ha fatto appello ad agire per il pianeta per evitare che la situazione in Africa peggiori ulteriormente.

Greta Thunberg da parte sua ha salutato Milano dicendo che i ministri pensano di avere la soluzione per il mondo con i loro bla bla bla, ma che i giovani sono stanchi di questo.

I risultati di PRE COP 26

L’incontro svolto a Milano è preparatorio alla vera e propria COP 26 che si terrà a Glasgow. Qui hanno partecipato delegazioni ristrette di circa 50 nazioni, con rappresentazione più ampia possibile dal punto di vista geografico, socio economico e di genere.

Il grande protagonista è stato il senatore USA e inviato della Casa Bianca per il Clima John Kerry, che ha sottolineato che l’obiettivo dell’Accordo di Parigi non è contenere l’aumento delle temperature globali rispetto all’era preindustriale entro 2°C ma “ben al di sotto di 2°C” e che non significa di stare a 1.9 o 1.8°C, ma a 1,5 gradi come chiesto dalla comunità scientifica attraverso i rapporti IPCC. Per far questo però tutti devono partecipare e nessun stato, grande o piccolo che sia, può tirarsi fuori.

Presente anche il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, secondo cui la buona notizia è che tutti i paesi del G20 sono d’accordo e intenzionati ad applicare l’accordo di Parigi.

Cosa succederà a Glasgow?

Ora le vere decisioni passano alla COP 26, confermata in presenza nonostante la pandemia. Restano molti problemi da affrontare e risolvere. L’applicazione dell’art.6 sul mercato del carbonio, su cui COP 25 non aveva trovato accordo, ma anche la finanza climatica.

Le nazioni più industrializzate infatti fin dalla COP 15 del 2009 promettono 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i paesi in via di sviluppo, ora siamo alla scadenza da cui dovrebbero partire e ancora l’obiettivo è lontano. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato che questo è un imperativo morale sostenere economicamente la transizione dei paesi più vulnerabili” e Kerry si è detto ottimista e certo che i soldi si troveranno.

Glasgow però non deciderà, salvo sorprese, vere riduzioni di emissioni di gas serra o l’abbandono dei combustibili fossili. Tanti bla bla bla come dice Greta Thunberg, insomma, la quale a conclusione della manifestazione ha affermato che il cambiamento non arriverà dai vertici sul clima ma dalle strade e dalla gente.